I Melrose di Edward St. Aubyn, il caso letterario dell'estate
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I Melrose di Edward St. Aubyn, il caso letterario dell'estate

Una scrittura potente, una saga famigliare caustica, una storia che non si vorrebbe finisse mai e in cui l'autore racconta la propria vita da aristocratico. Compresa la violenza subita da bambino

Per scrivere I Melrose, a Edward St. Aubyn sono occorsi 21 anni. Alla sua vita, per esplodere e seminare brandelli da ricucire poi nella pagina scritta, solo cinque. È a quell’età che lo scrittore inglese subisce violenza su un letto di una dimora aristocratica. Dal padre. Doppio iato narrativo se si potesse accettare dalla vita reale una simile ispirazione.

Da quel momento per l’autore e per il suo alter ego romanzesco, Patrick Melrose, non c’è stata pace. St. Aubyn ha flirtato per anni con una lucidità spietata da cui tentava periodicamente di fuggire con alcol, droghe, sesso. Perché non voleva ricordare, gli era impossibile «capire».   Finché si è messo davanti al computer a scrivere, e sono usciti cinque romanzi potenti, quattro dei quali raccolti da Neri Pozza in un unico tomo, I Melrose, il libro-caso dell’estate. È stato il tam-tam a portare il titolo alla sua quinta ristampa in Italia; in casa editrice lo hanno già rubricato come «long seller», libro dalla vita lunga, in classifica a singhiozzo, da contagio. Un po’ come era successo anni fa per La versione di Barney o per L’eleganza del riccio amati sia da lettori sofisticati sia da palati meno esigenti.

Non c’è infatti bisogno di sapere che la storia è largamente autobiografica per rimanere incollati a I Melrose: la saga famigliare è calamitante, scritta divinamente, profonda, e malgrado la violenza fisica e psicologica di partenza, divertente per ironia e intelligenza. St. Aubyn è stato paragonato a Evelyn Waugh, Oscar Wilde, Martin Amis, perché il suo spietato ritratto dell’upper class inglese è pieno di sorrisi a mezza bocca, nichilismo, adesione e sprezzo, critica e fascinazione.

L’autore, baronetto di nascita, crea «un’atmosfera di caustico orrore» come l’ha definita la New York book review. Il suo rovistare nel buio, per il lettore è un accendere la luce. «Io scrivo per scoprire qualcosa che mi è ancora sconosciuto... di assolutamente nascosto, dei tabù, dei segreti, l’indescrivibile» ha ammesso in una delle rare interviste. A volte una frase gli ha richiesto 50 stesure, otto è stato il minimo. Quando si mise al lavoro per la prima volta, il sudore copioso gli impose di tenere solo un asciugamano legato in vita. Era scampato all’eroina, alla morte per mano sua o per gli eccessi scientificamente perseguiti, ma scampare a se stesso si è rivelato impossibile. «Avevo un obbligo nei confronti   della storia: doveva essere raccontata». Latte materno è stato finalista al Booker Prize e vincitore del Prix Fémina nel 2007.

Cinque anni dopo, negli Stati Uniti, Picador ha pubblicato in un unico volume i primi quattro romanzi (Non importa, Cattive notizie, Speranza e  Latte materno) raggruppandoli sotto il titolo I Melrose. Da allora il libro è in classifica. Nel Regno Unito, in Francia e Germania i romanzi sono stati pubblicati in sequenza. E ovunque hanno venduto, lasciando il segno. Perché  I Melrose sono una Comédie humaine di cinismo implacabile e perforante intelligenza, più contemporanea del miglior Jonathan Franzen. La maggior parte dei personaggi sono «confusi» (definizione dell’autore), pochi sono davvero i cattivi. Una manciata di buoni non manca, e persino la speranza e l’amore figurano nell’affresco generale.   Molti colleghi scrittori hanno definito I Melrose «un capolavoro» (Patrick McGrath, Alice Sebold, Zadie Smith) ma non gli si renderebbe giustizia a chiuderlo in un’etichetta, pur eccelsa. Può un libro incantare scioccando? Divertire col più nero del nero: «La vita è un sacco di merda bucato. Ci si sporca per forza»? È un viaggio al termine della notte di un cuore di tenebra, per giocare con i titoli di Louis Ferdinand Céline e Joseph Conrad ma con la forza del contemporaneo. E per di più si ride, domandandosi chi siamo.

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Stefania Berbenni