Diventare manager? Imparate dai cani
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Diventare manager? Imparate dai cani

Basta prendersi cura di un golden retriever per capire come gestire bene un team. È la conclusione di Martin Levin, dopo 60 anni esperienza in grandi aziende, in un libro da riscoprire

Ci sono manager cani ma anche cani che possono ispirare i manager. Angel, un golden retriever incrociato con un chow chow, lo ha fatto con Martin P.Levin, 60 anni di esperienza in aziende soprattutto editoriali fino alla Times Mirror dove ha seguito e lanciato scrittori come Stephen King e Ken Follett. Tutto quel che so sul management l’ho imparato dal mio cane, sostiene Levin che così ha intitolato un libro facile e leggero (anche nella foliazione, 120 pagine pubblicate in Italia da Etas) da riscoprire, dove mescola la sua nuova vita (a 90 anni) con un cane e le sue visioni manageriali. Una lettura  che si rivela particolarmente interessante e ricca di suggerimenti in questa fase difficile dell'economia e della vita delle aziende.

Adottare Angel, una femmina che ama poco i maschi, è stata una sfida, racconta Levin, e ci son voluti due anni per raggiungere lo scopo di ogni attività di management: aiutare un individuo (o un cane) a ottenere il massimo dal suo potenziale. Per farlo sono quattro le regole d’oro: fiducia e leadership; comunicazione; soluzioni e decisioni; perseveranza. «Nell’esigenza di essere per Angel un punto di riferimento tornavo indietro nel tempo, ricordando il primo meeting con lo staff di un’azienda in fallimento», scrive Levin. Che non ha dubbi: costruire una buona relazione con un cane a cui si tiene molto e come guidare un team di lavoro.

E osservare il cane aiuta a comprendere alcuni meccanismi utili per chi deve prendere decisioni. Quando Angel si ingegna per recuperare l’osso finito in una fessura troppo ampia del pavimento segue uno schema di problem solving, anche se il suo cervello è leggermente più leggero del nostro:

- definire il problema (non riesco a prendere l’osso);
- cercare le cause (questo non riesce a farlo);
- identificare le alternative (ringhiare non fa spostare l’osso meglio richiamare l’attenzione del padrone);
- agire (correre avanti e indietro finché il padrone non sposta l’osso sul tappetino);
- monitorare la realizzazione (tiene fermo l’osso sul tappetino);
- memorizzare l’esperienza (ricordarsi di tenere l’osso sempre sul tappetino: un cane intelligente è in grado di farlo).

Gestire il rischio e pianificare le attività sono attività fondamentali per ogni manager. Ma anche per ogni buon padrone. Angel ha una paura tremenda dei temporali e dei fuochi d’artificio. Levin segue quindi le cronache locali e le previsioni del tempo per mettere in atto le contromisure: portarla in una stanza interna, aumentare il volume della temperatura, farle fare un giro in auto. Non tutte funzionano ma permettono di ridurre gli effetti sgraditi. Non tutti i manager credono all’importanza delle previsioni e pochissimi ne tengono conto, soprattutto nel mondo dell’editoria, sottolinea perfidamente Levin che indica Google come un modello si impresa di successo anche per le aziende di più modeste dimensioni: inclinazione all’azione, perseveranza, autonomia e intraprendenza, coerenza con il progetto,struttura semplice, vicinanza ai clienti e soprattutto produttività attraverso le persone.

Ma una è la cosa fondamentale che gli ha insegnato Angel: la risorsa più importante che non appare nel bilancio è la persona. «Al posto di un obiettivo di miglioramento degli utili, noi dobbiamo occuparci di mantenere questo nostro cane felice e in salute. Così deve essere per qualsiasi organizzazione che avrà successo». Forse questo libro dovrebbero leggerlo non solo i manager cani ma anche quelli che un cane non ce l’hanno e mai lo avranno.

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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