Mafe De Baggis, Luminol
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Mafe De Baggis, Luminol

Tracce di verità rivelate dai media digitali

Ogni giorno che passa, nel mondo, sempre più persone trascorrono una buona parte del loro tempo su Internet. Sul web conservano ricordi, emozioni, vivono esperienze, incontrano persone, costruiscono e distruggono possibilità, fanno circolare informazioni e immettono creatività. Eppure sono ancora tanti quelli che ritengono che “la vita vera” sia altrove. A queste “illuminate” menti critiche del nostro tempo consigliamo di leggere #Luminol, di Mafe De Baggis, un ebook veloce (edito da Informant) per farsi un’idea di cosa sta cambiando e di cosa resterà uguale ancora per molto.

Pregiudizi
Il pregiudizio delle suddette menti “illuminate” (spesso e volentieri anche maître à penser di importanti testate di informazione) è che digitale non faccia parte del nostro mondo, insomma che non sia reale. Inoltre, allontanandoci dalla realtà, ci farebbe del male, mortificherebbe i rapporti interpersonali e farebbe emergere il peggio di noi.


"Ogni tecnologia incorpora una cultura"

Reale o digitale?
Il primo punto che affronta Mafe De Baggis è proprio questo: il realismo reale/digitale va superato. “Ogni tecnologia incorpora una cultura ed è a quella che reagiamo bene o male”. Non è insomma la tecnologia il problema, ma come al solito siamo noi. “Il tecno-determinismo, cioè l’idea che i cambiamenti sociali siano causati dall’innovazione tecnologica, è un approccio che se applicato ai media conduce a errori di lettura e di comprensione per un semplice motivo: è impossibile isolare una singola causa di cambiamento” e questo vale sia per quelli che vedono nel digitale la risposta a tutti i problemi, sia per quelli che lo considerano l’origine di tutti i mali. “Il punto è migliorarsi la vita, non certo dirsi tecno-pessimisti o al contrario tecno-entusiasti”.  


“Il punto è migliorarsi la vita, non certo dirsi tecno-pessimisti o al contrario tecno-entusiasti”

Internet è una piattaforma aperta
“Internet è quello che io riesco a farci e funziona per questo” scrive ancora Mafe De Baggis, “chiunque pensi che si possa ‘alfabetizzare’ un’altra persona al digitale imponendogli la sua versione dei fatti non ha capito con che cosa ha a che fare”. Il punto non è insegnare alle persone come funzionano Facebook o Twitter, ma metterle in condizione di trovare nel digitale quello che può arricchire la loro vita. Una sorta di educazione al vivere digitale, un’educazione civica e del gusto alla vita in rete.

Quello che ci insegna Marx
C’è una famosa battuta del comico Groucho Marx che recita: non vorrei mai entrare a far parte di un club che mi accettasse fra i suoi membri. Beh, mi dispiace, troppo tardi. Il club vi ha già accolto, ora sta a voi decidere se godervela fino in fondo o stare in un angolo a critica la musica che tutti gli altri stanno ballando con gran divertimento. 

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Giulio Passerini