AAA alternative radical-chic cercasi a Roma
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AAA alternative radical-chic cercasi a Roma

Michele Masneri, autore del libro "Addio Monti" su vezzi e curiosi tic della capitale spiega che cosa l’ha ispirato

Un tempo il rione Monti, l’antica suburra stretta fra Quirinale, Viminale ed Esquilino, era un piano inclinato di plebei, cortigiane e gladiatori, in viuzze, borghetti, botteghe, mercati, catapecchie, uno slum affollatissimo della Roma "alta"; sporco, rumoroso e pericoloso, anche a causa dei numerosi incendi che spesso scoppiavano nelle abitazioni sovrappopolate, fra bordelli malfamati, bettole e locande.

Nerone vi scendeva travestito per personali sondaggi, Messalina, anche lei in incognito, alla ricerca di trasgressioni. Qui però era nato anche Giulio Cesare, e da sempre ci stavano molti intellettuali, scriba che per i loro padroni patrizi qui trascrivevano best-seller latini e greci. Gli stessi scriba che oggi in pantaloni stretti e corti, occhiali tartarugati e iBook o iPad scrivono sceneggiature o saggi (in realtà forse chattano su Facebook) al bar di piazza Madonna dei monti, al sole. Lamentandosi del precariato, e dei "produttori italiani che non hanno coraggio", fra ristorantini etnici e negozietti del design anni 50 e del sofà sgarrupato spaccaschiena.

E poi aperitivi aspirazionali, biciclette a scatto fisso, molte barbe e baffi, parrucchieri globali con coworking e installazioni d’arte contemporanea, bambini dai passeggini costosi e cani, molti cani; tutti insieme, nuovi scriba hipster, attorno a dinastie locali di artigiani e bottegai, e vecchi tagliagole. Ai tempi d’oro del picco immobiliare (nel 2008, con quotazioni oltre i 10 mila euro al metro) il regista Julian Schnabel scendeva in pigiama a far colazione in piazzetta e Mario Monicelli correva sul suo Ciao bianco per il rione, insieme a Sandro Curzi, altro genius loci del quartiere, e al fondatore del manifesto Valentino Parlato, e al capogruppo Pd al Senato Zanda, e naturalmente a Giorgio Napolitano, fiero abitante di vicolo dei Serpenti. Le discussioni al banco del macellaio Piero (da sempre fornitore del Quirinale ma anche di casa Agnelli poco distante, e più in alto) finivano spesso in editoriali su l’Unità.

Oggi, in tempi di spending review, gli abitanti di Monti sono piuttosto registi, editor, giornalisti, spesso freelance, uffici stampa, molto creativi e molto in spending review, insomma ceto medio riflessivo alle prese con quinoa e zenzero ma soprattutto con Imu e Tares e cedolare secca. E in molti da Monti se ne stanno andando, ufficialmente lamentandosi per i rumori e la definitiva trasteverizzazione del quartiere, in realtà perché i nipotini dei radical-chic sono (siamo) sempre più poveri, e si valutano le solite alternative: il Pigneto con Pasolini testimonial immobiliare, come un Roberto Carlino letterario, oppure l’Esquilino, dove in molti già emigrano, confidando che l’Oscar a Sorrentino possa pure far salire prezzi e tono del quartiere.

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Michele Masneri