La guerra sporca di Dominique Sylvain: "La vendetta per incidere l'anima del lettore"
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La guerra sporca di Dominique Sylvain: "La vendetta per incidere l'anima del lettore"

Nuova figura di punta del noir francese, nel suo nuovo libro scava nei meandri della Françafrique. "Descrivo in modo duro e inquietante questa faccia delle relazioni tra Africa e Francia"

Oltralpe più volte si è cercato di decretare il "certificato di morte della Françafrique", quel legame politico (e non solo) che lega la Francia agIi stati africani, ma lo strascico del passato coloniale francese non è facile da cancellare. E sebbene il termine Françafrique fu usato per la prima volta con accezione positiva, trova invece tutto il suo lato più torbido nel giallo La guerra sporca (Mondadori, 288 pagg.), ultimo libro di Dominique Sylvain appena uscito in Italia.

La scrittrice transalpina, nuova figura di punta del noir francese, sulle tracce di Fred Vargas , è già autrice di Delitto nel vicolo dei desideri e I giardini dell'orco . Ora spolvera di nuovo il duo investigativo Lola Jost e Ingrid Diesel, ma questa volta la commissaria in pensione e la spogliarellista americana hanno come compagno e avversario di indagine Sacha Duguin, da poco capo della polizia criminale. I tre devono muoversi tra orditi sudici e delitti raccapriccianti che rievocano il "supplizio di Père Lebrun" (uno pneumatico attorno al corpo della vittima ancora in vita, benzina e un fiammifero), devono infastidire persone molto potenti, sciogliere pericolosi intrighi e svelare illeciti finanziamenti politici dietro al traffico internazionale d'armi. E capire loro malgrado quanto la vendetta può essere diabolica e consumata lentamente.

Incontriamo Dominique Sylvain, ex giornalista vissuta da bambina per anni in Asia e ora, dopo aver lavorato a Parigi, tornata a vivere là, a Tokyo, da dove si dedica completamente ai romanzi.

La guerra sporca continua la serie del duo investigativo Ingrid-Lola e riapre una pagina del passato di Lola. Come nasce questo nuovo libro?
"Ho cominciato questa serie con il primo episodio Passage du désir (Delitto nel vicolo dei desideri, ndr) nel 2004, in cui Lola viveva un grande dolore perché il giovane poliziotto che l'aiutava era stato ucciso. Lola voleva capire quale fosse la causa però le erano stati messi i bastoni tra le ruote. Decise così di lasciare la polizia poco prima del pensionamento proprio perché non riusciva a risolvere l'enigma. Anche quando incontra Ingrid ha ancora questo omicidio irrisolto sulla coscienza. Come scrittrice mi sono detta che un giorno o l'altro avrei dovuto scrivere qualcosa che riuscisse a risolvere quest'intrigo, e ora l'ho fatto con La sporca guerra. Il libro parte dall'idea che nella provincia parigina un giovane avvocato venga ucciso con uno pneumatico attorno al collo, proprio come era già avvenuto nel primo libro, al poliziotto amico di Lola".

Com'è stato avventurarsi nei meandri della Françafrique e del traffico delle armi?
"La storia della Françafrique è ampiamente documentata in Francia e da un po' di tempo a questa parte se ne riconosce non solo la storia ma anche il prosieguo. Ne ho sentito parlare da che sono nata, nel 1957, nel periodo di De Gaulle. Quando ero bambina Jacques Foccart lavorava a stretto contatto con il presidente De Gaulle e veniva soprannominato Monsieur Afrique. Era incaricato di intrattenere i rapporti fra la Francia e le regioni africane del periodo della decolonizzazione. Allora Francia e Africa intrattenevano una serie di attività commerciali, tra cui anche la malavita: sono rapporti sempre esistiti e coesistiti, al punto che quando qualche anno fa Sarkozy divenne presidente dichiarò che questo tipo di associazione sarebbe stata sconfitta. Dal punto di vista della narrazione volevo che fosse presente una descrizione inquietante di questo aspetto dell'Africa. Ho voluto che l'assistente di Lola venisse ucciso in un modo violento che portasse il lettore a pensare alla situazione africana attuale. Volevo mettere l'accento sulla Françafrique perché è un argomento non trattato sufficientemente. E poi nell'ambito del genere letterario in cui scrivo rappresenta una novità".

Cita spesso L'arte della guerra di Sun Tzu, come mai?
"Non lo so bene neanche io. In genere le cose prima le scrivo e le faccio, dopo forse mi do una ragione del perché. Certamente lo cito anche perché da più di dieci anni vivo in Asia e sono stata molto permeata dalla cultura asiatica, mi piacciono le arti marziali, e trovo L'arte della guerra estremamente affascinante e divertente. Recentemente è stato preso a esempio nei seminari di preparazione ai vertici aziendali, è un libro molto citato e mi ha sempre affascinato che potesse essere interpretato in mille modi diversi. Mi sono detta 'perché non metterlo nelle mani di Sacha Duguin?', che è incaricato dell'inchiesta ufficiale ma che si trova a gestire una serie di problemi personali sul lavoro. Ha nella sua squadra Emmanuelle Carle, che ha mal digerito di non essere stata promossa al suo posto, e Mènard, laureato in una grande scuola di scienze politiche con l'aria da saputello. Sacha, come fosse un generale, si trova a gestire la sua truppa sul campo da battaglia. Comunque ho voluto inserire anche qualche sfumatura un po' derisoria".

La vendetta è l'anima del libro. In alcuni casi, come per chi si vede uccidere un figlio, farsi giustizia da soli può essere giustificabile?
"La vendetta è il tema centrale di questo romanzo, prima ancora che la Françafrique. L'ho inserita per un motivo preciso. Mi preoccupavo del fenomeno strano che fa del poliziesco un genere di consumo rapido: ci vuole tanto tempo per scriverlo, ma i lettori se lo mangiano in due minuti. Una volta divorato, però, non ne rimane traccia nella loro memoria. Ho quindi voluto trovare un tema che fosse eterno e anche classico, indipendentemente dallo sfondo. Mi sembrava che la vendetta di un padre nei confronti della morte violenta del figlio, svolta con tutti i mezzi immaginabili e con tutto il tempo a disposizione perché sia il più efferata possibile, potesse essere un tema interessante. Il mio intento è incidere un po' più profondamente l'animo del lettore".

L'inchiesta corre parallela, da una parte portata avanti da Sacha Duguin, dall'altra dal duo Lola-Ingrid: è inscenata una guerra dei sessi?
"Non ho scelto in modo aprioristico di parlare di una guettra tra i sessi, è stato piuttosto uno sviluppo logico. Sin dal primo libro ci sono rapporti turbinosi tra Ingrid e Lola. Sacha era apparso nel quarto libro, L'Absence de l'ogre (L'assenza dell'orco, ndr), perché mi piaceva creare degli avversari, delle situazioni di tensione e anche un po' comiche. Mettendolo a fuoco mi sono resa conto che Sacha avrebbe potuto aver ragione di essere come personaggio vero e proprio e ho trovato interessante sviscerarlo ne La sporca guerra. Non è una guerra dei sessi, quanto un contrasto tra professionisti e non professionisti. Siccome la storia in questo libro si fa più dark rispetto a quando ci sono Ingrid e Lola come protagoniste, mi sono detta che l'inchiesta non poteva essere affidata a loro due, detective amatoriali. Quando scrivo mi concentro molta sulla logica delle situazioni".

Qual è il suo personaggio preferito de La guerra sporca, per cui ha provato più piacere nello scriverne?
"Credo Sacha. Sto scrivendo ora un sequel del romanzo, sono a buon punto, e Sacha sarà il personaggio principale. Per il momento non ci sono né Ingrid né Lola. Sacha dirige l'inchiesta con un nuovo compagno e un nuovo team di persone. Questa è la prova conclamata che Sacha mi interessa tantissimo, lo trovo molto intrigante, perché se Lola è cristallina, se Ingrid sono riuscita a tratteggiarla in modo chiaro, con Sacha ho delle difficoltà, forse perché è un uomo e mi è meno facile immedesimarmi nei suoi schemi mentali. A prova di ciò il nuovo romanzo l'ho riscritto già sette volte. Questa difficoltà però mi stimola a conoscerlo ancora meglio".

Il finale de La guerra sporca è sconcertante. La serie di Ingrid e Lola è finita? Ingrid non comparirà più?
"Non voglio svelare tutta la trama del prossimo libro ma Ingrid non ci sarà, anche se farà un'apparizione attraverso Sacha che guarda un dvd del suo ultimo spettacolo a Pigalle. Visto che tra i due c'è stata una breve storia d'amore lui guarda il video con nostalgia. Ho pensato a una trilogia: il nuovo libro dovrebbe essere il seguito de La sporca guerra, anche se paradossalmente non lo è perché racconta una storia diversa. L'ho affrontato come se fosse un thriller, che se è più interessante è però più difficile da scrivere. Nel terzo libro invece non ci sarà più Sacha ma riappariranno forse Lola e Ingrid, non ho ancora deciso".

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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