Katherine Boo, 'Belle per sempre'
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Katherine Boo, 'Belle per sempre'

Un romanzo-reportage di straordinaria presa emotiva che parla con la voce degli ultimi, ambientato fra le baracche che bordeggiano l'aeroporto di Mumbai, ammiccante giostra dantesca impazzita di progresso. Premiato in Usa con il National Book Awards

"Dieci anni fa mi sono innamorata di un indiano e ho guadagnato un nuovo paese. Lui mi ha spinta a non fermarmi alle apparenze". Quando nella nota finale dell'autrice ho appreso le origini e la matrice delle storie narrate in Belle per sempre , un lungo brutale poetico viaggio dentro la più colossale migrazione di classe del nostro tempo, mi è apparso chiaro di cosa il giornalismo ha disperatamente bisogno, oggi nell'epoca del web: autenticità.

Per il suo primo libro Katherine Boo, firma del New Yorker e del Washington Post, Premio Pulitzer 2000, donna coraggiosa cui una rara forma di artrite reumatoide e immunodeficienza quasi preclude l'uso delle mani, ha chiesto ospitalità agli abitanti di Annawadi, lo slum di Mumbai a ridosso dell'area aeroportuale. Vincendo la sfiducia corrosiva della gente che non conta nulla, dal novembre 2007 al marzo 2011 si è calata nel mondo dei microsabotatori della new economy. Il lavoro di ricerca, specie all'inizio, non è stato piacevole. Ma è riuscita a farsi accettare, approfittando forse del consiglio di uno dei suoi personaggi più memorabili, Zehrunisa Husain: "Non lasciarti confondere pensando a vite così terribili".

Belle per sempre è la cronaca quotidiana di un nugolo di esistenze tuffate dal karma sulle rive di un canale di scolo, a tu per tu con maiali selvatici bufali indiani milioni di topi e corpi di maschi ubriachi o storditi dal bianchetto: 3000 persone, 335 baracche. Tonnellate di rifiuti che sono promessa di prosperità. L'aeroporto è dietro un muro e racchiude un tesoro, sotto i cartelloni in cui gli eroi di Bollywood pubblicizzano cemento e coca cola. Gli scarti dei ricchi. Basta avere il coraggio di andarseli a prendere.

Se poi uno ha il fiuto di Abdul, l'introverso primogenito di Zehrunisa, può addirittura scalare il primo gradino della scala sociale e diventare selezionatore. Ma basta un nulla, tipo la falsa accusa di aver indotto una donna a darsi fuoco con il cherosene, per passare dal baratro della miseria a quello del sistema giudiziario, e desiderare a sua volta di tornare cenere. Nella città ebbra di sviluppo e denaro circolante, essere poveri è uno spaventoso indizio di colpevolezza. Però ad Annawadi i più poveri fra i poveri "davano a questi ultimi la sensazione di avercela fatta".

La speranza non è finzione. Dall'accettazione passiva alla fede in un possibile cambiamento: assurdi sognatori o tardiva scoperta di essere umani come tutti gli altri? Nella lotta dei bassifondi i bambini e adolescenti, veri protagonisti del libro, sono il maidan della speranza, il punto di incontro di quasi-amicizie, il libero spazio di pensieri incontaminati che sgorgano da un giaciglio d'immondizia. I loro nomi sono veri e bellissimi, dolcemente musicali: Mirchi, Manju, Sunil, Meena, Kalu, Sanjay. Un campo seminato a futuro.

Belle per sempre è in corso di pubblicazione in 22 paesi e la critica americana, avida di paragoni, ha scomodato Dickens, premiando Katherine Boo al prestigioso Book Awards nella categoria non fiction. Povero di paragoni, ammetto che il suo realismo empatico ha scavato nel mio cuore un solco che è insieme disagio e speranza. Perché con pacata lucidità e sprazzi di poesia, dal suo osservatorio Boo azzera ogni luogo comune sui "miracoli economici".

Disagio. Nel cuore della nuova India, vetrina di donne allegre che sfidano le convenzioni e specchio delle metropoli del mondo invase da un mercato globale a rischio di implosione, il miglioramento di status è tutto interno a quell'1 per cento della popolazione che già gode di benessere e privilegi. La competizione spietata che ha raggiunto gli slum non potrà mai garantire l'uscita dalla povertà ma soltanto un'illusoria migrazione di classe: da cercatori-raccoglitori di immondizia a selezionatori di rifiuti con qualche soldo in tasca e il dominio su pochi metri di strada polverosa.

Eppure è vita. E quindi speranza. Come il primo scroscio di monsone quando giunge a lavare via la cattiveria della gente, Belle per sempre purifica la letteratura con un paesaggio autentico, parole e pensieri autentici, miserie autentiche. Vite da cani sì, ma le persone che vivono come cani non vivono comunque?

La tenerezza si fa commozione in guadi inattesi apparsi di sbieco oltre le nostre scrivanie, affacciate sugli stessi cartelloni che abbagliano i desideri dei diseredati. "I ricchi combattono per cose stupide" dice una madre di Annawadi. "Perché i poveri non dovrebbero fare lo stesso?"

Katherine Boo
Belle per sempre
Piemme
pp. 348, 9,90 euro

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Michele Lauro