Jorge Volpi e gli inganni della storia - L'intervista
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Jorge Volpi e gli inganni della storia - L'intervista

L'autore messicano parla di "Memoriale dell'inganno", il thriller sulla crisi finanziaria del 2008. Tra realtà, finzione, doppie vite e doppie verità

È caduta Roma, è caduta Costantinopoli, è caduto il muro di Berlino, sono cadute le Torri Gemelle, perché non sarebbe dovuta crollare un'illusione più debole, più eterea, come il Capitalismo Globale?

Chi ricorda In cerca di Clingsor (Mondadori, 2000) avrà una piacevole conferma.
Chi non ha mai letto Jorge Volpi, resterà sorpreso e si sentirà conquistato da Memoriale dell'inganno, il suo thriller letterario sulla menzogna, il tradimento e le relazioni familiari appena pubblicato da Mondadori. Nel libro, Jorge Volpi si cala nei panni di "J. Volpi", uno dei geni della finanza americana, complice del fallimento della Lehman Brothers nel 2008 e di una frode colossale nei confronti dei suoi investitori. Fuggito durante la catastrofe finanziaria, il protagonista racconta la sua versione dei fatti da un'isola sconosciuta, dando vita a un romanzo dal ritmo serrato, articolato su più piani: si passa da quello familiare - J. Volpi scava nella doppia vita del padre che non ha conosciuto - a un'indagine sui chiaroscuri e i meccanismi che hanno segnato la parabola del Capitalismo, a cominciare dagli accordi di Bretton Woods del 1944. Storie di spie, guerra fredda, maccartismo, doppie vite e doppie verità, accompagnate da spiegazioni adatte a lettori "anumerici" sui meccanismi della finanza che regolano le nostre vite. Fingete di non sapere che si tratta di una finta autobiografia, credete alle foto dei personaggi stampate nel libro, ascoltate le arie di Verdi insieme al protagonista e Memoriale dell'inganno vi sembrerà una storia verissima. 

Abbiamo parlato di questo libro con l'autore, curiosi di svelare qualche bugia e qualche verità in più tra quelle contenute nel romanzo.  

Come ti è venuta l'idea di scrivere questa storia?

Sono nato a Città del Messico nel '68 e noi messicani abbiamo vissuto cinque crisi finanziarie come quella della Lehman Brothers. Mio padre era medico, e prima della crisi del 1982 avevamo una vita normale, ma poi tutto è cambiato. Da qui il mio interesse nel voler studiare in prima persona le crisi economiche e le loro origini. L'altro motivo è un mio romanzo precedente, una storia d'amore non ancora tradotta in italiano. Da lì è nato il mio amore per un personaggio straordinario, Harry Dexter White, creatore del modello economico adottato da tutti i Paesi dopo gli accordi di Bretton Woods e ideatore del Fondo monetario internazionale. Dexter White fu accusato di essere una spia sovietica e fu licenziato. Mi sembrava un personaggio eccezionale per essere raccontato in un romanzo. 

Attraverso la vicenda del protagonista racconti la storia del Capitalismo, nello sviluppo del quale molta parte hanno avuto gli inganni. La generazione dei padri, però, sembra mentire per una causa nobile, mentre i personaggi più giovani del tuo libro - J. Volpi e la sua famiglia -  lo fanno per puro tornaconto personale. Pensi che gli uomini vissuti nella prima metà del Novecento fossero migliori di quelli di oggi?

Per me in questo romanzo era molto importante paragonare padri e figli. Le bugie dei padri, nel libro, hanno il fine di realizzare un mondo migliore per tutti, mentre, per il protagonista, gli altri non sono mai importanti. E' cresciuto nell'epoca della rivoluzione neoliberale, con l'idea che la ricchezza si ripartirà comunque nella società, per cui, pensando solo a se stesso, crede che prima o poi dei beni da lui accumulati beneficeranno anche gli altri. Il mondo intorno a lui non lo riguarda. 

Più volte nel libro J. Volpi afferma che la lezione della storia è sempre identica: "Sempre la stessa storia e nessuno impara". Cosa significa per te?

Ho scritto questo libro proprio per dimostrare che l'esperienza accumulata dagli uomini non aiuta a prevenire nulla che sia già successo. Noi messicani abbiamo vissuto tante crisi economiche e abbiamo attuato diverse politiche per risolverle, ma sembra che l'Europa non si sia resa conto che quello che sta vivendo è già successo in America Latina. La politica dell'austerity intrapresa dalla Germania non ha aiutato l'Europa, come non aveva aiutato il Messico, ma nessuno ha pensato di studiare un situazione simile già accaduta per cercare di trarne dei vantaggi, soprattutto per accelerare la fine del periodo di difficoltà economiche.

Nel libro il protagonista unisce la passione per la musica e per i fumetti a quella per la finanza. Pensi che in qualche modo queste discipline siano legate tra loro?

Sono passioni, utili per immaginare un personaggio ricco di passioni. Per immaginare J. Volpi mi sono ispirato a un americano di origine cubana fanatico dell'opera, che ha finanziato i teatri di mezzo mondo e nel 2008 si è rivelato essere un criminale finanziario.

Quanto è cambiato il personaggio di J. Volpi durante la stesura del libro?

E' cambiato moltissimo. Si è fatto più cinico di quello che avevo immaginato all'inizio, ma è anche diventato più vittima della società in cui opera e della sua famiglia. 

Si parla molto, in questi giorni, di un libro scritto da Sergio Romano sulla guerra fredda, in cui l'autore sostiene che, a dispetto del nome, la guerra fredda fu un lungo periodo di pace e stabilità per l'Europa. Cosa ne pensi?

Si, è vero, ma solo da un certo punto di vista. Gli occidentali, soprattuto gli europei, stavano meglio, ma il resto del mondo soffriva di epidemie orribili, guerre e guerriglie finanziate da Unione Sovietica e Stati Uniti. E' vero che c'erano controlli sociali e che negli stati Uniti e in Canada in quel periodo sono fiorite le società più eque della storia dell'umanità, ma a discapito del resto del mondo.

Da esponente di spicco della letteratura latino americana di oggi, quali libri consiglieresti di leggere a chi vuole conoscerne meglio gli autori? 

I libri dei fondatori del boom latino americano come Gabriel García Márquez si devono leggere sempre, ma uno sguardo particolare meritano il troppo dimenticato Terra Nostra di Carlos Fuentes e La guerra della fine del mondo di Vargas Llosa. E poi Roberto Bolaño: imprescindibili I detective selvaggi e 2666.

E qualche autore da conoscere per continuare a sentirsi in un universo in cui dominano contemporaneamente finzione e realtà?

Senza dubbio Borges, che ha immaginato mondi fantastici a cui io mi sono molto ispirato.


Jorge Volpi
Mondadori, 2015
432 p.

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Antonella Sbriccoli