Gli hacker sono eroi. Forse
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Gli hacker sono eroi. Forse

Criminali o paladini della giustizia? Quattro libri davvero speciali per rispondere e capire

Il termine hacker non è semplice da spiegare.
Molti li considerano criminali del web, pronti a fregare il più alto numero di persone possibili, rubando credenziali, password e codici segreti.
In realtà la distinzione tra chi fa questo e l’hacker vero e proprio è chiara e non suscettibile di equivoci.
Siamo alla dicotomia hacker/cracker: conosciuta e usata negli ambienti dell'information technology, meno tra i “comuni mortali”.
In ambito informatico il termine cracker, come descrive Wikipedia “indica colui che si ingegna per eludere blocchi imposti da qualsiasi software al fine di trarne profitto”. La differenza è tutta nell’ultima parte: l’hacker lavora per far vedere quanto è bravo, il cracker per guadagnarci. Attenzione perché non è detto che agli hacker sia precluso di guadagnare con il loro lavoro, spesso succede quando le agenzie di sicurezza (anche governative) assoldano qualche giovanotto di belle speranze per difendersi da attacchi esterni.

La bibliografia degli ultimi anni si arricchisce a ritmo veloce di storie dedicate al mondo dell’hacking, spesso romanzate, quasi sempre vere, raccontate dagli stessi protagonisti che si nascondo tra i normali utenti della rete. La recente popolarità di Anonymous è causa e conseguenza dell’enorme popolarità del web e della dipendenza di numerosi attività quotidiane dal sistema internet.
I sistemi informativi delle aziende venivano violati già anni fa quando nessun uomo in maschera dichiarava guerra alle major IT che, ovviamente, già esistevano.
Cos’è cambiato allora? Cinema, televisione, musica: l'hacker è oramai ovunque e la figura dell’hacker appartiene alla cultura contemporanea. E, grazie alla rete, le azioni plateali vengono amplificate.
Nel mese di febbraio, quando il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha sottolineato nella sua lettera ai potenziali investitori di voler abbracciare la “via degli hacker”, non voleva essere provocatorio ma piuttosto far capire che la via da seguire è quella dell’innovazione continua.

Un pensiero che probabilmente Zuckerberg ha ricavato dalla lettura di alcune opere del settore, recensite ora dalla The New York Review of Books.
Uno degli ultimi lavori che sicuramente pongono forti dubbi sul ruolo degli hacker nella società moderna è quello di Misha Glenny, Mafia.com (Mondadori, pagg. 360; originale: DarkMarket: Cyberthieves, Cybercops and You, Alfred A. Knopf), dove l’autore (chePanorama.it ha intervistato lo scorso giugno) descrive i vantaggi di vivere in una società digitale globale nella quale, nonostante le principali attività quotidiane siano digitalizzate, i governi non riescono ancora a fronteggiare alcune minacce lanciate via web.

Misha Glenny è autore del best seller McMafia (apprezzato anche da Roberto Saviano) e in questo lavoro esplora le tre minacce che dobbiamo affrontare nel 21esimo secolo: la criminalità informatica, la guerra cibernetica e il cyber spionaggio industriale. Al di là dello stile romanzato il libro pone alcuni interrogativi reali sull’effettiva volontà degli organi istituzionali di voler fronteggiare la criminalità informatica. “Questo libro, dallo straordinario potenziale, dimostra come ci mancano gli strumenti necessari sovranazionali per combattere la criminalità informatica” – ha dichiarato proprio Roberto Saviano.
Il fulcro della recente bibliografia verte quasi tutta sulla storia di Anonymous e la sua rapida ascesa nel panorama IT mondiale. Lo stesso autore di DarkMarket afferma nella sua ricerca come sia stato “impossibile stabilire pienamente ciò che stava accadendo”. La fama sul web cresce rapidamente, almeno quanto dura un attacco DDoS scagliato dagli hacker.

La ricerca di un modus operandi specifico è alla base del libro dell’hacker più famoso al mondo Kevin Mitnick, Ghost in the Wires: My Adventures as the World’s Most Wanted Hacker, Little Brown. Nel libro di memorie Mitnick, che ha attraversato vare fasi dell’era hacker, spiega come alla base delle azioni di hacking ci sia spesso la voglia di distinguersi. Mitnick è stato l’hacker più veloce, degno dei migliori personaggi di Matrix, capace di correre il rischio attraverso switch telefonici, sistemi informatici e reti cellulari di mezzo mondo. Ha passato anni a studiare il cyberspazio sempre tre passi avanti alla velocità del mondo reale con l’astuzia necessaria per fare proprie le informazioni ricercate, ingannando i migliori sistemi di sicurezza.
Ghost in the Wires è una storia emozionante e vera, ricca di intrighi e suspense che restituisce un ritratto della creatività visionaria di un ragazzo degli anni ’80. Molte verità nascoste (nemmeno tanto) nei lavori di  Misha Glenny e di Kevin Mitnick rivelano come ci sia più di una connessione tra il mondo degli hacker e quello militare. Non è un caso che molte delle nuove tecnologie, da decenni, vengono prima integrate in ambiente militare e solo dopo rese più “consumer”. Un concetto che viene abbracciato da dal libro di una giovane autrice radicata nel mondo degli hacker.

In Parmy Olson, We Are Anonymous: Inside the Hacker World of LulzSec, Anonymous and the Global Cyber Insurgency (Little Brown), si racconta la storia (vera) di Sabu, il cui vero nome era Hector Monsegur che abitava al sesto piano di un palazzo nell'East Side di New York. Il protagonista vive una doppia vita, lavorando come ufficiale di polizia federale che si intrufola nel gruppo degli Anonymous.
Mentre forniva informazioni all'FBI, Monsegur veniva coinvolto nelle riunioni del degli hacker, prendendo parte ad alcune delle azioni più conosciute degli hackivisti. La decisione di collaborare con la giustizia non era stata presa spontaneamente. Monsegur era stato arrestato dall'FBI con 12 capi di imputazione ed è stato “invitato” a collaborare per diversi mesi con l'organo federale, che è poi riuscito ad arrestare cinque membri di Lulz Sec, il gruppo fondato dallo stesso Sabu, e coinvolto in azioni di hacking assieme agli Anonymous.

La storia degli Anonymous in libreria porta anche una firma italiana. Si tratta di Antonella Beccaria, Anonymous. Noi siamo legione, Aliberti Editore, nel quale l'autrice (che si occupa di inchieste per carta stampata, tv e web) ripercorre alcune delle azioni più plateali del gruppo, condividendone uno degli obiettivi: combattere per la libertà di informazione. In questa sorta di biografia non autorizzata Beccaria riesce a dipingere un'immagine alternativa del mondo degli hacker più famosi degli ultimi anni. Il suo lavoro è frutto di chiacchierate, chat e letture con i diretti interessati che hanno lasciato molte tracce del loro pensiero. “Se alla fine ciò che leggerete non vi piacerà – scrive Beccaria – non bombardate troppo forte il mio sito”. E' un po' quello che chiedono tutti.

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- Misha Glenny, Mafia.com (Mondadori, pagg. 360; originale: DarkMarket: Cyberthieves, Cybercops and You, Alfred A. Knopf)

- Kevin Mitnick, Ghost in the Wires: My Adventures as the World’s Most Wanted Hacker, Little Brown

- Parmy Olson, We Are Anonymous: Inside the Hacker World of LulzSec, Anonymous and the Global Cyber Insurgency, Little Brown

- Antonella Beccaria, Anonymous. Noi siamo legione, Aliberti Editore

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Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

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