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Guido Mattioni, Conoscevo un angelo

Ancora una storia "Born in the Usa" - per l'autore italiano di casa a Savannah, Georgia

C’è un protagonista in carne e ossa, Howard Johnson, che combatte dall’infanzia con i suoi capelli rossi e con quel nome direttamente preso da una catena di motel.

Ma lui, Howard, io narrante pieno di saggezze e ingenuità, è anche lo strumento narrativo con cui Guido Mattioni dà corpo a un’America forse minore eppure più vera in questa nuova prova di letteratura: Conoscevo un angelo, Ink editore.

E qui vale la pena spendere due parole su questo autore italiano (ma di casa a Savannah, Georgia, dove è anche cittadino onorario) che sa raccontare gli Stati Uniti di oggi come, poniamo, Steinbeck aveva fatto il secolo scorso.

Dopo la sua opera prima, Ascoltavo le maree (Ink, 2013 – quattro edizioni, adottato nei corsi di italianistica alla Georgia State University), e quello di Soltanto il cielo non ha confini (Ink, 2014), Mattioni offre ai suoi lettori pagine ancora una volta "Born in Usa".

Questa volta stiamo parlando del Dna di un popolo, precisamente di quello che vive on the road in un nomadismo tra Stati dell’Unione che è tratto sociale costitutivo per molti, sull’altra sponda dell’Atlantico.

Il pregio metaletterario di Mattioni? Che non è mai ideologico. Con quella semplicità che stinge nell’eleganza, ed entrambe nella verità, i suoi personaggi possono essere contemporaneamente beat generation e piazzisti itineranti. Sono credibili, anzi di più: sono autentici.

Johnson ripercorre idealmente la sua vita.

Da un’inconsueta infanzia trascorsa senza scuole ma macinando chilometri sul camper dei genitori a una maturità segnata per diabolica legge del contrappasso da una sedia a rotelle (però meccanizzata), il protagonista è una voce che con sapienza fa filtrare da occhi - prima bambini e poi adulti - le persone e le storie che saettano soprattutto sulla Number One, la vecchia arteria che congiunge in senso longitudinale l’Est, da New York in giù: seconda, nell’immaginario collettivo, solo alla Route 66, ma forse con un’epica persino più teatrale.

Così, pagina dopo pagina, incontriamo anche noi le persone che Howard ha incontrato nella sua vita.

C’è una Margie triste e pensierosa, ci sono una Candice e una Marilou (coppia in affari e nella vita), c’è uno Joshua che sa far di tutto. C’è anche un certo Johnatan, singolare “vagabondo stanziale” che non si muove mai dal suo marciapiede, che è uomo reale ma anche un artifizio retorico in grado di reggere un capitolo e forse l’intero libro: sarà lui l’angelo del titolo?

Guido Mattioni,Conoscevo un angelo, Ink, 2015

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