Giulio Giorello. Liberi di tradire con Giuda e Tex
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Giulio Giorello. Liberi di tradire con Giuda e Tex

La fedeltà è richiesta dai despoti. Il tradimento può essere invece rivendicazione di libertà

di Giorgio Ieranò

"Il mio onore si chiama fedeltà" era il motto delle Ss. E allora, rispetto a questa fedeltà, è meglio il tradimento del conte Claus von Stauffenberg che piazza una bomba sotto il tavolo di Adolf Hitler. La fedeltà è richiesta dai despoti. Il tradimento può essere invece rivendicazione di libertà. O, almeno, può denunciare l’ineliminabile "divario fra autonomia della coscienza e necessità delle cose". Con disincantato e laico relativismo, in un viaggio vertiginoso tra Giuda e Tex Willer, Don Giovanni e Domenico Scilipoti, Giulio Giorello rivaluta il tradimento come corollario della natura impura dell’umano. Peraltro, il tradimento presuppone la fedeltà a qualcos’altro (Bruto tradisce Cesare per fedeltà a Roma). Forse solo William Shakespeare ha saputo ritrarre, in Iago, un artista del tradimento nella sua gratuita perfezione.

Il tradimento di Giulio Giorello
(Longanesi, 272 pagine, 14,90 euro)

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