'Diario' di Anne Frank: un'intervista al curatore della nuova edizione BUR
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'Diario' di Anne Frank: un'intervista al curatore della nuova edizione BUR

Intervista a Matteo Corradini, curatore della nuova edizione BUR del Diario di Anne Frank

Spero che potrò confidarti tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero mi sarai di gran sostegno.

Pur non essendo un testo che nasce come letterario, il Diario di Anne Frank  è entrato da tempo nel novero dei classici per il valore che ha assunto dal punto di vista storico e umano. Le edizioni di questo testo sono moltissime e quasi tutti gli studenti italiani si sono confrontati, tra le scuole medie e le superiori, con le parole di Anne, una loro coetanea, che oggi avrebbe quasi novant’anni, se la Storia le avesse lasciato la possibilità di arrivarci. 

Da pochi giorni è uscita in libreria la nuova edizione BUR del Diario, con la nuova traduzione di Dafna Fiano, l'introduzione di Sami Modiano e curata da Matteo Corradini. Le edizioni BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, sono da sempre tra le preferite tra i banchi di scuola e finiscono ogni anno nelle mani di migliaia di ragazzi. ecco perché mi è sembrato interessante conoscere cosa significa lavorare dietro le quinte di un libro così importante. Ho fatto alcune domande al curatore, Matteo Corradini che da più di un anno lavora a questo progetto. 

Quanto è complicato confrontarsi con un testo diventato un classico ormai entrato nell'immaginario collettivo?

È molto complesso e appassionante. Credo si possano dire ancora tante cose su Anne Frank. Di certo lavorare sulle sue parole significa far parte di quella folla che è affezionata ad Anne e che ha ricevuto dal Diario conforto, aiuto, consiglio, forza… Un po’ le gambe tremano, ma occorre anche molta lucidità. La confidenza con Anne Frank è il primo pensiero che ci distacca dalla sua immagine di mito, di simbolo. Bisogna lavorare su di lei come si lavora sulle testimoni sconosciute e fragili, dimenticarsi della sua celebrità e concentrarsi solo sulla sua importanza, sulla vitalità delle sue parole ancora oggi. Togliere polvere dal Diario vuol dire rispettarlo, e fare in modo di non rovinarne la luce.

Cosa ti ha lasciato questa esperienza, che immagino essere stata lunga ed elaborata? Come è cambiato il tuo immaginario rispetto ad Anne Frank e alla sua storia dopo aver passato così tanto tempo a stretto contatto con le sue parole, dopo averle soppesate e analizzate così a fondo?

Anne Frank non ha confini, e spinge il lettore a non averne. Mi sento in fondo fortunato: aver potuto passare così tanto tempo tra le pagine del Diario è certamente un’esperienza unica e irripetibile. Vederla da vicino significa immaginarla ogni giorno crescere, cambiare e vederla andare.
Nell’anno del lavoro sul Diario ho compiuto quarant’anni: un'età critica per gli uomini, in cui si affollano pensieri, bilanci, propositi per il futuro. Ho degli amici che mi spingevano: "Dai, facciamo la maratona di Praga!". Ma io se corro dieci chilometri sono già uno straccio.
Anne Frank ha significato per me anche confrontarmi con i miei limiti, ma non come in una maratona, nella quale sei tu il paragone con le tue forze e le tue paure. Bensì con lei, con qualcosa di esterno a me. Ha voluto dire arrendersi, farsi da parte. Il curatore, per come la penso io, a un certo punto deve scomparire. In più, scherzando, aggiungo che il Diario è stata anche un’ottima scusa per non andare a correre con quei matti dei miei amici.

Le edizioni Bur sono spesso utilizzate a scuola. Che sensazione dà l'essere parte di un progetto di un'edizione che con tutta probabilità andrà nelle mani di migliaia di futuri studenti delle medie e delle superiori?

La responsabilità di riportare il Diario in mano ai giovani è piacevole. L’impegno è quello di proporre una versione rispettosa di Anne. Ci penserà il Diario a coinvolgerli, aiutarli, scombussolarli. A loro, ai giovani, chiedo solo uno sforzo di curiosità: provare a leggere, e provare a non fermarsi dopo 10 o 20 pagine, è salutare. Poi ci pensano le parole di Anne, così fresche e nuove, a fare il resto. Forse possiamo farci ancora accompagnare dal Diario.

Che cosa ti augureresti che colgano oltre alla singola tragedia umana e al dramma storico di cui è diventata emblema? 

Spero che colgano la possibilità di vedere gli occhi di Anne negli occhi di un altro. Anne Frank in fondo è oggi facile da difendere: bianca, europea, acculturata, di buona famiglia, ben vestita… Eppure tante persone in Italia vivono la stessa paura, la stessa angoscia, la stessa solitudine, in forme diverse. E magari non sono persone così bianche, europee, acculturate e di buona famiglia.
Anne Frank non si può più salvare. Possiamo salvarne solo il ricordo ed è molto semplice, per quanto è celebre. Ma il presente è fatto di persone che possono ancora essere salvate. La nostra generazione ha una grande responsabilità sul nostro tempo: non dimenticarsi di nessuno, mantenere nel cuore l’idea che ogni persona ha un valore inestimabile.

Diario, Anne Frank, a cura di Matteo Corradini, trad. Dafna Fiani, BUR, 2017 

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Ilaria Cairoli