Daniele Biacchessi, 'Storie di rock italiano' - La recensione
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Daniele Biacchessi, 'Storie di rock italiano' - La recensione

Dal boom dei consumi alla crisi economica internazionale, una controstoria d'Italia in chiave rock. Con discografia consigliata

"È inutile trasmettere il concerto, perché tanto di questi Beatles tra un mese non se ne ricorderà più nessuno" diceva nel 1965 Giovan Maria Rossi, dirigente Rai, agli organizzatori che gli proponevano di trasmettere in diretta lo show dei capelloni di Liverpool. Ohi l'Italia del valzer e l'Italia del caffè, l'Italia del Festival e del Canzoniere: cosa è successo in questo mezzo secolo di musica e impegno civile? Ce lo racconta Daniele Biacchessi, storico giornalista di Radio24, scrittore, autore teatrale e molte altre cose, in Storie di rock italiano, un libro che rilegge la storia d'Italia come un'opera rock o, viceversa, che racconta cinquant'anni di musica italiana iscrivendola nel flusso della storia contemporanea.

Dal boom economico alla crisi globale del nuovo millennio: la controinchiesta copre un arco temporale densissimo di cambiamenti epocali, politici, sociali, tecnologici a partire dal modo stesso di fruire la musica da parte delle nuove generazioni. Ma Bianchessi, forte di una lunga esperienza Tra palco e realtà - come si intitola la prefazione a cura del grande pianista Gaetano Liguori, con cui l'autore ha vinto nel 2011 il Premio Unesco per lo spettacolo Aquae Mundi - può attingere a un personale scrigno di trentamila dischi e molto materiale di prima mano raccolto nel corso della carriera giornalistica, fra interviste, articoli, inchieste, progetti che lo hanno coinvolto in prima persona.

La sua memoria coincide con una prodigiosa capacità di sintesi. Manca purtroppo un indice dei nomi ma saranno migliaia gli artisti e gli eventi di cui si lascia una traccia in questo libro, qua e là citando l'autorevole contributo di Roberto Vecchioni all'Enciclopedia Treccani per la voce "La canzone d'autore in Italia". Si comincia con il dopoguerra e l'Italia rivoluzionaria di Mondo Beat e del giornale studentesco La Zanzara del liceo milanese Parini, passando per la morte di Tenco, il sogno sessantottino di "abolire le differenze tra musica e vita" (Demetrio Stratos), il brusco risveglio con la strage piazza Fontana e la strategia della tensione.

Gli anni Settanta irrompono con il loro carico di rabbia e violenza ma anche di battaglie civili che segnano un passaggio importante per l'autodeterminazione della donna e il superamento di antichi pregiudizi. È coinvolgente il racconto in presa diretta dei grandi festival pop come il Parco Lambro, l'avvento delle radio libere e l'ascesa della canzone d'autore, poi al centro delle contestazioni di autonomi e situazionisti. E finalmente una luce non stereotipata illumina i cosiddetti anni del riflusso e del disimpegno - gli Ottanta e Novanta - il ritorno dei megashow e lo sboccio di un rock italiano genuinamente autoctono, capace di un nuovo impegno politico e civile. E infine la travolgente evoluzione degli anni zero, con Internet e la tecnologia di massa che soppiantano le case discografiche mentre infuria la crisi economica globale più grave dai tempi della Grande Depressione americana.

Dietro gli eventi della Storia e la parabola del rock mainstream, Bianchessi apre una finestra su tanti artisti rimasti nel tempo coerenti a un'idea e a una visione, artisti spesso dimenticati o comunque messi in disparte da un'industria discografica senza carica propulsiva. Fra le Storie di rock italiano spiccano queste Storie dell'altra Italia, come si chiamava il progetto live nel quale i Gang qualche anno fa raccolsero storie della Resistenza, degli anni Settanta e dell'antimafia, prodotto con lo stesso Bianchessi e Massimo Priviero. Il sodalizio fra lo scrittore e la storica band fondata negli anni Settanta da Marino e Sandro Severini era nato nel 2007 portando in scena, "come antichi cantastorie", lo spettacolo Il paese della vergogna tratto dall'omonimo libro di Daniele Bianchessi (poi pubblicato anche su CD nel 2009).

Il successo di quell'inedito teatro-canzone - circa duecento date in tutta Italia - testimoniava forse il profondo bisogno di "riportare a casa tutte le storie" che serpeggia in questo paese. A partire dalla Resistenza, il patrimonio di cultura popolare si è stratificato nella memoria collettiva in maniera spesso confusa, specie per quanto riguarda i decenni più vicini a noi. Ci vuole un pensiero nitido - non importa se in forma narrativa o saggistica, di cantata o ballata o di teatro-canzone - per rendere giustizia alle storie laterali fuori dalle etichette della cosiddetta "canzone politica", e per ridare fiato alle voci di eretici bardi, magari banditi e fuorilegge, cantori di quel popolo di antieroi che solo il carisma di Fabrizio De André riuscì a estrarre dalla polvere.

A questo filone appartiene la ricerca di Daniele Biacchessi, ricerca cui si apparentano diversi altri libri e progetti in cui il rock diventa un modo alternativo di raccontare la Storia, anziché un semplice tassello del grande romanzo sociale d'Italia. Ricordo fra gli altri la sezione italiana di Io c'ero di Mark Paytress (2007), curata da Riccardo Bertoncelli, Musica leggera Anni di piombo di Luca Pollini (2013), e i più recenti Gli ultimi ragazzi del secolo di Alessandro Bertante (in cinquina all'ultimo Campiello), '80 - L'inizio della barbarie di Paolo Morando, Fiamme e rock'n'roll di Bruno Segalini, sull'epopea del centro sociale Leoncavallo di Milano. Mentre Rockhistory - Suona la storia di Gabriele Medeot non è soltanto un libro ma un progetto di formazione culturale sperimentato in classe: un corso teorico-pratico di storia del rock.

Daniele Biacchessi
Storie di rock italiano
Jaca Book
192 pp., 18 euro

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Michele Lauro