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Ellis Island e l'America degli emigranti (1892-1954)

62 anni fa chiudeva la struttura nel porto di New York. Dalla quale passarono gli avi del 40% degli Americani di oggi

Fino a 10mila emigranti al giorno passarono dalla "porta dell'America" tra il 1905 e il 1910. Erano intere famiglie in fuga dalla povertà. Molti naturalmente erano Italiani e Irlandesi.

Ma anche Russi in fuga dalla crisi economica degli ultimi anni dello Zar, tedeschi e scandinavi, Greci e Slovacchi, Siriani Turchi e Armeni. Uscivano a migliaia dalle pance delle navi, dalla terza classe malsana e sovraffollata per allinearsi verso i controlli sanitari e anagrafici.

ùL'80 percento passava la soglia, il resto rimaneva nella temuta area di detenzione, in attesa di una probabile espulsione. Dotata di un ospedale interno, a Ellis Island i malati rimanevano in quarantena, mentre gli abili rimanevano solo pochi giorni, prima di raggiungere le rispettive destinazioni per ferrovia. 

Tutto era cominciato nell'ultimo decennio del XIX secolo, quando la crescita esponenziale del flusso migratorio verso New York aveva indotto le autorità a sostituire le vecchie strutture presenti a Manhattan. L'isolotto di Ellis Island, abbandonato dopo la guerra civile americana, fu destinato ad "Immigration station" con un investimento di 75mila dollari.

I primi 700 emigranti attraccano a Ellis Island il 1 gennaio 1892. Alla fine dell'anno saranno oltre 450mila gli immigrati passati dall'isola di fronte a Manhattan. Il picco sarà raggiunto nel 1907, con oltre 1 milione di arrivi, tanto da indurre le autorità newyorchesi a potenziare la struttura con un ampliamento importante, e ad affidare ad un commissario all'immigrazione, William Williams, la gestione del personale di Ellis Island per estirpare la piaga dilagante della corruzione.

Con lo scoppio della Grande Guerra l'attività del centro diminuì sensibilmente, e per un periodo la struttura fu destinata alla detenzione dei cosiddetti "enemy aliens", i potenziali nemici di origini straniere presenti sul territorio e sospettati di spionaggio.

Soltanto tre anni dopo la fine delle ostilità iniziò il declino di Ellis Island per effetto dell'Immigration Quota Act voluto dal Presidente Warren G. Harding, seguito nel 1924 dal National Origins Act, che fissava un tetto al flusso di immigrazione sul territorio Usa, stabilendo anche le quote massime per i rispettivi Paesi di provenienza.

Dalla Grande Depressione alla Seconda Guerra Mondiale Ellis Island fu praticamente svuotata, funzionando negli anni della guerra come ospedale militare. Dal 1950 alla chiusura definitiva alla metà di novembre del 1954, l'isola che accolse milioni di nuovi americani fu in parte ceduta alla Guardia Costiera e in parte adibita a centro di detenzione ed espulsione per stranieri sospettati di attività sovversive e di legami con i comunisti durante gli anni della Guerra Fredda.

Oggi è sede del Museo dell'Immigrazione e dal 1965 monumento nazionale degli Stati Uniti.

Library of Congress
Sul tetto di un edificio di Ellis Island lo spazio più temuto dagli emigranti: l'area di detenzione degli "indesiderati" in attesa di espulsione.

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Edoardo Frittoli