Visioni sadiane: Laura nella prigione del Marchese
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Visioni sadiane: Laura nella prigione del Marchese

17 febbraio 1779, prigione di Vincennes Nella mia prigione, la mia sola consolazione è il Petrarca; e lo vado leggendo con un piacere, con un’avidità che non è paragonabile ad alcuna altra. Ne godo come madame de Sévigné delle …Leggi tutto

17 febbraio 1779, prigione di Vincennes

Nella mia prigione, la mia sola consolazione è il Petrarca; e lo vado leggendo con un piacere, con un’avidità che non è paragonabile ad alcuna altra.

Ne godo come madame de Sévigné delle lettere di sua figlia: lo leggo piano per paura di averlo letto tutto. Che opera perfetta! Perdo la testa per Laura, come un ragazzo: la leggo durante il giorno, la sogno di notte.

Un sogno ho fatto di lei ieri, nell’ora in cui tutto il mondo stava dandosi ai divertimenti: te lo voglio raccontare.

Era all’incirca mezzanotte quando mi addormentai tenendo in mano il libro che parla di lei. Ed ecco, mi è apparsa… Io l’ho veduta! Lo squallore del sepolcro non aveva alterato la luminosità del suo fascino, nei suoi occhi c’era il fuoco per cui Petrarca la celebrava. Un nero cespo l’avvolgeva dalla testa ai piedi, i suoi bei capelli biondi vi ricadevano sopra in libere onde; l’amore, per renderla ancora più bella, sembrava addolcire l’abito lugubre in cui mi appariva.

E mi ha parlato. Mi ha detto: «Perché continui a piangere su questa terra? Vieni a ricongiungerti a me: non c’è più mali, non più dolori, non più passioni nello spazio immenso che io abito. Vieni, coraggio, vieni con me».

A queste parole io mi sono gettato ai suoi piedi, le ho gridato: «O Madre!*…», poi la mia voce si è perduta nei singhiozzi. Allora le ha steso una mano verso di me, io l’ho inondata di lacrime e lei piangeva con me mentre mi diceva: «Allorquando abitavo questa terra che tu detesti, era una gioia per me portare lontano gli sguardi nell’avvenire e moltiplicare la mia posterità fino a te: ma non ti vedevo tanto sventurato».

Allora io ho consumato in me tutta la mia disperazione e la mia tenerezza, le ho gettato le braccia al collo per trattenerla o per andarmene con lei, per bagnarla delle mie lacrime – ma il fantasma si è dileguato. E sono rimasto solo col mio dolore.

O voi che travagliate, ecco il cammino
Venite a me se ‘l passo altri non serra.
(Petrarca, son. LIX)

Buona sera, mia cara amica, ti amo e ti abbraccio con tutto il cuore. Ti assicuro che sono assai più infelice di quello che pensi: per ciò, te ne prego, abbi pietà di me un po’ di più di quello che fai.

Cerca di immaginare come e quanto soffro, pensa che il mio spirito ha il colore nero della mia immaginazione. Abbraccio anche coloro che mi tengono il broncio, perché in essi io non arrivo a odiare che i loro torti.

Scritta il 17 febbraio, giunto al termine di due anni di dolorose catene.

Donatien-Alphonse-François, conte de Sade
a Madame de Sade

 

*Laura de Noves, la donna celebrata dal Petrarca, aveva sposato un antenato del Marchese

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Daniela Ranieri

Daniela Ranieri vive a  Roma, anche se si domanda perché ciò dovrebbe avere importanza in questa sede. Ha fatto reportage e documentari per la tv. Ha fatto anche la content manager, per dire. Vende una Olivetti del '79, quasi  nuova. Crede che prendere la carnitina senza allenarsi faccia bene uguale. Ha pubblicato il pamphlet satirico "Aristodem. Discorso sui nuovi radical chic" e il romanzo "Tutto cospira a tacere di noi" (entrambi Ponte alle Grazie) 

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