Il mondo vero degli amanti: come fingere che tutto esista al solo fine di incontrarsi
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Il mondo vero degli amanti: come fingere che tutto esista al solo fine di incontrarsi

Darsi un appuntamento è la cosa più difficile del mondo. Il fatto che due si incontrino mi appare ogni volta un piccolo miracolo, o un esempio di “fortuna del principiante” del caso ottuso. Le nostre abitudini sono regolate da …Leggi tutto

Darsi un appuntamento è la cosa più difficile del mondo. Il fatto che due si incontrino è ogni volta un piccolo miracolo, o un esempio di “fortuna del principiante” del caso ottuso. Le nostre abitudini sono regolate da convenzioni sociali stringenti, a cui non facciamo più caso. Non parlo solo dell’ovvia difficoltà di scegliere il posto adatto, ma proprio dell’impresa di capirsi in merito alla posizione che i rispettivi corpi devono assumere sulle coordinate spazio-temporali. Ma dai, davvero volete farmi credere che quando volete incontrare qualcuno che vi interessa siete sicuri di riuscirci?

Alle 13? Di quale giorno? Ok, di domani. Ma le 13 di domani è un sintagma che non vuol dire niente. Sapremo se le 13 d domani esistono solo domani, dopo le 12:59 e 59 secondi. Ma a quel punto, per incontrarci, io dovrò esser già ; ciò vuol dire che io, da adesso fino ad allora, dovrò fare altre cose, pensare alle mie funzioni corporee, assicurarmi di non incorrere in ostacoli che mi impedirebbero di essere lì, tipo morire, insomma in definitiva fingere che “le 13 di domani” già esistano, il che non è affatto vero. Che siano consunstanziali al nostro incontrarci, e soprattutto che sarò io a dovermi portare verso di loro, perché loro non verranno mai da me portandomiti. E poi: il bar della piazza, va bene. Ma di quale città? Sì, ho capito “Roma”, ma “Roma” non vuol dire niente: Roma quale?

Allora facciamo Orione. Allora dimmi «ce la fai a stare oggi verso le sei del 2098 diciamo a… Alpha Centauri? Ovviamente il tutto funziona se è così anche per te. È così? Non so perché, quando esprimo a cuore aperto questi dubbi di solito la persona mi dà buca, confermando con precisione la mia teoria.

Quando un essere umano ci invita in qualche posto faremmo meglio a dare per scontato che non c’è limite al dominio orribile del caso. 

Ci rilassiamo appena quando dobbiamo incontrare qualcuno che conosciamo da tempo. Per un amico di sempre lo spazio è quasi indifferente, essendo funzionale a una confidenza che ci passa sulle spalle ignorando cosa c’è d’intorno, cioè: lo spazio si organizza amabilmente annullandosi come elemento significativo. L’unica preoccupazione, semmai, è cercare di far venire l’altro, l’amico, il più possibile vicino a dove stiamo noi, per limitare la gittata del caso.

Ma come funziona quando dovete incontrare una persona che al vostro cuore appare come il destino incarnato, la concrezione (l’estroiezione) di un asilo mentale che accompagna la sua assenza e i vostri giorni, l’espressione di una potenza del mondo depotenziato?

Se sei Hemingway e vuoi sfidare Scott Fitzgerald a chi ce l’ha più lungo (storia vera, eh) puoi farlo solo nella toilette di un caffè parigino. Non conosco i risultati della gara, ma sarei pronta a mettere la mano sul fuoco che una scena del genere non avrebbe mai potuto svolgersi nei cessi dell’autogrill di Cantagallo.

Quindi: dove incontrare colui, colei, che vi interessa? La prima volta per caso, ok. Una volta al bar, va bene. La volta dopo a cena. Poi, il cinema. 

Ma «La meraviglia accecante», dice Bataille neIl labirinto, «non può più essere incontrata che su un letto».

Il fatto di incontrare qualcuno (l’uno significativo) e di non morire né prima (immediatamente prima) né, come sarebbe logico, durante, è una prova che il caso è davvero indifferente ai nostri desideri.

Sentite come prosegue Bataille:

«L’immagine dell’essere amato appare all’inizio come uno splendore precario. Essa illumina e nello stesso tempo atterrisce colui che la segue con gli occhi. (...). Se un uomo incontra una donna e se l’evidenza gli fa conoscere che il destino stesso si trova là, tutto ciò che l’invade allora di simile a una tragedia silenziosa è incompatibile con l’andirivieni necessario di quella donna. (…) L’ESSERE AMATO in questo mondo disciolto è divenuto la sola potenza che abbia conservato la virtù di riportare al calore della vita».

Che è come dire Mentre tutto intorno è solamente pioggia, e Francia.

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Daniela Ranieri

Daniela Ranieri vive a  Roma, anche se si domanda perché ciò dovrebbe avere importanza in questa sede. Ha fatto reportage e documentari per la tv. Ha fatto anche la content manager, per dire. Vende una Olivetti del '79, quasi  nuova. Crede che prendere la carnitina senza allenarsi faccia bene uguale. Ha pubblicato il pamphlet satirico "Aristodem. Discorso sui nuovi radical chic" e il romanzo "Tutto cospira a tacere di noi" (entrambi Ponte alle Grazie) 

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