HHhH: la follia nazista e l’ignoranza del «cervello di Himmler»
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HHhH: la follia nazista e l’ignoranza del «cervello di Himmler»

Riporta Laurent Binet nel suo HHhH, dedicato con compulsiva ossessività al “boia di Praga” Reinhard Heydrich e ai suoi due attentatori Jan Kubiš e Jozef Gabčík, un curioso episodio degli anni successivi alla occupazione nazista della Boemia e …Leggi tutto

Riporta Laurent Binet nel suo HHhH, dedicato con compulsiva ossessività al “boia di Praga” Reinhard Heydrich e ai suoi due attentatori Jan Kubiš e Jozef Gabčík, un curioso episodio degli anni successivi alla occupazione nazista della Boemia e alla incoronazione di Heydrich come protettore e governatore di quei territori. A dire il vero l’aneddoto si situa in quella zona del riscatto della finzione sulla realtà frequentato sia dalla letteratura che dal cinema (vedi i Bastardi senza gloria di Tarantino), ma alcuni indizi postumi lo consegnano a ragione tra gli eventi probabili. Il primo a parlarne – o a inventarlo – è stato lo scrittore ceco Jiři Weil, nel suo libro Mendelssohn sul tetto: sono passati due anni dalla nomina di Reinhard Heydrich a Protettore di Boemia e Moravia, e a Praga, con l’aiuto degli inglesi, si sta organizzando la Resistenza. Ma chi era Heydrich?

Soprannominato «capra» da bambino per la sua voce chioccia, sospettato fino alla fine dalle alte gerarchie di avere sangue ebreo nelle vene (e per questo  tanto più apprezzato da Hitler che era divertito dalla, diciamo, ironia della sorte), Heydrich si era arruolato nelle SS e era entrato nelle grazie dell’ex allevatore di polliHimmler (il significato dell’acronimo HHhH è «Himmlers Hirn heißt Heydrich», «il cervello di Himmler si chiama Heydrich»), che ne aveva subito intuito la ferocia. Sarà lui, che si è guadagnato sul campo i soprannomi di ”bestia bionda” e «uomo più pericoloso del Reich», il principale ideologo – quel disgraziato 20 gennaio del 1942 sul lago Wannsee – della Soluzione finale.

Nel momento del racconto, all’incirca il 1941, ha chiesto che tutte le statue pubbliche di Praga che non rappresentino soggetti ariani o cari al Reich vengano rimosse dai loro piedistalli (e fin qui la finzione ricalca la scellerata realtà: dopo la guerra furono trovate migliaia di statue spezzate e deturpate).

Alcuni operai cechi sono sul tetto del teatro dell’Opera, dove nel 1787  fu rappresentato per la prima volta il Don Giovanni di Mozart, con l’ordine di rimuovere una statua di Felix Mendelssohn Bartholdy, il grande compositore ebreo. Solo che c’è una fila di statue e non sanno proprio da dove cominciare; neanche Heydrich, “raffinato amante della musica classica”, sa riconoscerlo (figuriamoci gli altri tedeschi). Una SS che presiede alle operazioni ha un colpo di genio: si potrebbe abbattere la statua con il naso più grosso, per andare sul sicuro. L’idea viene accolta come ragionevole, e gli operai si mettono al lavoro. Ma – disastro! – la statua che sta per essere abbattuta è quella di Richard Wagner.

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Daniela Ranieri

Daniela Ranieri vive a  Roma, anche se si domanda perché ciò dovrebbe avere importanza in questa sede. Ha fatto reportage e documentari per la tv. Ha fatto anche la content manager, per dire. Vende una Olivetti del '79, quasi  nuova. Crede che prendere la carnitina senza allenarsi faccia bene uguale. Ha pubblicato il pamphlet satirico "Aristodem. Discorso sui nuovi radical chic" e il romanzo "Tutto cospira a tacere di noi" (entrambi Ponte alle Grazie) 

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