Perché petaloso va (quasi) bene, stepchild adoption invece no
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Perché petaloso va (quasi) bene, stepchild adoption invece no

L’Accademia della Crusca protagonista della storia del piccolo Matteo che prova a inventare una parola. Ecco come si fa

Oggi in rete sembra non si parli (quasi) d’altro che di Accademia della Crusca, di Matteo e della sua maestra Margherita Aurora che ha raccontato su Facebook la storia di “petaloso”, il (potenziale) nuovo aggettivo inventato dall’alunno.

La maestra ha segnalato alla prestigiosa Accademia “petaloso” e dalla Crusca hanno risposto con una bella letterina nella quale viene spiegato con grande semplicità ed efficacia come nascono le parole che entrano nella lingua, e che, in modo autorevole, l’Accademia dichiara “accettabili”.

“Caro Matteo, — inizia la lettera — la parola che hai inventato è una parola ben formata e potrebbe essere usata in italiano come sono usate parole nello stesso modo. 
Tu hai messo insieme petalo + oso → petaloso= pieno di petali, con tanti petali.
Allo stesso modo in italiano ci sono:
pelo+oso →peloso= pieno di peli, con tanti peli
corggio+oso → coraggioso= pieno di coraggio, con tanto coraggio.
La tua parola è bella e chiara, ma sai come fa una nuova parola a entrare nel vocabolario?”

Qualche settimana fa, durante un lavoro sugli aggettivi, un mio alunno ha scritto di un fiore che era "petaloso". La...

Posted by Margherita Aurora on Tuesday, February 23, 2016

L’Accademia poi spiega a Matteo che una parola non entra nel vocabolario perché qualcuno la inventa ma perché viene usata “da tante persone” e tante persone finiscono col capirla.
È dunque necessario che tante persone in Italia comincino a “dire e scrivere ‘Com’è petaloso questo fiore!’ o come suggerisci tu ‘Le margherite sono fiori petalosi, mentre i papaveri non sono molto petalosi’, ecco, allora petaloso sarà diventata una parola dell’italiano, perché gli italiano la conoscono e la usano. A quel punto chi compila i dizionari inserirà la nuova parola fra le altre e ne spiegherà il significato. È così che funziona, non sono gli studiosi, quelli che fanno i vocabolari, a decidere quali parole nuove sono elle o brutte, utili o inutili. Quando una parola nuova è sulla bocca di tutti (o di tanti) allora lo studioso capisce che quella parola è diventata una parola come le altre e la mette nel vocabolario”. 

Ecco, coma va. Un bel modo dunque per comprendere la lingua come organismo vivo e in trasformazione. Dove le parole entrano e magari escono, ma dove “non vale tutto”.

Tanto è vero che esiste l’Accademia e un servizio di consulenza linguistica raggiungibile sul sito. 
E tanto è vero che ci sono parole ed espressioni che alla Crusca proprio non piacciono

Un esempio recente ed attuale è Stepchild Adoption. Dentro l’Accademia c’è infatti un gruppo (volevo scrivere “task force” ma non ho il tempo di controllare se è ammesso), Incipit, che ha il compito di valutare i neologismi e i forestierismi che vengono usati. 

Stepchild Adoption
“Incipit ritiene — 
dice il comunicato — che questo anglismo sia assolutamente improponibile. Gli stessi giornalisti e commentatori che ne hanno fatto largo sfoggio nella fase iniziale ripiegano ormai sulla perifrasi ‘adozione del figlio del partner’”.
“Il difetto di questa perifrasi sta solo nella sua lunghezza, e potrebbe suscitare perplessità la presenza di un forestierismo, cioè ‘partne’, ma questo forestierismo è ormai di uso comune e si offre alla lettura in forma non diversa dalle parole italiane (si legge come si scrive, almeno nella pronuncia adattata che ha corso da noi). Altrettanto non si può dire di ‘stepchild adoption’, che richiede una certa perizia nell’uso dell’inglese, tanto è vero che anche in Parlamento più di un senatore ha mostrato qualche impaccio di pronuncia. Se incappano in simili incidenti i senatori, che accadrà ai comuni cittadini?”

Adozione del configlio, la soluzione migliore; va bene anche “adozione del figlio del partner
[…] “Domenica 8 febbraio 2016, — continua Incipit — il prof. Sabatini, nella trasmissione televisiva di cui è ospite fisso, ha lanciato la proposta di tradurre ‘stepchild’ con un neologismo tutto italiano: ‘configlio’.

“Configlio è modellato in analogia ad altri gradi di parentela acquisiti da tempo, come compare, consuocera, consuocero ecc. Questa parola dal significato chiaro, analoga a parole di alto uso nell’indicare parentele, già sta incontrando un certo favore (anche perché la traduzione letterale di ‘stepchild’ in ‘figliastro’ non si adatta certo ai tempi nostri e alle nostre leggi). Pare a Incipit che configlio/configlia possano essere vantaggiosamente appoggiati, con l’augurio che abbiano fortuna e si diffondano.”

“Rispetto a ‘stepchild adoption’, — conclude il comunicato di Incipit — dunque, la proposta alternativa del gruppo Incipit è ‘adozione del configlio’, fermo restando che la già circolante e più analitica perifrasi “adozione del figlio del partner” è di per sé una soluzione accettabile e comunque preferibile all’espressione inglese.

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Luigi Gavazzi