'Frankenstein Junior' a teatro: più che un musical, è una terapia
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'Frankenstein Junior' a teatro: più che un musical, è una terapia

Sta girando per l'Italia lo spettacolo ispirato al mitico cult movie degli Anni '70. Un appuntamento imperdibile per chi considera il film e i personaggi di Mel Brooks un'autentica cura antistress

Ma chi l'ha detto che una serata nebbiosa dev'essere per forza deprimente? La sera del 17 gennaio, per fare un esempio, mi sono divertito moltissimo eppure la visibilità era molto scarsa. C'era la nebbia vera (e questo ad Assago, appena fuori Miano, a gennaio non fa notizia) e quella artificiale, all'interno del Teatro della Luna. Quando si è diradata, però, ci siamo accorti di non essere più in Lombardia, ma in Transilvania. E sul palcoscenico, ad aspettarci, c'erano proprio tutti: l'ispettore Kemp, Aigor, Frau Blücher...

È quasi impossibile non saperlo, ma se per caso siete tornati stamattina dal Borneo vi regalo un'ottima notizia: Frankenstein Junior è tornato. No, non il film: quello grazie a Dio non se n'è mai andato e dal 1974 continua a farci sganasciare, tra repliche in tv e visioni domestiche in dvd (in Italia ne sono stati venduti 500.000 esemplari, un record). Sto parlando del musical, che resterà a Milano fino al 27 gennaio, e poi continuerà a girare per l'Italia. Uno spettacolo divertente, diciamolo subito, che non solo non esce con le ossa rotte dall'inevitabile paragone con la versione cinematografica, ma diverte e coinvolge grazie a un cast di grande qualità.

Al di là però del notevole talento degli interpreti e del regista Saverio Marconi, il più grande merito di questo spettacolo è di lusingare quella parte di noi che considera Frankenstein Junior non un semplice spettacolo, ma una filosofia di vita, se non addirittura una terapia antidepressiva. Basta nominare il capolavoro di Mel Brooks, e la vita sembra meno grigia. Ne abbiamo parlato non molto tempo fa , ricordando Marty Feldman a trent'anni dalla morte, ma ci ripetiamo volentieri: la storia del dottor “Frankenstin” (che si fa chiamare così nella speranza di non essere accostato allo spregiudicato nonno e ai suoi macabri esperimenti...) è una delle parodie più acute e impeccabili che siano mai state girate, un concentrato di scene culto e invenzioni nonsense che, per quanto strano possa sembrare, con il passare degli anni hanno aumentato la loro vis comica invece di perderla. Forse dipende dal fatto che, mentre alla prima visione ridevamo perché non sapevamo quello che ci aspettava, e lo trovavamo irresistibile, oggi ridiamo ancora di più proprio perché lo sappiamo, e l'attesa delle battute le rende ancor più irresistibili.

Forse non tutti sanno che Brooks ha curato, pare con un perfezionismo maniacale, anche la versione teatrale di Young Frankenstein (questo il titolo originale del film), che ha tenuto il cartellone del Foxwoods Theatre di Broadway, poi ribattezzato Hilton Theatre, per oltre un anno. Ne sono stare realizzate 485 repliche, dal novembre 2007 al gennaio 2009, prima di partire in tour per gli Stati Uniti. Senza il beneplacito di Mel non sono state scelte neppure le stringhe delle scarpe, e il risultato si vede: anche dalle tavole del palcoscenico si alza il profumo di follia e divertimento che ha rappresentato la carta vincente del film. E non stiamo parlando solo dell'edizione newyorkese: anche la Compagnia della Rancia ha allestito un musical di ottima fattura, che propone  una serie di giovani artisti che cantano e ballano benissimo (cosa tutt'altro che scontata sulla scena del musical italiano): senza voler fare torto a nessuno, ci sentiamo di citare soprattutto Mauro Simone (Aigor), Giulia Ottonello (Elizabeth) e Valentina Gullace (Inga). Bravi, simpatici e abili a creare subito la giusta sintonia con il pubblico che, comprensibilmente, non vede l'ora di farsi coinvolgere in un rito pagano dedicato al dio Mel. Che poi il protagonista (impeccabile) dello spettacolo sia Giampiero Ingrassia, figlio dell'immortale Ciccio, fa un certo effetto: si è spesso vociferato di una reciproca stima tra Marty Feldman e la coppia Franchi-Ingrassia. Sarà vero, o si tratta invece di un desiderio inconscio dei loro fan? Di certo si tratta di tre attori sublimi, capaci di regalare dignità e spessore anche alla farsa apparentemente più elementare. E l'altra sera, vedendo Giampiero in azione, un pensiero folle mi ha sfiorato: ma ve l'immaginate come sarebbe stato Frankenstein Junior se Brooks avesse arruolato anche Franco e Ciccio ? Lo dico a bassa voce: forse sarebbe stato addirittura migliore.

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Alberto Rivaroli