Roland Petit: Esistenzialismo e rock psichedelico, al Teatro alla Scala
Ufficio stampa Teatro alla Scala
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Roland Petit: Esistenzialismo e rock psichedelico, al Teatro alla Scala

Il cartellone scaligero porta in scena due capolavori del fondatore del Ballet de Marseille: la sua influenza dal dopoguerra agli anni Settanta

Se c’è un’occasione per apprezzare la danza come forma d'arte che assimila e spesso anticipa lo spirito dei tempi, questa è la “Serata dedicata a Roland Pétit”al Teatro alla Scala di Milano. In scena ci sono due capolavori del grande coreografo francese che non potrebbero essere più diversi, ma che proprio per questo permettono di seguirne l’evoluzione artistica.

Il primo è “Le jeune homme et la mort” coreografato su libretto di Jean Cocteau nel 1946 e il secondo è Pink Floyd Ballet, sulle musiche originali della band inglese.
Ma perché i due balletti testimoniano un’evoluzione così interessante? Perché Le jeune homme et la mort è un balletto esistenzialista, che racconta il dramma di un giovane che cerca una sua solida indentità dopo il dramma della seconda guerra mondiale. Alla ricerca di se stesso, il protagonista crederà che l’amore possa salvarlo e invece si suiciderà a causa di una donna sleale. Pink Floyd Ballet invece è un’esplosione psichedelica, un grande respiro d’insieme che cresce e accoglie: prima un pas de deux, poi un pas de trois, un pas de six e infine tutto un insieme carico di energia, la stassa che ha infiammato la ribellione degli anni Settanta.

In queste due opere sono rappresentati due mondi molto lontani tra loro, ma che hanno segnato un importante passaggio storico. Quando coreografò Le Jeune Homme et La mort (sopportando a stento la supervisione e la forte personalità di Cocteau), Roland Pètit aveva 21 anni e aveva appena fondato la Compagnia degli Champs Elysées: le inquietudini del protagonista sono le sue inquietudini e vi si può dunque leggere la sua partecipazione emotiva. In Pink Floyd Ballet, Pétit è invece ormai un coreografo affermato, che legge lucidamente il suo tempo, rock, pop e visionario.

Pink Floyd Ballet fu rappresentato per la prima volta nel 1972 con musica dal vivo in una grande palestra di Marsiglia, con tripudio di luci e laser. Come in un concerto. E con lo stessa volontà di trascinare il pubblico in uno stato ipnotico collettivo favorito dagli effetti speciali e dai grandi spazi, gli stessi in cui la band amava esibirsi.

Serata Petit prevede 11 recite a partire dal 28 maggio al 20 giugno.  Nelle recite di apertura del 28 e 29 maggio Le Jeune homme et la Mort avrà come protagonisti Roberto Bolle e Marta Romagna. Subito a seguire (dal 30 maggio al 7 giugno), per la prima vota in questo ruolo alla Scala, Ivan Vasiliev e accanto a lui, in debutto nel ruolo la prima ballerina Nicoletta Manni. Nelle successive recite del 12 e 17 giugno Marta Romagna tornerà in scena con il primo ballerino Mick Zeni, coppia già rodata nel balletto, mentre le ultime recite del 18 e 20 giugno vedranno il debutto del primo ballerino Claudio Coviello e della solista Virna Toppi .
Saranno gli artisti scaligeri a popolare il palcoscenico per Pink Floyd Ballet, fra movimenti di gruppo, passi a due e assoli, per tradurre sulle punte  - e non solo -  lo sguardo di Petit  su quel progressive rock entrato nella storia, in un balletto che, dalla sua creazione, si è sempre modulato in versioni differenti, con aggiunte o sintesi, in costante evoluzione.   

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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