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Andrea Pazienza: il ricordo di Vincenzo Sparagna

Il 23 maggio Andrea Pazienza avrebbe compiuto 60 anni. Il suo amico editore ricorda la rockstar del fumetto italiano morto a soli 32 anni

Giornalista, disegnatore, ma soprattutto editore: da quando nel 1978 ha fondato al rivista Frigidaire, innovativo mix di fumetti, satira e reportage, Vincenzo Sparagna è stato il deus ex machina del fumetto underground italiano. Fu tra i primi a credere in Andrea Pazienza, di cui è stato amico, oltre che editore fino alla fine. Qui un suo ricordo del fumettista scomparso nel 1988, che oggi avrebbe compiuto 60 anni. Dire quanto ci manca Andrea Pazienza, 28 anni dopo la sua morte, non è semplice, perché ci manca da troppo tempo e dunque ogni fantasticheria su un Andrea vivo (in questi giorni abbondano) lascia un po' il tempo che trova. Certo mi/ci manca enormemente, come del resto mi/ci manca Tamburini, che morì anche lui di overdose nell'aprile 1986, come mi/ci mancano i tanti autori, scrittori, collaboratori preziosi che nel corso dei suoi 36 anni Frigidaire ha incontrato, ospitato e che sono morti sempre troppo presto. Non starò a farne un elenco, perché mette tristezza. Pensate che per il n.201 dell'aprile 2001 avevo stilato una lista di grandi frigideriani cui dedicare il giornale, ma era così lunga che decidemmo di non pubblicarla, perché sembravano le lapidi di un assurdo cimitero. Purtroppo, come scrivemmo io e Filippo Scozzari sulla copertina del numero che uscì dopo la morte di Paz, "morto un genio, non se ne fa un altro". Ma vivere solo nell'assenza terribile di questi nostri compagni d'avventura e d'invenzione (primo tra tutti il caro Andrea, con cui condividevo idee, sentimenti e sensibilità più che con altri) non sarebbe giusto. Penso ai moltissimi giovani, nati spesso dopo l'uscita di Frigidaire, che hanno davanti il futuro e ci accompagnano ancora oggi con la loro creatività, facendo di Frigidaire e di Frigolandia un centro di produzione artistica e ideale unico al mondo. Troverete qualche altra riflessione su Pazienza nel testo che ho messo su Frigolandia e su Facebook  "Quello che i morti insegnano ai vivi". Ma più ancora conta quello che di Paz ho scritto quando era vivo... Lui era un grandissimo artista, lo definii "il nostro Leonardo, il nostro Mozart", ma anche un compagno, come dire, di gioco, nient'affatto preoccupato di meschine questioni di copyright tipo "questo è mio, questo è tuo...". Con lui c'era uno scambio di idee, di segni, di parole. Tante battute sono nate in dialogo con me e con gli altri, e tra noi due, in perfetta simbiosi, nacque pure l'idea dell'Arte Maivista ragionando sul senso e l'unicità dei miei inclassificabili disegni, ma anche sull'arte nostra e l'arte in generale. Sono cose che forse non troverete nelle ristampe (onestamente un po' funebri, ma comunque positive per trasmettere la sua memoria ai più giovani). Restano comunque a documentarle le pagine di Frìzzer e Frigidaire, ma le trovate anche sul mio libro "Frigidaire, l'incredibile storia e le sorprendenti avventure della più rivoluzionaria rivista d'arte del mondo", edito da Rizzoli nel 2008. Francamente sono infastidito da quella ipocrita nostalgia che celebra i morti e intanto continua a cancellare i vivi. Ad esempio quando Andrea era ben vivo (tre anni prima che morisse) lo Stato ci colpì al cuore cancellandoci dalle riviste culturali e così rubandoci centinaia di milioni che ci erano dovuti per i rimborsi di legge sul prezzo della carta gonfiato dallo stesso Stato, milioni che avrebbero aiutato lui e tutti noi a continuare a creare liberamente senza l'angoscia della mancanza di denaro (Andrea scrisse una lettera aperta sull'argomento cui nessuno rispose....). I geni bisognerebbe sostenerli da vivi, non combatterli senza quartiere e aspettare che muoiano per tesserne le lodi. In quanto al pranzo da Pertini l'ho raccontato nell'introduzione all'albo Pertini, preparato con Andrea nel 1983. Il buon Sandro ("datemi del tu, se no mi offendo") ci invitò al Quirinale perché aveva visto una bella copertina del Male disegnata da Andrea. Dovevamo andarci in tre Andrea, come autore del disegno, io e Vincino, come direttori del Male. Poi all'ultimo momento Andrea decise di partire per Bologna per questioni di cuore... Così il previsto terzo posto alla tavola del nostro Presidente fu occupato da Forattini (che con noi aveva poco a che fare, salvo qualche simpatia di superficie). Quattro anni dopo cercammo di farci invitare di nuovo, da ciò l'idea e la realizzazione in pochi giorni dell'albo Pertini, ma non arrivò nessun'altra chiamata. Su questa storia ne hanno dette di tutti i colori. Eppure il racconto sull'albo Pertini era già molto chiaro e scritto con Andrea dall'altra parte del tavolo. Davvero Cose d'A.Paz... come titolammo l'albo che avevamo preparato nei mesi prima che morisse e che uscì in edicola pochi giorni dopo la morte, solo con l'aggiunta di una breve dichiarazione mia e di Scozzari sulla tragedia che ci aveva colpito a tradimento. (testo raccolto da Eugenio Spagnuolo)

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Eugenio Spagnuolo