Alexander-Sokurov
ANSA/CLAUDIO ONORATI
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Francofonia, l'arte come salvezza davanti alla guerra

A Venezia il regista russo Alexander Sokurov presenta, in concorso, un lavoro sull'identità dell'Europa

Alexander Sokurov è il regista di Francofonia, in concorso al Festival di Venezia.
Un russo che narra e delinea alcuni aspetti dell'identità europea. Bello l'incrocio, visto che essere russo significa guardare l'Europa un po' di traverso.

Francofonia racconta, in effetti un po' stranamente, questa identità "ormai alla deriva".

Con poesia, ironia, soluzioni tecniche all'avanguardia e soprattutto con la visione dell'arte come salvezza anche di fronte all'atto più ingiusto: quello della guerra.

E il tutto con al centro il Louvre come asse del mondo, museo che, tra l'altro, ha coprodotto il film che sarà distribuito in Italia da Academy Two.

Il regista russo, che aveva già vinto con Faust il Leone d'oro nel 2011, si confronta con l'arte e con il suo valore scomodando tutti: Stalin, Tolstoj, Hitler e un buffo Napoleone, orgoglioso di aver riempito le sale del Louvre con le sue conquiste.

Due uomini eccezionali
Tra immagini d'epoca, dialoghi con il capitano di una nave in balia delle onde con container pieni di opere d'arte (simbolo di un destino che tutto può cambiare da un momento all'altro), il film racconta soprattutto la storia di due uomini eccezionali.

Il direttore del Louvre, Jacques Jaujard (Lois-Do de Lenquesaing), e l'ufficiale di occupazione nazista, il conte Franziskus Wolff-Metternich (Benjamin Utzerath) che, durante l'occupazione nazista del 1940, trovarono, da individui e non da soldati, un accordo per salvare quell'immane patrimonio contenuto nel museo.

Cosa saremmo senza i musei
Tante le immagini di ritratti ripresi all'interno del Louvre ("Il ritratto racconta di noi, della nostra storia. Che sarebbe l'Europa senza l'arte del ritratto?"), mentre la voce fuori campo dello stesso regista dice: "Il museo è la parte più stabile del mondo della cultura. Cosa saremmo senza musei?".

L'inno russo
In finale l'inno russo, stravolto da una lettura che ricorda quello americano fatto da Jimi Hendrix, quasi a firmare, senza dirlo, un disagio della sua stessa patria di provenienza.

"La guerra e la storia non insegnano nulla, basti pensare alla Crimea e all'Ucraina. Le idee più belle e quelle più orribili - ha detto Sokurov oggi al Lido - vengono dall'Europa che ormai e' alla deriva. E questa civiltà ha accumulato errori su errori che hanno portato a una catastrofe morale, una vera tragedia".

La pittura ci permette di capire chi siamo noi europei
Dai politici poi, aggiunge il regista, "non arriva nessuna vera risposta, non le sanno dare o, forse, non le hanno mai sapute dare". "Nella prima parte della mia vita davo grande importanza alla forma più che al significato, ma ora contano per me più le individualità. La pittura - conclude Sokurov - ci permette di capire chi siamo noi europei. Guardare il viso degli altri è importante per capire ciò che ci diversifica e ciò ci unisce. La cultura non si può mescolare, ma va avvicinata nel modo più tenero possibile. Bisogna entrare nello sguardo dell'altro". (ANSA).

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