Philomena, Judi Dench emoziona Venezia
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Philomena, Judi Dench emoziona Venezia

Conquista tutti come meravigliosa protagonista della pellicola in concorso di Stephen Frears, che dice: "Vorrei che il mio film lo vedesse il Papa"

Qualcuno l'ha già eletto come il "mio Leone d'oro fino ad ora". Qualcun altro l'ha definito "capolavoro", mentre lucidava gli occhiali resi opachi dalle lacrime. Philomena di Stephen Frears è il film in concorso alla Mostra del cinema di Venezia che al momento ha più emozionato, raccogliendo sonori applausi alla fine della prima proiezione per la stampa (e qualcuno anche in corso). E sono stati intensi e lunghi, un vero e proprio attestato di stima, gli applausi dei giornalisti per il cast riunito, e soprattutto per lei, la divina Judi Dench, capello corto bianco neve, eleganza pura e un'espressione in viso assai più rilassata di come siamo abituati a vederla come M accanto allo 007 di Daniel Craig.

Bernardo Bertolucci, presidente di giuria di Venezia 70, ha detto che premierà l'originalità e la sorpresa. Se Philomena non può definirsi di certo originale, è però una bella esplosione per il cuore. Pur raccontando tematiche già note ed emerse in film come Magdalene di Peter Mullan, pur utilizzando una forma di narrazione classica, tra flashback e presente, appassiona grazie a un finissimo equilibrio tra umorismo e commozione.

La storia che ci fa piangere e ci fa ridere è una storia vera, purtroppo. È quella di Philomena Lee, rimasta incinta da adolescente in Irlanda nel 1952. Ritenuta "donna caduta nel peccato", fu chiusa nel convento di Roscrea, dove le suore le strapparano il figlioletto per darlo in adozione (dietro pagamento di soldoni) a benestanti genitori americani. Cinquant'anni dopo, non c'è giorno in cui Philomena, interpretata da una stupenda Dench, non pensi a suo figlio, ed è ormai decisa a ritrovarlo, nonostante le menzogne delle monache. Cercherà l'aiuto di Martin Sixsmith, giornalista appena rimosso dal ruolo di consulente per il governo laburista a cui dà corpo uno spassoso Steve Coogan, che è anche autore della scoppiettante e arguta sceneggiatura, scritta insieme a Jeff Pope. Da una parte c'è un uomo cinico e abituato a muoversi tra i potenti e tra lussi e viaggi in prima classe; dall'altra c'è una donna del popolo, semplice e attenta a non consumare nulla in aereo perché "su Ryanair si paga tutto". All'ironia disincantata e colta dell'uno, fa da incastro perfetto la genuinità pimpante e contenta delle piccole cose dell'altra. Al materialismo e alla mancanza di credi di lui, la Fede cieca e ingenua dell'altra, persistente nonostante tutto.

"Credi in Dio, Martin?", gli chiede Philomena. "È una risposta così complessa che non si può dare una risposta semplice. E tu?", replica lui. "Sì".

Questo è solo uno dei deliziosi scambi tra i due che scriverei su un block notes per ricordarli.

"La complessità di questa storia mi ha attratto", afferma Frears, già autore di The Queen (2006). "Il mio cuore tende verso il giornalista, anche se vorrei che questo film lo vedesse il Papa. Mi sembra un bravo tipo. Mi sembra ci sia oggi un'apertura della Chiesa verso ciò che è successo nel passato... come nel film".

"Philomena dà dignità a chi ha una Fede semplice, non è un attacco", spiega Coogan. Nel dramma doloroso di Philomena, tanti sono gli elementi comici presenti, che risultano però bilanciati, non creano unioni stridenti. "La storia era tanto triste di per sé che secondo noi era necessario dell'umorismo per alleggerire" continua Coogan. "Il mio background è comico (Tropic Thunder, Una notte al museo 2, ndr), quindi dovevo frenarmi e ho chiesto a Stephen di farlo. L'aspetto comico non doveva essere triviale".

Philomena Lee è ancora in vita e non ha posto alcun paletto al film, né dato indicazioni. "L'ho incontrata prima di iniziare le riprese", racconta Dench. "È una persona estremamente divertente, ha 80 anni ma è incredibilmente vivace. Siamo andate subito molto d'accordo perché abbiamo un umorismo simile. È una responsabilità interpretare una persona vivente. La mia preoccupazione era che la sceneggiatura le rendesse giustizia. La sua ingenuità e il suo senso di umorismo naïf sono fantastici, non li abbiamo esagerati nel film".

Anche se, vista la sua innata raffinatezza quasi severa, può risultare un po' difficile vedere l'ex Regina Elisabetta di Shakespeare in Love come donna fragile e popolana, Judi Dench c'è riuscita. Ha reso giustizia a Philomena Lee. Ce l'ha fatta amare. Ci ha fatto provare una solidarietà profonda. Due grandi donne, un film che può ambire al Leone d'oro.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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