Tom Cruise in Jack Reacher, guarda chi si rivede!
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Tom Cruise in Jack Reacher, guarda chi si rivede!

Nel suo nuovo film il divo americano è tornato in vetta al box office. Archiviato il divorzio da Katie Holmes, le polemiche su Scientology e qualche pellicola da dimenticare, è pronto a riprendersi il suo ruolo di re Mida di Hollywood

Alla fine anche Scientology ha dovuto cedere, di fronte alla potenza di un culto che a Hollywood non ha rivali: quello del dio dollaro. Se guadagni (e, soprattutto, fai guadagnare), media e studios ti  perdonano tutto, con una velocità che Bolt se la sogna, e quelli che sembravano peccati mortali diventano all'improvviso marachelle da boy scout. Tom Cruise torna a dominare il box office, e come d'incanto le polemiche sull'influenza nefasta che la “religione” fondata da Ron Hubbard eserciterebbe sul divo evaporano in un nanosecondo. È il mondo degli studios, bellezza: ieri eri finito, oggi tutti ti sorridono sussurrando: «L'ho sempre detto che eri il migliore...».

Lasciamo da parte la filosofia spicciola, e restiamo ai fatti: il nuovo film di Tom Cruise, Jack Reacher (in Italia è uscito il 3 gennaio), ha incassato nei primi dieci giorni di programmazione 45 milioni di dollari negli Stati Uniti. Aggiungendo gli altri 22 raggranellati qua e là per il pianeta, si evince che la pellicola (costata “solo 60 milioni) si rivelerà molto probabilmente un grosso affare.

«Che c'è di strano?», direte voi: nella carriera di Tom i successi al botteghino sono la regola, non l'eccezione. Non a caso Cruise è stato il primo attore della storia a girare 5 film di fila, dal 1992 al 1996, che hanno superato in patria la quota dei 100 milioni incassati (per la cronaca erano Codice d'onore, Il socio, Intervista col vampiro, Mission: Impossible e Jerry Maguire).

I cachet da 15 milioni a film per lui sono la regola, e spesso si sono rivelati soldi ben spesi: secondo una statistica pubblicata dalla rivista Forbes nel 2007, per ogni dollaro pagato all'attore se ne incassavano in media 11. Niente male davvero, come investimento. Insomma, perché stupirsi se questo re Mida del set ha fatto centro un'altra volta? Semplice, perché il 2012 è stato per Tom un autentico annus horribilis, scandito dal divorzio da Katie Holmes e dalle successive polemiche sulla custodia della figlioletta Suri. A peggiorare le cose, per l'esuberante divo di Syracuse, ha provveduto il rinfocolare delle insinuazioni sulla sua presunta dipendenza da Scientology. Storia vecchia, ormai: a intervalli più o meno regolari, si alza il coro di chi considera Cruise una specie di pupazzo telecomandato, pronto a fare tutto e il contrario di tutto pur di seguire alla lettera gli ordini di confratelli e sacerdoti (si chiameranno così? Boh...). Curiosa teoria, soprattutto se riferita a uno dei divi più egocentrici e accentratori di Hollywood. Di certo c'è che, finché per lui le cose andavano a gonfie vele, i suoi detrattori dovevano farsene una ragione e rodersi il fegato; negli ultimi tempi, però, il carisma dell'attore ha mostrato qualche crepa, e chi ha sempre voluto vederlo al tappeto ha ripreso coraggio.

La rottura con la Holmes ha trasmesso per la prima volta l'immagine di un rubacuori ferito, quasi preso alla sprovvista da una decisione non sua, e lontano anni luce dal fusto irresistibile e sicuro di sé che nel 1990 veniva incoronato uomo più sexy del mondo dal settimanalePeople. E poi, diciamola tutta: anche la carriera di Tom, e non solo la sua vita privata, era da tempo in declino. Da lui, vincitore di tre Golden Globe e unico attore al mondo a poter vantare nello stesso curriculum ruoli da protagonista con Stanley Kubrick, Martin Scorsese, Steven Spielberg e Oliver Stone, ci si aspettava decisamente di più che film mediocri come Mission: Impossible III (2006), Operazione Valchiria (2008) e Innocenti bugie (2010). Pellicole di scarso spessore e, pur senza essere dei veri flop, deludenti anche al botteghino.

I primi segni di risveglio si erano avuti con Protocollo fantasma (2011), quarto capitolo della serie di Mission: Impossible, accolto da un indubbio successo commerciale (700 i milioni incassati), eppure non ancora sufficiente a riaprire la vecchia linea di credito verso il protagonista. Colpa dello scandalo coniugale in piena deflagrazione? Delle illazioni, mai così pesanti, sull'ingerenza della setta nella gestione del divorzio e, perfino, nell'educazione della bambina? Fatto sta che, per la prima volta, sembrava che il figliol prodigo non fosse più ben accetto, neppure con una cospicua dote al seguito. L'uscita di Jack Reacher, invece, ha rimesso le cose a posto: archiviate civilmente le sue beghe familiari, Cruise è rientrato a pieno titolo nel ruolo che gli compete: il divo. Atletico, piacione, capace di riempire i cinema, le pagine dei giornali, le tasche dei produttori. E, naturalmente, le sue.

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Alberto Rivaroli