The Gatekeepers, il lato oscuro dei servizi segreti israeliani
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The Gatekeepers, il lato oscuro dei servizi segreti israeliani

Arriva nelle sale il film verità sullo Shin Bet: un documento eccezionale in cui sei ex spie raccontano la loro terribile verità

Mentre scorrono le immagini del film The Gatekeepers si può pensare di star guardando una puntata speciale di Homeland, la serie cult sulle spie. Invece questa è la realtà: è maledettamente tutto vero.

The Gatekeepers, (I guardiani, da oggi nelle nostre sale, distribuito da I Wonder Picture)  è un documentario eccezionale girato dal regista israeliano Dror Moreh, che ha realizzato lunghe interviste ai sei ultimi capi dello Shin Bet, il leggendario servizio segreto israeliano, fondato nel 1949 da David Ben Gurion il primo presidente di Israele. "Sono andato a trovare le persone che avevano avuto nelle mani il potere di modellare la storia", ha raccontato il regista. "Vivevano nell’ombra e non avevano mai voluto parlare del loro lavoro, tanto meno di fronte a una telecamera".

Il più segreto dei servizi segreti al mondo per la prima volta si mette a nudo, arrivando attraverso il racconto dei suoi protagonisti a svelare i retroscena dei più importanti avvenimenti storici: dalla Guerra dei sei giorni, alla nascita dell’Olp, dalla prima inaspettata Intifada nell’87 ai terribili attentati suicidi sugli autobus a Tel Aviv (e le immagini mai viste dei corpi fusi con le lamiere sono terrificanti). Il premier Benjamin Netanyahu si è rifiutato di vederlo, ma nelle parole di questi sei uomini, che dovevano fare riferimento unicamente al premier in carica, c’è una chiara accusa ai politici d’Israele: che hanno sempre saputo e appoggiato ogni operazione.

"Quando capimmo che Yitzhak Rabin era in pericolo, gli chiesi di indossare un giubbotto antiproiettile, ma lui si rifiutò, lo riteneva immorale. Quel giubbotto avrebbe potuto salvargli la vita, avrebbe potuto dare un altro corso alla Storia", racconta Carmi Gillion, a capo dello Shin Bet al momento dell’uccisione di Rabin per mano del terrorista Yigal Amir, militante della destra religiosa. E sulla morte del leader politico le ex spie sono concordi: lo Stato difese e scarcerò i coloni e gli estremisti religiosi, quelli che avevano fomentato il suo attentato e volevano bombardare la Spianata delle Moschee a Gerusalemme. "Sarebbe stato l’Armageddon, la guerra totale".

La storia raccontata da chi l’ha vissuta è molto diversa da come ci appare: il film mostra immagini spaventose e vere, come l’ingresso dei soldati israeliani in una casa palestinese di notte in cerca di presunti terroristi. Nella luce verde dei militari come ombre i bambini svegliati che piangono, le donne strappate dai letti che supplicano.  "Siamo diventati un popolo di persone crudeli. L’occupazione israeliani nei territori non è dissimile da quella nazista in Europa", confessa Avraham Shalom, il più vecchio, che fu a capo dell'organizzazionedal 1980 al 1986. A guardarlo sembra un nonno con le bretelle. Ma  fu lui al centro dell’affaire del bus 300, quando nel 1984 quattro terroristi palestinesi sequestrarono un autobus di linea. L’esercito intervenne, due guerriglieri furono uccisi e due vennero presi. Erano in buona salute, il film li mostra dopo l’arresto, vivi, ma poi il servizio segreto annunciò che erano morti. Shalom guarda fisso in macchina e dice: "Furono uccisi mentre avevano le mani legate dietro la schiena".

Ma come si può giudicare  l’orrore di quel periodo storico di nascente terrorismo? "Tiravi un sasso a Nablus e beccavi o un gatto o un terrorista", ricorda Yaacov Peri, occhi azzurri e una biografia da personaggio di John Le Carrè. "Certe notti arrestavamo anche centinaia  di persone". E gli interrogatori erano senza regole. "La mia prima esperienza fu dentro la prigione di Gerusalemme, chi entra lì può arrivare  a confessare di aver ucciso Gesù", ammette Gillon. Ma, continua,  nella guerra al terrorismo bisogna dimenticarsi la parola moralità.

Eppure alla fine l’uomo dagli occhi blu, la spia che sembra nata dalle pagine di un romanzo si piega e dice: "In questo lavoro quando vai in pensione diventi irrimediabilmente un po’ di sinistra".

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Terry Marocco