Nanni Moretti, 60 anni, auguri al regista ricordando cinque suoi film
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Nanni Moretti, 60 anni, auguri al regista ricordando cinque suoi film

Ricorrenza storica per il regista romano, uno dei protagonisti più sensibili e rigorosi della scena internazionale. Per l'occasione, ecco una Top 5 dei suoi film migliori

Nella vita di un personaggio pubblico sono tante le istantanee che possono essere scelte come simbolo di una vita e di una carriera. È così anche per Nanni Moretti che, per quanto schivo, facendo un lavoro come il suo si è dovuto rassegnare a concedere qualcosa di sé all'opinione pubblica.

Oggi il regista romano compie 60 anni, e grazie a Dio non lo vedremo in qualche festa caciarona di quelle descritte dal suo collega Paolo Sorrentino in La grande bellezza. Anzi, non lo vedremo proprio, e personalmente la trovo una scelta tanto ovvia quanto lodevole: i party evento lasciamoli agli altri. Però mi è venuta ugualmente la curiosità di scegliere un momento speciale della sua storia, quello che mi piace ricordare ogni volta che penso a lui. Non è stato difficile scegliere: è la cerimonia di premiazione del Festival di Cannes del 2001, quando Moretti ha conquistato la Palma d'oro per La stanza del figlio.

Elegantissimo, emozionatissimo, il vincitore balbetta qualche parola in francese e poi passa all'italiano, ringrazia tutti e poi stringe i pugni come un centravanti dopo il gol, sorridendo di una gioia vera, incontrollabile. E io, e spero con me tantissimi altri, ho ripensato a un altro momento simile: il trionfo di Roberto Benigni alla notte degli Oscar con La vita è bella.

Orgoglio patriottico? Direi di no, anche se personalmente sono contento se un film italiano che trovo bellissimo riceve nel mondo l'accoglienza che merita. Il sentimento prevalente, però, è stato il sollievo che si prova quando un colossale equivoco viene chiarito. Quale? Quello che ha portato per tanti anni a considerare il giullare Roberto e lo scontroso Nanni due fenomeni di nicchia. Uno con il suo umorismo surreale e (secondo i detrattori) leggero, con i suoi Johnny Stecchino e piccoli diavoli; l'altro rinchiuso in un universo tutto suo, i cui riferimenti solo pochi (si fa per dire) fedelissimi erano in grado di cogliere.

Oggi lo possiamo dire a voce alta che erano tutte fregnacce, ma per quanto tempo ce le siamo dovute sorbire? Poi è venuta la luce: per il toscanaccio è stata la folle sfida di raccontare l'Olocausto con un sorriso amaro sulle labbra, per l'ex autarchico il racconto normale e sconvolgente del calvario di un padre davanti al figlio che non c'è più.

È passato qualche anno, ma stavolta non invano. Oggi, finalmente, la percezione di questi due straordinari personaggi è cambiata. Con tutto il rispetto per Benigni, l'impresa più ardua (e, ne sono certo, inconsapevole) l'ha compiuta Moretti. Ve lo vedete Nanni che alterna letture di Dante e battute davanti a migliaia di persone? No, questo tipo di estro gli manca, eppure è riuscito a liberarsi dai lacci che la malafede altrui e il suo carattere non proprio gioviale gli avevano appiccicato addosso. Dopo La stanza del figlio nulla è stato come prima, e sapete perché? Perchè Moretti, esattamente come Benigni, ha smesso di dividere. Ha fatto qualcosa di talmente bello che tutti, volenti o nolenti, hanno dovuto accettare la grandezza del suo lavoro, dargli il benvenuto nel ristretto club degli eletti: artisti straordinari, che rimangono tali anche se ciccano un film o una battuta. E soprattutto, capaci di parlare a tutti, anche se poi non tutti sono disposti ad ascoltarli. Io lo sono, e li ringrazio per quello che hanno detto finora e quello che diranno domani. Nell'attesa, vi consiglio i miei cinque film preferiti di Nanni Moretti.  

1. LA MESSA È FINITA (1985)

Per me è questo il suo film più importante: non solo per la qualità artistica, davvero straordinaria, ma per la svolta che imprime alla carriera dell'autore. A chi lo accusava di rappresentare il simbolo brillante ma gelido di una ristretta élite intellettuale, Moretti dimostra invece di essere capace di parlare a tutti affrontando con forza poetica e morale temi delicatissimi (la fede, la vocazione religiosa, il crollo degli ideali in una società allo sbando). Non solo: nei panni di un giovane sacerdote, rientrato a Roma dopo anni nelle missioni e incapace di riannodare i rapporti che fino a qualche anno prima gli parevano saldissimi, Nanni è anche un impeccabile interprete. 

 

2. LA STANZA DEL FIGLIO (2001)

Quando il figlio adolescente muore in un incidente subacqueo, il padre psicanalista vede sbriciolarsi tutte le sue certezze: il lavoro, il matrimonio, il rapporto con l'altra figlia. Da dove si può ricominciare a vivere? Uno dei film più universali di Moretti, interprete di sentimenti e debolezze che nessuno può sentire lontani. Un dramma poetico che descrive una famiglia normale, straziata da un dolore enorme, e il suo estenuante tentativo di andare avanti nonostante tutto. Il risultato è un gioiello che, 23 anni dopo L'albero degli zoccoli di Ermanno Olmi, vince sulla Croisette.

 

3. HABEMUS PAPAM (2011)

In un film che racconta i segreti del Conclave e il tormento interiore di un anziano cardinale che non se la sente di accettare l'elezione a Pontefice, era impossibile per Moretti interpretare il ruolo principale: tocca così a uno straordinario e indimenticabile Michel Piccoli imprimersi nella memoria collettiva. Alla popolarità del film, inevitabilmente, ha contribuito il fatto che la sceneggiatura, apparentemente surreale, per certi versi ha anticipato la realtà, ovvero la clamorosa decisione di Benedetto XVI di lasciare il soglio pontificio. In ogni caso si tratta di un'opera di estrema raffinatezza. 

 

 

4. CARO DIARIO (1993)

È il film in cui Nanni, splendido quarantenne, scorrazza in Vespa per Roma, gira per le Eolie con un amico, affronta una kafkiana via Crucis tra un medico e l'altro per risolvere i suoi problemi di salute. Tre episodi per riflettere spesso amaramente su  se stessi e un mondo sempre più incomprensibili. Anche per questo film Moretti viene premiato a Cannes, ma «solo» per la migliore regia.

 

5. BIANCA (1984)

Non poteva mancare uno dei manifesti del primo Moretti, costellato di scene cult come quella in cui il protagonista mangia Nutella calato all'interno di un enorme vasetto. Lui è Michele Apicella, alter ego cinematografico del regista, stavolta impiegato come professore in un grottesco istituto sperimentale, teatro di una serie di omicidi. Tra le tante scene passate alla storia, la querelle sulla Sacher torte.

 

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Alberto Rivaroli