Foxtrot
Biennale di Venezia

Mostra del cinema di Venezia 2017, i 5 film più belli

Il nostro Leone d'oro? "Foxtrot". Ecco i film più amati al Lido e da ricordare

Mentre il buon Paolo Baratta, presidente della Biennale, ha già lanciato l'invito alla 75^ edizione ("Viva la 75^, appuntamento al 29 agosto 2018"), dalla Mostra del cinema di Venezia numero 74 porto a casa bei ricordi. Non ha vinto il Leone d'oro chi volevo, ma chi volevo è arrivato secondo (Foxtrot). E chi ha vinto (The shape of water) era tra i miei film preferiti, con il merito di mettere d'accordo sia pubblico che critica. 

Il livello medio dei film in concorso quest'anno è stato più alto del 2016. Pochissimi infatti i fischi e gli ululati in sala (i più fragorosi per Mother!, qualcuno per Una famiglia).

Nel palmarès dei vincitori, secondo il mio palato, solo due premi sono un po' stonati: 

  • il premio speciale della giuria a Sweet country: lo avrei assegnato a Angels wear whitedi Vivian Qu (tra l'altro unica regista donna in concorso); 
  • la Coppa Volpi a Charlotte Rampling, protagonista del film italiano Hannah. Con tutto l'ovvio rispetto per la divina Rampling, in Hannah è stato esiguo lo spettro di sfumature emotive esplorate, anche a causa del personaggio interpretato, cupo, silenzioso, chiuso in un'impenetrabilità ombrosa (non troppo dissimile dalla sua interpretazione in un altro film italiano recente, Tutto parla di te di Alina Marazzi, 2013). Se si voleva dare un omaggio alla carriera, e intanto dare un premio in maniera indiretta a un film italiano, allora meglio premiare la caleidoscopica Helen Mirren di The Leisure Seeker di Paolo Virzì. Se si voleva premiare la migliore attrice, invece, sarebbe stato più giusto scegliere l'intemperante Frances McDormand di Three Billboards Outside Ebbing, Missouri (probabilmente la giuria guidata da Annette Bening ha preferito distribuire gli otto premi a disposizione su otto film, per questo Frances è rimasta a bocca asciutta).

A conti fatti, dopo 27 film visti in quel di #Venezia74 (soprattutto della sezione ufficiale in concorso), ecco la mia personale classifica dei film più belli. Sono 5 i film che porto nel cuore. Eccoli, in ordine di gradimento.

I 5 film più belli visti a Venezia 2017

1) Foxtrot di Samuel Maoz 

(Israele, Germania, Francia, Svizzera)

Film in concorso. Suddiviso in tre sequenze, Foxtrot è un viaggio emotivo affascinante, dove il dolore più acceso della perdita di un figlio fa spazio all'ironia giocosa in un posto di blocco israeliano, e poi di nuovo al dramma, fino all'accettazione. Come in una tragedia greca in tre atti. Sullo sfondo contraddizioni e tensioni di israeliani e palestinesi in perenne guerra. 
La prima sequenza è simmetrica e fredda, la seconda calda e soffice, meravigliosa, da vedere e rivedere, come il sogno di un artista; la terza ha il sapore del cielo dopo la tempesta. 
Un film forte, sia a livello estetico che a livello emotivo. A unire e dividere un padre tormentato e un figlio soldato annoiato, poco più grande di un bambino, la danza imponderabile del fato, ostinato e imprevedibile.

Foxtrot ha vinto il secondo premio più importante, il Leone d'argento - Gran Premio della Giuria. Il regista israeliano Samuel Maoz, ex soldato, a Venezia aveva vinto il Leone d'oro nel 2009 con Lebanon

2) Jusqu'à la garde di Xavier Legrand

(Francia) 

Film in concorso. Jusqu'à la garde (L'affido) è la sorpresa più bella della 74^ Mostra del cinema di Venezia. Un film asciutto ed essenziale sulla violenza domestica, tremendo ed emozionante. Un'opera prima che ha la forza del grande cinema. Quel cinema che non cerca orpelli ma la forza della verità. La verità, però, non emerge subito. Legrand, regista e sceneggiatore francese alla sua opera prima, sceglie un punto di vista diverso, che non inquadra subito il "mostro". Come se fossimo anche noi spettatori giudici dell'affido del piccolo e biondissimo Julien (lo stupendo esordiente Thomas Gioria), ci perdiamo nei meandri del dubbio, diamo il beneplacito della buona fede. Intanto la tensione sale. Fino al poderoso finale, in cui scoppiano le lacrime e ci si sente persi, inermi, angosciati, nella vasca da bagno, stretti a Julien e a sua madre Myriam  (Léa Drucker).

Jusqu'à la garde ha vinto sia il terzo premio più importante, Leone d'argento per la miglior regia, che il Leone del Futuro - Venezia opera prima Luigi De Laurentiis.

3) Three billboards outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh 

(Gran Bretagna)

Film in concorso. Three billboards outside Ebbing, Missouri è una storia esplosiva, corrosiva, divertente, che parte da uno spunto originale: una madre, in cerca di giustizia per la figlia violentata e uccisa, noleggia tre cartelloni pubblicitari dove lancia una evidente accusa alla polizia del posto, rea di non aver ancora trovato il colpevole. Con il sapore del western, ne esce una commedia nera piena di colpi bassi, con Frances McDormand incontenibile. L'odio genera odio, in una parabola deflagrante. Favolosa la sceneggiatura, croccante e tutta da gustare, in risate.

Three billboards outside Ebbing, Missouri ha vinto il premio Osella per la sceneggiatura, scritta dallo stesso regista britannico Martin McDonagh.

4) This is Congo di Daniel McCabe

(Usa) 

Film fuori concorso. Il fotogiornalista statunitese Daniel McCabe realizza un documentario drammatico e illuminante. Ci mostra la tragedia senza fine del Congo, Paese fiero e infelice, perennemente in guerra, da 20 anni, con 5 milioni di morti alle spalle. L'esercito nazionale da una parte, dall'altra oltre 50 gruppi ribelli, i civili nella morsa, disorientati e sempre in pericolo. La miseria regna, nonostante il Congo disponga di ricchezze minerarie strabilianti.
McCabe dà spazio a tutte le parti coinvolte e intanto ci porta in prima linea durante gli scontri di guerra, sotto il fuoco dei mortai, nell'infida uccisione del colonnello Mamadou Ndala. Sempre in prima linea, accanto a lui, testimone coraggioso.

5) The shape of water di Guillermo Del Toro 

(Usa)

Film in concorso. Il fantasy si fa inusuale mezzo per raccontare e superare la paura del diverso, in una favola acquatica che incanta a livello visivo e sa sedurre sul fronte narrativo, pur piegandosi a un romanticismo un po' troppo esaltato sul finale. Del Toro ci sa fare nel dosare ricerca estetica, umorismo e cuore. Con il Leone d'oro in mano, nei ringraziamenti, ha invitato il pubblico a rimanere puri. Lui è rimasto puro. Il suo cinema è puro. Una gioia per gli occhi.

Con The shape of water (La forma dell'acqua) il regista messicano ha vinto il Leone d'oro


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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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