Linda Lovelace: in un film la vera storia di Gola profonda
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Linda Lovelace: in un film la vera storia di Gola profonda

Applausi al Sundance Festival per la biografia dell'attrice che interpretò nel 1972 il film porno più famoso di tutti i tempi. Una pellicola destinata contro ogni aspettativa a entrare nella storia del XX secolo. Ecco perché

L'America degli Anni 70 in tre parole? Vietnam, Watergate, Gola Profonda. Una guerra, uno  scandalo, un film porno: tre cicatrici profonde sul sogno a stelle e strisce. Equiparare due tragedie a una mediocre pellicola a luci rosse sarebbe una follia, ma nel loro piccolo anche le avventure a tripla X girate nel 1972 da Gerard Damiano hanno contribuito non poco (e tra poco vi spiego il perché) a scoperchiare il pentolone di ipocrisia e bassezza che era ormai in piena ebollizione dalle parti della Casa Bianca.

Prima di proseguire, però, spieghiamo a chi ha meno di 50 anni chi era Linda Lovelace, la protagonista del porno più famoso e discusso di sempre. Una ragazza bella e infelice, che buttò la sua vita nel cesso per 1.200 dollari. Fu questo il cachet ottenuto per interpretare Deep Throat (titolo originale del film). Poco più di un lavoro amatoriale, costato la miseria di 25.000 dollari e destinato a incassarne 600 milioni; un fenomeno passato alla storia non solo per aver di fatto trasformato il porno in un'industria, ma soprattutto per la sua capacità assolutamente imprevedibile di spaccare l'America in due e di conclamare una rivoluzione sessuale ormai pronta a esplodere. Processato in 30 città e bandito da 23 Stati, scatenò un dibattito e una guerra giudiziaria destinati a durare anni. Quanto ai protagonisti, pagarono tutti a caro prezzo quello che, visto oggi, appare più che altro un gesto a metà tra incoscienza e goliardia di pessimo gusto.

La storia del film e di Linda Susan Boreman, morta a soli 53 anni nel 2002, sono tornate di grande attualità perché nei giorni scorsi, al Sundance Festival (il festival del cinema indipendente, organizzato in Ohio da Robert Redford), è stata presentata in prima assoluta Lovelace, un biopic interpretato da Amanda Seyfried (nel ruolo principale), Peter Sarsgaard (Chuck, il  marito-sfruttatore) e Sharon Stone (Dorothy Boreman, sua madre).

La pellicola diretta da Rob Epstein e Jeffrey Friedman (che tra pochi giorni arriverà anche in Europa, per essere presentata al Festival di Berlino) si occupa soprattutto del dramma umano di Linda: l'adolescenza infelice a New York, in una famiglia arida e bigotta; l'incontro con Chuck Traynor, un uomo che l'affascina salvo poi farne una schiava, divisa tra marchette e squallidi filmetti porno; il contraccolpo dovuto al gigantesco scandalo scatenato dall'uscita di Gola profonda; il tentativo di rinascere, diventando la portavoce di un movimento femminista e antipornografico, fino all'incidente stradale in Colorado, che le costò la vita.

Che sia una storia da film non c'è il minimo dubbio; detto questo, però, quello che è rimasto e rimarrà per sempre nella storia del costume americano è l'impatto che un hardcore totalmente privo di ambizioni scatenò in un Paese al quale non mancavano certo argomenti più seri da discutere.

E invece, basta che il 12 giugno 1972 in un cinema di Times Square appaia la locandina di Gola Profonda per scatenare l'inferno. Le avventure di Linda (girate a Miami nell'arco di sei giorni) hanno l'effetto di un cerino in un deposito di dinamite: per la prima volta le luci rosse si accedono nel centro di Manhattan. La coda si snoda per tre isolati: il porno è ufficialmente sdoganato, tranquille coppie di Park Avenue si mettono in fila per scoprire che, nell'arte della fellatio, la Lovelace è davvero strabiliante.

Già, perché l'idea portante del film, francamente geniale, è una bizzarra peculiarità della protagonista: incapace di  raggiungere l'orgasmo, Linda Lovelace si rivolge a uno specialista e scopre così di avere il clitoride non nella sede tradizionale, ma in fondo alla gola. Sarà lo stesso dottore, travalicando non di poco i suoi doveri professionali, a mostrarle la cura più adatta per ottenere un perfetto appagamento.

Se non fosse per certe scene esplicite, saremmo al livello delle barzellette di Pierino, al punto che viene voglia di riderci sopra. All'epoca, però, il senso dell'umorismo su certi argomenti era merce rara. Il governo inizia una guerra santa contro l'Oscenità e il film che in quel momento ne incarna l'essenza; una crociata voluta fermamente dal presidente Nixon in persona, che da un lato rassicura l'ala più bigotta dell'elettorato, ma dall'altro conferisce al film di Damiano una valenza rivoluzionaria imprevedibile e francamente immeritata. Così, accanto ai veterani del sesso in solitaria, pagano volentieri il biglietto anche quelli che vogliono farsi beffe del presidente e della sua ipocrisia o, più semplicemente, chi respinge l'idea che sia qualcun altro a decidere cosa è giusto proporre e cosa no. In sala arriva gente come Jackie Kennedy e Norman Mailer, e tanto basta per dilatare lo scandalo.

In un paese puritano come pochi, l'idea che l'orgasmo femminile potesse entrare nelle conversazioni da bar sembrava incredibile, e invece succede proprio così. Perfino il re della comicità familiare, il pacioso e rassicurante Bob Hope, si sente autorizzato a citare in un monologo televisivo il film del momento: "Sono andato a vedere Gola profonda perché amo gli animali: credevo che fosse un documentario sulle giraffe!". Il sesso ormai è uscito dal ripostiglio, si è seduto in salotto e non se ne vuole più andare. Nixon è fuori di sé, istituisce una commissione pseudoscientifica per provare il nesso tra pornografia e violenza. Poi, visto che i risultati non sono quelli desiderati, la scioglie e pensa a qualcos'altro.

Nel frattempo, però, succede l'irreparabile: con un articolo a firma Ralph Blumentahal, intitolato “Porno Chic”, il New York Times si occupa di Gola Profonda. Una legittimazione in piena regola, da parte di un quotidiano dall'autorevolezza indiscutibile. Il governo usa l'artiglieria pesante: indagini dell'Fbi, arresto dei protagonisti, incriminazioni per cospirazione (!), pronunciamenti della Corte Suprema. Alla fine però tutto inevitabilmente si sgonfia, e l'unica certezza è che l'America non è più quella di prima. A cambiarla però non è stato Gola profonda, ma una serie di eventi che si vanno incrociando alla sua epopea con una tempistica un po' sospetta.

Mi spiego meglio: si viene a sapere che il 17 giugno 1972, appena cinque giorni dopo la prima newyorchese di Gola profonda, cinque scagnozzi legati al partito repubblicano sono penetrati nel Watergate Hotel, quartier generale del partito democratico, presumibilmente per mettere sotto controllo i telefoni. Il resto è storia: inchiodato dai fatti, e dall'inchiesta di due cronisti del Washington Post, Carl Bernstein e Bob Woodward, il presidente deve difendersi dall'accusa di aver ordinato l'irruzione, abusando del suo potere. A dare alla stampa le informazioni più preziose è una fonte rimasta segreta fino al 2005: Mark Felt, allora numero 2 dell'Fbi, passato alla storia con un nomignolo ferocemente sarcastico, “gola profonda”.  Nixon le prova tutte per fermare le indagini, ma non c'è niente da fare: l'8 agosto 1974 deve dimettersi per evitare di essere formalmente incriminato. E così, mentre lo strenuo difensore della moralità americana si inabissa in un mare di colore marroncino scuro, l'orribile filmaccio con Linda Lovelace è ancora nelle sale. Non c'è da gioirne, è solo una constatazione. Tutti si rendono conto che, mentre gridava a voce alta il suo sdegno contro il degrado dei costumi, il presidente stava violando ripetutamente la legge, mentendo in più occasioni. E a tutti torna in mente la simpatica vecchietta che, uscendo dal cinema dove proiettavano il film dello scandalo, aveva spiegato placidamente a una troupe televisiva: "Volevo vedere questa porcheria, e l'ho fatto. È una schifezza, ma non voglio che siano gli altri a decidere cosa va bene per me".

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Alberto Rivaroli