Gwyneth Paltrow
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Gwyneth Paltrow, i 40 anni di una diva speciale

Un compleanno storico per un'attrice che ha avuto tutto dalla vita (anche un Oscar). E che, da quando non azzecca più un film, è anche più simpatica

Come festeggerà i suoi quarant'anni Gwyneth Paltrow? Ti sembra di vederla mentre sorridendo, cerca di minimizzare: "Ma no, niente di speciale, giusto un cocktail con i miei amici Madonna, Steven Spielberg, Stella McCartney, Liv Tyler e Cameron Diaz". Sempre ammesso che la sua dieta macrobiotica le consenta uno strappo alla regola.

Strano personaggio, Gwen: bellissima, di una sciccheria disarmante e con quell'aria inarrivabile tipica di chi ce l'ha placcata oro, la bionda diva di Los Angeles è un'anomalia nella storia di Hollywood, piena di attrici che hanno faticato molto per emergere e poi sono sparite di colpo. Lei invece ha sfondato rapidamente e senza fatica, salvo poi cominciare un declino anomalo, lento e indolore ma comunque indiscutibile.

Com'è andata veramente, nessuno lo sa. Secondo me Gwyneth Paltrow ha fatto carriera perché non sapeva cos'altro fare. Lavorare? Non scherziamo. La figlia di un produttore televisivo e di un'attrice di talento (Blythe Danner) difficilmente passa le giornate a sgobbare dietro una scrivania. Studiare? Troppa fatica: il suo curriculum di studi, dopo una super esclusiva scuola privata femminile a New York, comprende solo un anno a guardare da lontano i libri di Storia dell'arte alla California University. Poi, chi l'avrebbe mai detto, scopre che recitare è la sua vocazione: chissà se l'amico di famiglia Steven Spielberg, dopo averla tenuta a battesimo e averle offerto una parte in Hook, le ha dato anche qualche consiglio. O se il fidanzato dell'epoca Brad Pitt (parliamo della metà degli anni '90), oltre ad arruolarla nel cast di Seven, ha svelato all'amata qualche trucco del mestiere.

Ma poi, siamo sicuri che ne avesse bisogno? Messa alla prova, la signorina Paltrow stupisce tutti e principalmente se stessa: sa recitare, eccome. E non solo accanto a divi come Michael Douglas (con cui gira il remake di un classico hitchcockiano, Delitto perfetto) o in commedie furbette come Sliding Doors, ma anche in film che pesano tutti sulle sue spalle come il delizioso Emma, trasposizione del romanzo di Jane Austen. Le malelingue sono servite, sembra suggerire la dolce star: vi piaccia o no, sono un'attrice vera. Manca solo "il film", quello che ti cambia la vita per sempre e ti manda nei libri di storia (del cinema) senza passare dal via: non tutti lo trovano, ma lei è Gwyneh Paltrow. Ecco Shakespeare in Love: melassa e sonetti, rime e baci proibiti. A Hollywood la cultura fa sempre fico, e piovono gli Oscar: indovinate chi si becca quello per la miglior attrice.

È il 1999, e la nuova icona, contesa a suon di milioni da stilisti e aziende cosmetiche, festeggia con l'amato Ben Affleck, subentrato nel frattempo a Pitt. Nessuno potrebbe immaginare che colei che in tre anni ha conquistato tutto sta per fermarsi. A un certo punto dev'essersi resa conto che era una cosa seria, e si è spaventata come un ciclista in fuga che sente il fiato degli inseguitori. E allora, senza scandali né scenate, comincia a tramontare, a non azzeccare più un film.
Di lei, professionalmente parlando, nel terzo millennio si possono ricordare giusto le apparizioni come guest star nella serie tv Glee, e il ruolo di segretaria affettuosa di Robert Downey Jr nella saga di Iron Man. Poca roba, davvero. Nel frattempo (2003) si è sposata con Chris Martin, leader dei Coldplay, ha avuto due bambini, ha fatto tutto quello che ci si aspetta da una signora: sorrisi, beneficenza, posizioni politically correct e qualche gaffe.

"Per farsi passare una sbornia, non c'è niente di meglio di una bella sauna prima di uscire di casa", fa sapere su Internet. L'idea che non tutti dispongano nelle loro residenze di una sauna privata non sembra sfiorarla, ma non bisogna biasimarla: la desuetudine al mondo reale fa brutti scherzi. E comunque, oltre ai rimedi antialcol la divina affida alla Rete anche la confessione della depressione post parto che l'ha ferita nel profondo, e stavolta non vien certo voglia di sorridere, ma di fare il tifo per lei, finalmente umana come tutti gli altri. Anche la carriera in fase calante, diciamo la verità, l'ha resa più simpatica. Qualche due di picche, ogni tanto, rinfresca l'immagine. E poi, Gwen, di che ti preoccupi? Una come te non sarà mai una qualsiasi. Neanche a quarant'anni.

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Alberto Rivaroli