Demi Moore, i 50 anni di una (ex) diva
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Demi Moore, i 50 anni di una (ex) diva

Compleanno pesante per la star di Ghost, Proposta indecente e Rivelazioni. Dopo i trionfi degli anni '90, da troppo tempo vivacchia tra lavori mediocri e amori sfortunati. La grinta però non le manca: scommettiano che prima o poi risorgerà?

"Lo so, un sacco di gente pensa che sono una puttana". Parole di Demi Moore: quando le ha pronunciate, parecchi anni fa, era all'apice del successo e non sembrava particolarmente turbata dall'opinione dei suoi detrattori. Oggi le cose sono un po' cambiate, e un'immagine più rassicurante le farebbe comodo, anche perché quando stasera soffierà sulle candeline della sua torta di compleanno, si accorgerà che sono 50.

Invecchiare è un peccato che Hollywood perdona malvolentieri, soprattutto alle belle donne, ma il problema di Demetria Gene Guynes (questo il vero nome dell'attrice) non è l'età, e neppure un caratterino che presumibilmente ha ispirato il poco lusinghiero giudizio su di lei riportato in apertura. No, il punto debole di Demi è quella che potremmo definire la sindrome dell'ex, quella che ti colpisce quando gli altri cominciano a parlare di te al passato: era una diva, incassava milioni, era la moglie di Bruce Willis (prima) e di Ashton Kutcher (poi)...

Dispiace dirlo, ma Demi Moore oggi è proprio questo: un'ex. Non solo per i suoi celeberrimi mariti, ma anche per i fan. I suoi ultimi film di cartello (per quanto orribili e stroncati senza pietà in tutto il mondo) sono stati Striptease (1996) e Soldato Jane (1997); dopo, l'attrice ha fatto registrare solo una serie di lavori senza infamia, senza lode e, quel che è peggio, senza incassi. Ciò nonostante, nessuno si è dimenticato di lei. Un'ovvia conseguenza dell'enorme successo ottenuto all'inizio degli anni '90, che ha fatto di lei una delle dive più note, pagate e desiderate di Hollywwod, e le ha permesso di campare di rendita per un bel pezzo. Per accumulare questo patrimonio di fama e affetto le sono bastati tre titoli che hanno “spaccato” in tutto il mondo. Il più famoso è certamente Ghost (1990), un drammone che ha fatto versare fiumi di lacrime alle donne di tutto il mondo: rimase storica al riguardo la trovata di un cinema messicano, che decise di regalare a ogni spettatrice un pacchetto di fazzoletti di carta per tamponare l'inevitabile crisi di pianto che, prima o poi, l'avrebbe certamente colpita. Il film com'è noto racconta la storia di Molly, una dolce fanciulla che, dopo l'omicidio del fidanzato (Patrick Swayze), scopre che può restare in contatto con lui grazie a una sedicente e pittoresca medium (Whoopi Goldberg). Così, oltre a giurarle eterno amore, l'uomo riuscirà a proteggerla da un pericolo mortale... Una favoletta tutto sommato innocua, che però ha sul box office l'effetto di un ciclone: costato appena 22 milioni di dollari, Ghost ne incassa oltre 500 e, se non altro per questo motivo, entra meritatamente nella storia del cinema.

In questa fase della carriera Demi gioca la carta della dolcezza, incarnando un cliché di cucciolotto dolce e indifeso lontano anni luce dalla sua natura. La scelta paga, comunque, come dimostra il capitolo secondo della sua trilogia d'oro: Proposta indecente, girato nel 1993 da Adrian Lyne, il famigerato regista di Nove settimane e mezzo. Si tratta, diciamolo subito, di una boiata siderale, che racconta i travagli di una coppia di giovani sposi (Demi e Woody Harrelson), alle prese con l'offerta di un milionario (Robert Redford), pronto a versare un milione di dollari in cambio di una notte di sesso con la ragazza.

Anche stavolta (pur se in misura minore) il produttore esulta: 266 milioni incassati a fronte di un costo produttivo di appena 38.  

Diva che vince non si cambia, e allora avanti con Rivelazioni (1994), terzo e ultimo botto della Moore. Stavolta, però, Demi accende il pubblico con un ruolo bollente, perfetto per lei: Meredith Johnson, una manager ambiziosa e trasgressiva che, appena arrivata in una nuova azienda, cerca in ogni modo di sedurre un collega (Michael Douglas) con cui era stata fidanzata anni prima, salvo poi accusarlo di molestie. Altro che i sospiri d'amore dei film precedenti: alle prese con un ruolo di donna bellissima, disinibita e stronza come poche, la Moore offre il meglio di sé e porta a casa altri 212 milioni (contro i 32 di investimento iniziale) e diventa il sogno proibito degli uomini di mezzo mondo.

Ormai può chiedere quello che vuole ma, come spesso beffardamente accade, a cachet più alti corrispondono incassi tra il deludente e il disastroso: tra StripteaseeSoldato Jane, Demi si mette in tasca 23 milioni di dollari, ma stavolta per gli studios non sono soldi spesi bene, e la stella Moore comincia, in modo tanto inspiegabile quanto rapido, a declinare. Da questo momento in poi, si parla di lei soprattutto sulle riviste di gossip: prima per la fine del matrimonio con Bruce Willis, che si chiude nel 2000 dopo tredici anni e tre figli, e poi per le strombazzatissime nozze celebrate nel 2005 con l'astro nascente Ashton Kutcher, più giovane di lei di 16 anni. All'inizio è tutta pubblicità positiva per Demi, citata come esempio di donna intramontabile, capace con il suo fascino di stregare uno dei ragazzi più sexy e popolari d'America. Poi però le cose cambiano: le voci sulle scappatelle di lui si intensificano e quando, giusto un anno fa, i due si separano, Demi ne esce piuttosto male. A Hollywood infatti la notizia genera sorrisetti maligni e commenti al curaro: chi non le aveva mai perdonato la felicità ostentata accanto al bel Kutcher, si compiace di deriderla come se fosse una patetica tardona che corre dietro ai ragazzini.

Brutto momento insomma, per buttarsi mezzo secolo alle spalle, ma statene certi: ci vuol altro per mettere knock out una combattente del genere. Del resto, la storia di Hollywood è piena di personaggi che hanno saputo costruirsi una seconda occasione, per poi sfruttarla al meglio. Non sarei stupito, nonostante tutto, se la Moore si prendesse presto una bella rivincita. L'importante è che capisca una cosa, e una soltanto: mai come oggi, per risorgere non le serve un uomo, ma un copione come Dio comanda.

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Alberto Rivaroli