Cannes 2016: alcune cose da ricordare
ANNE-CHRISTINE POUJOULAT/AFP/Getty Images

Cannes 2016: alcune cose da ricordare

Idee dalla Croisette che hanno lasciato un segno da decifrare meglio e ci dicono alcune cose sul cinema di oggi

1 - Loach il rosso

Scontata ma ricca di implicazioni la sensazione che il film "militante", di denuncia si trovi assai bene a Cannes.

La Palma d'Oro a Ken Loach per I, Daniel Blake, la seconda in dieci anni al regista britannico, è un premio al cinema che guarda i quartieri poveri e cerca nella denuncia lo strumento di attribuzione di senso alla realtà.

Loach poi può permettersi di dire "no al sistema neoliberale" nelle interviste e nel discorso di ringraziamento e si sforza di trasferire queste idee e sentimenti nei dialoghi, nelle sue sceneggiature e nelle atmosfere tipiche e riconoscibili a prima vista. Non tutti però sono soddisfatti.

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2 - Al cinema non basta la denuncia

Certo, è il caso di chiedersi se la denuncia indignata basti per giustificare la Palma d'Oro.

Perché le idee politiche molto forti non sempre giovano al cinema.

Il critico Paolo Mereghetti è esplicito: "uno dei film più scontati e meno interessanti visti a Cannes: […] più un comizio politico che un film".

3 - Feste, yacht e proletari

Certo gli yacht, il red carpet e le feste del lusso stridono un po' con il proletariato e la coscienza sociale raccontate.

Oltre che Loach anche Andrea Arnold con American Honey, i fratelli Dardenne con "La ragazza sconosciuta" e la Manila poverissima di Brillante Mendoza con Ma' Rosa hanno ribadito l'attenzione alla questione politica-sociale. Film forse più interessanti artisticamente di quello che ha vinto.

4 - Paul Verhoeven

Elle di Paul Verhoeven, con la notevole performance di Isabelle Huppert, è la prova di come il genere della "commedia nera" sia difficile e affascinante.

Inserisce pericolosamente temi difficili da trattare come la violenza sessuale, colpa e cinismo di un ambiente sociale e famigliare che attira e disturba allo stesso tempo. E lo fa con un registro che spiazza, perché ci impedisce di definirlo un film drammatico. Forse ci lascia anche sensi di colpa.

5 - Valeria Bruni Tedeschi

In La pazza gioia di Paolo Virzì e in Ma Loute (Slack Bay) di Bruno Dumont è piaciuta molto Valeria Bruni Tedeschi. Attrice che, come dice il Corriere, "si è liberata dalla sua aria da eterna svampita" […] toccando con aristocratica autoironia le corde della comicità e della tragedia".

[Il Corriere della Sera, The Guardian, Bbc]

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