Cannes 2016: alcune cose da ricordare
Idee dalla Croisette che hanno lasciato un segno da decifrare meglio e ci dicono alcune cose sul cinema di oggi
1 - Loach il rosso
Scontata ma ricca di implicazioni la sensazione che il film "militante", di denuncia si trovi assai bene a Cannes.
La Palma d'Oro a Ken Loach per I, Daniel Blake, la seconda in dieci anni al regista britannico, è un premio al cinema che guarda i quartieri poveri e cerca nella denuncia lo strumento di attribuzione di senso alla realtà.
Loach poi può permettersi di dire "no al sistema neoliberale" nelle interviste e nel discorso di ringraziamento e si sforza di trasferire queste idee e sentimenti nei dialoghi, nelle sue sceneggiature e nelle atmosfere tipiche e riconoscibili a prima vista. Non tutti però sono soddisfatti.
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2 - Al cinema non basta la denuncia
Certo, è il caso di chiedersi se la denuncia indignata basti per giustificare la Palma d'Oro.
Perché le idee politiche molto forti non sempre giovano al cinema.
Il critico Paolo Mereghetti è esplicito: "uno dei film più scontati e meno interessanti visti a Cannes: […] più un comizio politico che un film".
3 - Feste, yacht e proletari
Certo gli yacht, il red carpet e le feste del lusso stridono un po' con il proletariato e la coscienza sociale raccontate.
Oltre che Loach anche Andrea Arnold con American Honey, i fratelli Dardenne con "La ragazza sconosciuta" e la Manila poverissima di Brillante Mendoza con Ma' Rosa hanno ribadito l'attenzione alla questione politica-sociale. Film forse più interessanti artisticamente di quello che ha vinto.
4 - Paul Verhoeven
Elle di Paul Verhoeven, con la notevole performance di Isabelle Huppert, è la prova di come il genere della "commedia nera" sia difficile e affascinante.
Inserisce pericolosamente temi difficili da trattare come la violenza sessuale, colpa e cinismo di un ambiente sociale e famigliare che attira e disturba allo stesso tempo. E lo fa con un registro che spiazza, perché ci impedisce di definirlo un film drammatico. Forse ci lascia anche sensi di colpa.
5 - Valeria Bruni Tedeschi
In La pazza gioia di Paolo Virzì e in Ma Loute (Slack Bay) di Bruno Dumont è piaciuta molto Valeria Bruni Tedeschi. Attrice che, come dice il Corriere, "si è liberata dalla sua aria da eterna svampita" […] toccando con aristocratica autoironia le corde della comicità e della tragedia".
[Il Corriere della Sera, The Guardian, Bbc]