Anna Foglietta da escort a bisex: 'Ruoli convenzionali? No grazie'
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Anna Foglietta da escort a bisex: 'Ruoli convenzionali? No grazie'

Così l'attrice oggi protagonista di L'amore è imperfetto: "Mi intrigano i personaggi pieni di sfaccettature, che raccontano più esperienze di vita"

Finalmente un ruolo da protagonista 'assoluta' per Anna Foglietta, attrice talentuosa e raffinata, abile già a reggere il confronto con Paola Cortellesi ai tempi di Nessuno mi può giudicare, in cui interpretava un’escort navigata. Ma se lì insegnava tecniche di seduzione spalmandosi fanghi sulle cosce, in L'amore imperfetto – dal 29 novembre nelle sale - mette tutta la sua fisicità a disposizione di un personaggio che, sulla carta (in tutti i sensi: il film è tratto dal romanzo dell’autrice e regista esordiente Francesca Muci ), è una donna qualunque. Non una escort, né una sessuomane, tanto meno una con particolari perversioni. Solo un’anima sognatrice come tante, la cui vita è attraversata da quegli incontri casuali capaci di stravolgere per sempre ogni tipo di prospettiva e abitudine, anche sessuale.

La vediamo quindi coinvolta in scene di sesso spinte, con nudi espliciti e mai volgari. La seguiamo nella sua travolgente passione con una prosperosa e smaliziata diciottenne interpretata da Loredana Cacciatore (scioccante la scena lesbo sul bancone della cucina, girata "una sola volta: era buona la prima") e nella tensione erotica e romantica con un uomo più grande di lei, Bruno Wolkowitch.

Cosa l’ha spinta ad accettare questo ruolo?
Ho letto il copione e mi sono detta: un ruolo così sfaccettato, pieno di sfumature, è il sogno di ogni attrice. Poi ho scoperto che altre colleghe, anche più note di me, avevano rifiutato. Forse non se la sentivano, io invece mi sono buttata. Finalmente avevo tra le mani un personaggio diverso da tutti quelli convenzionali e banali che troppo spesso vengono proposti.

Non ha avuto timore, neanche davanti alle varie scene di sesso?
Un po’ di timore c’era, perché il personaggio non mi rispecchia e perché si trattava di un’opera prima, però poi mi sono lanciata ed è stato tutto naturale, grazie alla bravura della regista e del cast.

La sua scena preferita?
La verità? Quella in cui il mio personaggio si masturba con il cellulare: l’ho trovata per nulla scontata e girata perfettamente, con grande eleganza. La regista, Francesca Muci, mi ha messo molto a mio agio.

E per girare la scena "hot" con la Cacciatore che tipo di indicazioni ha ricevuto?
Nessuna. Ci siamo lanciate: doveva essere una scena animalesca, il sesso si doveva vedere, tutto doveva essere esplicito. Abbiamo girato una sola scena, alla fine della quale Loredana per ridere mi ha dato un pizzicotto sul sedere. E io, subito: "Oh, la scena è finita, torniamo ad essere noi stesse". Si scherzava molto sul set.

In fase di riprese ha avuto problemi con suo marito, per caso?
Mio marito è un uomo speciale, mi aiuta tantissimo, soprattutto con nostro figlio. Mi è capitato giusto di discuterci, gli uomini non sempre capiscono, soprattutto riguardo a un film che racconta varie sfere femminili, principalmente. Ad esempio, c’è una scena in cui Wolkowitch mi butta sul letto e mi strappa il reggiseno con foga. Dopo lo "Stop" temevo di aver fatto qualcosa di male perché lui, sconvolto, chiamava di continuo la moglie ripetendole: "Ti amo, ti amo". Non è mai facile realizzare certe scene, possono scuoterti molto.

Ecco, come ci si regola per realizzare scene di sesso irruente ma credibili?
Concordando tutto nel dettaglio. Bisogna mettersi lì con il partner di scena, sia esso uomo o donna, e chiedersi a vicenda come vogliamo muoverci, dove vuoi che ti metta la mano, e così via. Il rispetto è tutto.

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Claudia Catalli