World War Z, il film con Brad Pitt: 5 cose da sapere
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World War Z, il film con Brad Pitt: 5 cose da sapere

Tra zombie e una natura serial killer, un thriller godibile pur con le sue sbavature. E con Pierfrancesco Favino

L'origine è la stessa che da qualche anno sta ribollendo nel cinema internazionale (e in qualche coscienza): la Terra è stata spremuta dall'uomo, il clima sballottato come un calzino in lavatrice, la natura infine si ribella. Se nel tutt'altro che riuscito After Earth con Will Smith la razza umana era già stata costretta a lasciare il Pianeta, se nel suggestivo La quinta stagione di Peter Brosens e Jessica Woodworth la ribellione si manifesta con un lungo interminabile inverno, in World War Z il punto di rottura è un'invasione di zombie. A fronteggiarla ci sarà la prontezza di spirito di Brad Pitt.

Tratto dal romanzo di Max Brooks World War Z. La guerra mondiale degli zombi, dal 27 giugno nelle sale italiane, lo dirige lo svizzero Marc Forster, regista abbastanza eclettico, autore del dramma Monster's Ball - L'ombra della vita come dell'episodio dello 007 Quantum of solace. Con mano sicura confeziona un thriller godibile, seppur non privo di sbavature. Lo sviluppo narrativo è efficace, ma cede ogni tanto a banalità e implausibilità di copione: se un aereo, sventrato tra l'altro da una bomba a mano, precipita accartocciandosi al suolo, indovinate un po' chi sarà il quasi unico sopravvissuto?

Se riuscite però a chiudere un occhio di fronte a certe scelte tanto "americane" e scontate, lo spettacolo potrà essere quasi divertente, a buon ritmo e con giusto coinvolgimento.

Ecco cinque cose da sapere su World War Z.

1) Madre natura è un serial killer. Inizio avvincente

Un ingorgo blocca Philadelphia, ma non sembra il traffico il vero problema. L'ex agente Onu Gerry Lane (Pitt) è in auto con la moglie (Mireille Enos) e le figliolette e capisce che qualcosa non va. Tra le vetture in coda sfrecciano moto della polizia. Una impatta come una furia contro lo specchietto di Lane, senza rallentare la corsa. L'incipit è davvero avvincente. La tensione sale. L'attenzione è rapita. Raramente, durante il corso del film, capiterà di aver di nuovo l'adrenalina così alta. Dei non morti spiritati e letali si scagliano contro la popolazione non infetta. Ma il caos non è solo a Philadelphia. È a Boston, in Corea, ovunque. È la globalizzazione.
Gerry dovrà mettere a disposizione la sua esperienza e il suo acume per fermare l'epidemia. Il virologo che inizierà con lui un viaggio all'origine dell'oscuro male gli spiega: "Madre natura è un serial killer. Il più creativo". Madre natura è la mente "diabolica" da scrutare e comprendere.

2) Solida interpretazione di Pitt

Lo spettro di espressioni del volto di Brad Pitt solitamente non è ampissimo. Ma la sua corsa per il mondo contro gli zombie non gli richiede di sfornarne di nuove. Brad è puntuale, nei suoi quasi cinquant'anni portati come un cardigan disinvolto. Quanto basta macho, quanto basta uomo "normale" e non supereroe, quando basta intelligente.

3) Zombie come cani rabbiosi

Nella visione di Forster gli zombie se non provocati sono stagnanti, lenti e volti al vagabondaggio. Anche abbastanza ridicoli, con quel loro batter di denti a mo' di dentiere impazzite e ciondolanti come se fossero dindi. Quando però parte la frenesia diventano veloci e impazziti come cani rabbiosi. Come squali che sentono l'odore del sangue. I realizzatori hanno utilizzato la "teoria dello sciame", secondo cui, attratti dai vivi, i non morti si muovono a mo' di stormi di uccelli. Singolare è la scena del loro esagitato accatastarsi come un agglomerato di cavallette sotto le mura israeliane.
Per fortuna Forster dosa la misura dello splatter e non si lascia andare a sequenze dove la voglia di disgustare è gratuita. Per ricreare l'orda di zombie è stata utilizzata una combinazione di effetti speciali e artisti-ballerini, stuntmen, protesi, make-up, CGI e movimenti di macchina da presa attentamente coreografati.

4) Pierfrancesco Favino sei tutti noi

Nella sua cavalcata per Stati, da Philadelphia in Corea per Israele, alla fine Brad si imbatterà anche in… Pierfrancesco Favino! Quando l'attore compare sul grande schermo è una gioia sussurrata in sala per il nostro provincialismo tutto italiano. "Perché fissi quell'uomo?", viene chiesto a Brad, che non toglie lo sguardo da Favino. Forse anche Pitt si sarà stupito di trovarlo.
Ma il talentuoso Pierfrancesco non smentisce la sua fama e ci fa essere fieri di lui. Il suo accento inglese non tradisce troppo le origini, la recitazione è equilibrata e piena. Complimenti! Da bravo italiano, gli toccherà fare un "errore rumoroso"... ma mica è colpa sua, è così che vuole il copione. 

5) 3D inutile

Il 3D non restituisce profondità, non accentua la spettacolarità di inseguimenti, battaglie, skyline. Di tanto in tanto ho anche voluto togliermi gli occhialini per sincerarmi che davvero fossi di fronte a un film tridimensionale: è un 3D, sì, ma del tutto inutile.

 

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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