La mia vita è uno zoo, dov'è finito il talento di Cameron Crowe?
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La mia vita è uno zoo, dov'è finito il talento di Cameron Crowe?

Tratto da una storia vera, il film è prevedibile e ricco di dolcificante artificiale altamente nauseante

Benjamin Mee è un giornalista che decide di cambiare totalmente vita, trasferendosi in campagna e comprando una tenuta vastissima con annesso... uno zoo! Lo zoo è completamente in disuso e Benjamin con la sua famiglia e i suoi due figlioletti si adopererà, insieme al personale già sul luogo, per curare gli animali presenti, ripristinare recinzioni  e norme di sicurezza, ridare un futuro a un'attività decadente.
Il materiale originale de La mia vita è uno zoo, dall'8 giugno al cinema, non è per niente male: storia vera del Dartmoor Zoological Park in Devon, Inghilterra, dal luglio 2007 ristrutturato e riaperto dopo un anno di chiusura e destino incerto, è già stata raccontanta nel romanzo autobiografico We Bought a Zoo .

Il regista americano Cameron Crowe trasferisce però la vicenda in America, chiama lo zoo Rosemoor Animal Park e rende il povero Benjamin vedovo (la moglie Katharine ne sarà felice). Chiama come interpreti niente di meno che Matt Damon, ovviamente nei panni del reporter che sposa la vita da "zoologo", e Scarlett Johansson, responsabile del parco discreta e seducente e pronta a consolare l'uomo affranto dal lutto della consorte.
Però, pur aggiungendo ulteriore trama al vero vissuto, alla fine Crowe mescola insieme un pastone di oltre due ore altamente noioso e poco coinvolgente. La narrazione manca di energia e l'elaborazione del lutto, diventato elemento centrale nel film, raramente regala emozioni e spesso anzi riempie di dolcificante artificiale altamente nauseante.

Recentemente altri due film americani hanno indagato la perdita in famiglia e la rinascita, l'indipendente Hesher è stato qui di Spencer Susser e Molto forte, incredibilmente vicino di Stephen Daldry: entrambe le pellicole, soprattutto la seconda, sono imperfette, eppure riescono ad avere un'originalità e una forza tali da rendere imbarazzante la visione de La mia vita è uno zoo, dove tutto è così prevedibile e piatto.
Nonostante gli animali, nonostante i bambini (non male i piccoli attori Colin Ford e la simpatica Maggie Elizabeth Jones), nonostante le buone interpretazioni di Damon e Johansson, il film manca di onestà emotiva e vien da chiedersi dove sia finito il talento di Crowe, già autore di Quasi famosi, Vanilla Sky e Elizabethtown. Le visioni finali di Benjamin/Damon sulla moglie defunta fanno poi rabbrividire. E non sono brividi di commozione.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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