Grand Budapest Hotel, la nostalgia colorata di Wes Anderson: 5 cose da sapere
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Grand Budapest Hotel, la nostalgia colorata di Wes Anderson: 5 cose da sapere

Una commedia acrobatica e paradossale, con un pot-pourri di attori fantastici

Farcito della leggerezza di tocco e della gioia visiva tipiche di Wes Anderson, Grand Budapest Hotel è una commedia rocambolesca e acrobatica, ricca di fughe e travestimenti, di personaggi variopinti, contraddittori o deliziosamente sinistri. 
F. Murray Abraham, che nel film è Zero Moustafa da adulto e anche la voce narrante, ha racchiuso in una frase le visioni funamboliche del regista statunitense: "Conoscete Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry? Wes Anderson è il piccolo principe fatto adulto".

Ecco 5 cose da sapere su Grand Budapest Hotel, dal 10 aprile al cinema.

1) Wes Anderson ispirato da Stefan Zweig

Questo ottavo film di Anderson nasce da un mix di ispirazioni, tra cui le commedie degli anni '30 e le storie e memorie dello scrittore viennese Stefan Zweig. "Ho avuto un'idea insieme al mio amico Hugo (lo scrittore e illustratore britannico Hugo Guinness, ndr)", ha raccontato Anderson, che al solito è anche autore della sceneggiatura. "Ci era venuto in mente di creare un personaggio ispirato a un nostro comune amico, persona dall'eccezionale ed enorme fascino, con un rapporto unico e magnifico con le parole, dotato di uno sguardo molto speciale sulla vita, diverso da chiunque altro avessimo conosciuto. Successivamente pensai che avrei voluto fare un film europeo, ispirato in particolare da Stefan Zweig, scrittore che son giunto ad amare seriamente negli ultimi anni. Ci sono altre cose che stavo leggendo che potrebbero non sembrare connesse a questo film, come Eichmann in Jerusalem di Hannah Arendt, che contiene un'analisi avvincente di come i vari Paesi europei si sono posti di fronte ai nazisti, e come tutto impazzì; e anche Suite Française di Irène Némirovsky. Sono queste alcune delle cose da cui sono partito e che ho mescolato all'idea che Hugo e io avevamo avuto sul nostro amico. E questo, in un certo senso, è ciò che il film è".

2) La prima volta di Ralph Fiennes, istrione carismatico

Anderson ha scritto il ruolo di Monsieur Gustave H., il meticoloso concierge del grandissimo hotel dell'immaginaria Repubblica di Zubrowka (Europa orientale), con in mente un attore: Ralph Fiennes, alla prima collaborazione con il regista.
Fiennes, con maestria istrionica, riesce a racchiudere in Gustave tutte le contraddizioni del suo personaggio, insicurezza, vanità, pignoleria, altruismo. Gustave ha una concezione arrogante dei giusti valori. Al contempo ha una lealtà ferrea, che si palesa quando costruisce un rapporto quasi paterno con il giovane Zero, da lui scelto come potenziale protégé nella sua interminabile battaglia contro la volgarità del mondo. Interpreta Zero Moustafa da adolescente l'esordiente Tony Revolori, guatemalteca: tra lui e Fiennes l'alchimia è un'armonia latente e frizzante.

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3)Una carrellata di super attori che vengono e che vanno

Il concierge Gustave ha un debole per le donne attempate e ricche. Da questa sua passione nasce una guerra per l'eredità che porta sul set un pot-pourri di attori fantastici, che spesso si limitano a piccole parti, pennellate veloci e necessarie. Molti sono attori ricorrenti dei film di Anderson (Bill Murray, Adrien Brody, Tilda Swinton, Willem Dafoe, Owen Wilson, Edward Norton), altri alla prima collaborazione (Léa Seydoux, F. Murray Abraham, Mathieu Amalric). 
Ecco così che la meravigliosa Swinton si sottopone al suo ennesimo travestimento (in Snowpiercer l'abbiamo appena vista bruttissima e coi denti prominenti): per interpretare l'ottantaquattrenne vedova Madame D. si è dovuta sottoporre al mattino ad almeno cinque ore di trucco e acconciature. Brody è un tizio potente e avido, sempre vestito di scuro, truce e... divertente. Dafoe è forse al suo picco massimo di cattiveria e letalità, in cappotto di pelle con tirapugni e stivali a tacco alto: è lui a dare sfumature quasi pulp, sempre sul filo paradossale della commedia. 
Bill Murray, apparso in tutti i film di Anderson eccetto il primo, non può mancare, e la sua comparsa è minima ma fondamentale, come il valore di una virgola in una frase.  

4) Il mondo colorato di Anderson, sotto cui brulicano idee ed emozioni

L'estetica di Grand Budapest Hotel è quella tipica di Anderson: elegante e calda, stupendamente carica di colori vintage, curatissima nei dettagli di architettura e abbigliamento. In una miscela insolita che solo lui sa riprodurre, dietro a immagini fiabesche Wes pone un sottofondo agrodolce e la sua personale percezione del mondo. Il sottile senso dell'umorismo si fonde a una nostalgia viscerale. Intanto va in scena una profonda storia di amicizia e di trasmissione di ideali. 

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5) La città tedesca di Görlitz ha ospitato l'Europa del Grand Budapest Hotel

In Grand Budapest Hotel Anderson immagina un'Europa orientale di pura fantasia, dove si trova una di quelle grandi città termali fiorite dappertutto prima della fine del secolo scorso. 
Dato che l'hotel attraversa diverse fasi, dal suo apogeo nei primi anni '30, alla caduta sotto il controllo fascista, a costruzione in declino pressoché disabitata nell'era comunista, Anderson è andato a caccia di una location ricca sia del carattere europeo che di buone doti di flessibilità visive.
Ha spulciato gli archivi della Biblioteca del Congresso, che possiede una vasta collezione di immagini fotografiche a colori dell'era del turismo europeo classico. Dopo aver esaminato alcuni dei complessi delle foto, scoprendo che molti di questi erano stati demoliti o drasticamente ristrutturati, ha deciso di non girare in alcun albergo.
Ha scoperto invece un inaspettato lotto, un vasto emporio di fine secolo piazzato all'incrocio tra Germania, Polonia e Repubblica Ceca, nella città tedesca di Görlitz, popolata anche da palazzi ricchi di influssi architettonici di gotico e barocco, con curve moderne dell'Art Nouveau.
Görlitz è diventata la location ideale. Anche molti degli oggetti chiave del film sono stati realizzati a Görlitz da artisti e artigiani locali, compresi il "Courtesan al cioccolato" fatto dal pasticciere locale Anemone Müller-Grossman, l'anello sigillo rosa di Monsieur Gustave, il pendente di porcellana di Agatha (Saoirse Ronan). E molti residenti sono entrati in scena.
L'esterno dell'albergo è stato realizzato con un modellino elaborato nel famoso Studio Babelsberg di Potsdam (Germania), dove sono state costruite e filmate molte delle sequenze in teleferica o sciovia. 

 

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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