Contraband, con Mark Wahlberg il "film da ombrellone"
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Contraband, con Mark Wahlberg il "film da ombrellone"

Frenetico e rombante, pur senza grande originalità è ideale per l'estate: piacevole senza impegnare troppo la testa, ritmo e godibilità

È forse l'estate il periodo di uscita migliore per Contraband , che infatti è in sala dal 25 luglio. Piacevole senza impegnare troppo la testa, non particolarmente originale ma godibile quanto basta per non aver la sensazione di aver buttato via qualche ora di caldo a baratto di stimabile aria condizionata.

A Mark Wahlberg il merito di bucare lo schermo e portare tutto il film sulle sue nerborute spalle: è l'uomo ideale. Tuo fratello combina qualche casino? Ci pensa lui a risolverlo. Le cose vanno sempre peggio e ci si ritrova in mezzo al covo di un losco trafficante e poi in mezzo a una sparatoria da cui nessuno (o quasi) esce vivo? Nessun problema, Wahlberg ti trova il modo di scampare anche da lì. Sei spacciata e a un passo dall'essere inghiottita da una colata di cemento. Mark, eccolo, e pure con una certa flemma, e tutto va per il meglio. Mi piacerebbe averlo accanto quando il mio computer si impalla e va alla malora il testo non salvato.

Il buon Wahlberg interpreta Chris Farraday, ex contrabbandiere, il migliore, che ha abbandonato la vita criminale e ha scelto una quotidianità ben più tranquilla, con due figlioletti e sua moglie Kate (Kate Beckinsale, molto più affascinante come vampira guerriera Selene di Underworld che come donna di casa, franca ma indifesa).

Quando suo cognato Andy (Caleb Landry Jones) fa saltare un affare ordito dal suo infido boss, Tim Briggs (Giovanni Ribisi), Chris è costretto a tornare a fare ciò che sa fare meglio di chiunque altro, il contrabbando, per saldare il debito di Andy. Ad aiutarlo - più o meno - c'è il suo amico Sebastian (Ben Foster). L'obiettivo è salire a bordo di una nave che traghetta container a Panama e da lì tornare con milioni in banconote false. La situazione però si deteriora rapidamente, gli imprevisti pullulano e sembrano sempre più devastanti e incontrollabili. Ma, appunto, con Wahlberg si può stare tranquilli: "alla fine si sistemerà tutto, perciò se non è tutto sistemato significa che non è ancora arrivata la fine", come dice il detto indiano citato nel film Marigold Hotel.

Il ritmo e le complicazioni salgono, il rischio anche. Frenetico e rombante, Contraband ha abbastanza di già visto e famigliare, e non solo perché è un remake del film scandinavo Reykjavik-Rotterdam (2008) di Óskar Jónasson. Ma riesce a mantenere l'interesse dello spettatore sempre ben saldo, senza cali di tensione e noia, e infancerdo le quasi due ore di film di tanta azione. Divertente la musica di Clinton Shorter, come pure la piccola chicca del finale.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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