Captain Phillips - Attacco in mare aperto: 5 motivi per vedere il film
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Captain Phillips - Attacco in mare aperto: 5 motivi per vedere il film

Intelligente e avvincente, ci offre un'ennesima prova da applausi di Tom Hanks. Paul Greengrass ci porta dentro la storia, seguendo in prima linea l'attacco dei pirati somali a una nave americana, senza sbagliare niente

Nessun difetto e tanti pregi per Captain Phillips - Attacco in mare aperto, l'ultimo lungometraggio di Paul Greengrass, dal 31 ottobre al cinema. Una storia vera diventa un thriller avvincente e una sottile riflessione sugli effetti della globalizzazione. Con la solidità classica dei migliori prodotti hollywoodiani.

Ecco cinque motivi per vedere il film. 

1) Tom Hanks da nomination all'Oscar

Poco da dire: l'attore americano già due volte premio Oscar per Philadelphia (1993) e Forrest Gump (1994) infila l'ennesima prova brillante e memorabile di una carriera prolifera e lastricata di successi. È lui il capitano Richard Phillips del titolo, il comandante della nave porta container Maersk Alabama che nel 2009 subì il sequestro da parte di una banda di pirati somali, il primo dirottamento di una nave da carico statunitense in duecento anni di storia navale. Dal porto di Salalah, Oman, parte il suo viaggio intorno al corno d'Africa: il cargo è costituito in gran parte da aiuti umanitari in cibo. Quando la nave diventa preda di quattro pirati somali smagriti, armati di mitragliatrici e necessità, Hanks fa ricorso a tutta la sua forza misurata per mostrarci un uomo coraggioso e acuto, che ha fatto quello che ogni capitano dovrebbe fare: mettere in salvo il suo equipaggio, prima di tutto. 
Il momento in cui Hanks da bravo attore diventa attore strepitoso è però sul finale: il suo shock, l'incapacità di articolare parole, lo sciogliersi pieno di tutta la tensione accumulata, è altamente commovente. 
Difficile immaginare che nella cinquina degli attori da Oscar non compaia nuovamente il suo nome. 

2) Dentro i dettagli tecnici e militari di un rapimento

Greengrass, il regista britannico di Bloody Sunday (2002), ci porta dentro la storia, mostrandoci tutti i dettagli di quei concitati momenti, dalla preparazione dell'attacco da parte dei pescatori somali, a loro volta vessati da boss pericolosi, alle contromosse applicate dalla Maersk Alabama per difendersi (attivazione di idranti, motore al massimo dei giri, griglie antipirati). L'attacco sulla nave lo seguiamo in prima linea, insieme al ragionevole "comandante" somalo Muse (Barkhad Abdi) e al suo sparuto gruppo di assalitori, tra cui il feroce Bilal (Barkhad Abdirahman) e il giovanissimo Almi (Mahat M. Ali). Soprattutto seguiamo con apprensione e curiosità l'operazione di salvataggio da parte dei Navy SEALs, di chirurgica praticità. 

3) Il confronto tra chi ha tutto e chi non ha nulla

"Deve esserci un altro modo di vivere che fare il pescatore e rapire persone" dice Phillips a Muse. "Forse in America. Forse in America", replica mestamente Muse. In questo scambio di battute c'è tutto l'asfissiante divario tra chi ha tutto e chi non ha nulla, tra le aree ricche della Terra e quelle drammaticamente povere. Ed entrambe le facce dell'umanità, più o meno consapevolmente, sono semplici ingranaggi di forze più grandi che guidano il nostro mondo oggi. 
"L'anno scorso con una nave greca abbiamo ottenuto 6 milioni di dollari" racconta con ingenuo entusiasmo Muse. "E sei ancora qui?" gli chiede Phillips. Sopra le nostre teste, in Somalia come negli States, pochi tirano i fili e tutto possono. Gli altri sotto.

4) Avvincente dall'inizio alla fine, per tutti

Intelligente e incredibilmente intenso, Captain Phillips - Attacco in mare aperto è capace di avvincere ogni tipo di spettatore, sia quello col palato fine sia quello più avvezzo agli action movie che al cinema d’autore. Dopo i primi minuti che ci introducono alla storia, il diapason delle emozioni tocca le tonalità più potenti e da lì mai retrocede, fino alla fine. 

5) Greengrass in assoluto controllo

Il regista maneggia il materiale di cui dispone con controllo assoluto, mai cadendo in fallo. La sceneggiatura è di Billy Ray, tratta dal libro A Captain's Duty: Somali Pirates, Navy SEALs, and Dangerous Days at Sea di Richard Phillips e Stephan Talty. Il 75% delle riprese è stato effettuato durante 60 giorni in mare aperto. Greengrass non soffre di mal di mare.

 

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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