Argo, la prova di maturità di Ben Affleck
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Argo, la prova di maturità di Ben Affleck

Al suo terzo film, l'attore dà il suo meglio alla regia. Raccontando l'incredibile missione messa in atto da Hollywood e dalla Cia per salvare sei americani nell'Iran della rivoluzione del '79

Che Ben Affleck avesse stoffa da regista - ancor più che da attore - l'aveva già dimostrato con il suo esordio dietro la camera Gone baby gone e quindi con la conferma di The Town. E ora per il quarantenne californiano arriva il film della maturità, Argo (dall'8 novembre al cinema), opera che mantiene l'essenza minimalista del cinema di Affleck e condensa insieme più registri in perfetto equilibrio, la commedia, la suspense, la delicata verità storico-politica.

La vicenda portata sul grande schermo è infatti del tutto vera e tanto incredibile che se non fosse stata vera non avrebbe avuto senso farci un film (come dice lo stesso Affleck ).

Siamo nell'Iran della rivoluzione. Un breve riassunto che alterna fumetto a immagini storiche ci porta in pieno 1979 dandoci le nozioni base per l'aprirsi delle vicende, su un Iran ad alta deflagrazione che ha cacciato lo Scià, autore di un regime sanguinoso e repressivo, e che presso i suoi "amici" Stati Uniti ha trovato ospitalità, negli anni di Jimmy Carter presidente. L'Imam Khomeini è ritornato dall'esilio. Il popolo iraniano chiede che gli venga restituito lo Scià, perché sia fatta giustizia in patria, e arrabbiato e violento assalta l'ambasciata americana.

La tensione si tocca. I momenti sono angoscianti. Cinquantadue americani vengono presi in ostaggio, per lunghi lunghissimi mesi, in tutto 444 giorni. Sei sono invece riusciti a sfuggire e hanno trovato rifugio presso l'abitazione dell'ambasciatore canadese Ken Taylor (Victor Garber). Per assurdo, però, sono questi sei a rischiare più degli altri sessanta, per cui può pesare il canale della diplomazia. Questi sei, se scoperti, rischiano il linciaggio. Del resto a Teheran ogni "nemico dell'Iran" rischia e dalle gru pendono cadaveri.

La Cia non può che entrare in azione. A trovare un'idea tanto assurda quanto efficace sarà l'esperto in esfiltrazione Tony Mendez, interpretato dallo stesso Affleck che come al solito nella sua recitazione sembra portare sulle spalle tutto il peso del mondo.

Il piano è far passare i sei americani per una troupe canadese in Iran per un sopralluogo in vista della realizzazione di un film di fantascienza dal titolo Argo, il film nel film. Per rendere credibile il tutto, però, Hollywood deve sostenere la bugia. Niente di più facile, per chi vende finzione continuamente! Vengono ingaggiati l'esperto in make-up John Chambers, che lavorò per il cult Il pianeta delle scimmie e già altre volte aveva collaborato con la Cia, e il produttore cinematografico Lester Siegel. Il primo è interpretato da John Goodman, l'altro da Alan Arkin, e sono entrambi magnifici, tanto cinici quanto esilaranti. A loro è affidata la parte più comica, presente in quantità senza minimamente dar fastidio in un'opera dal tema tanto delicato.

"Vuoi venire a Hollywood a fare il Dio con un grande progetto per poi non concludere niente? Ti sentirai a casa!", dice Lester a Tony. "Puoi insegnare anche a una scimmia a essere regista in un giorno", gli fa quasi eco Chambers. Hollywood è derisa da chi ci lavora, e la scritta che in quegli anni versa in pessime condizioni sulle colline di Los Angeles è emblematica.

La sceneggiatura di Chris Terrio, intanto, tocca sempre le note giuste.
Affleck aggiunge alla realtà un po' di sale da fiction che deve pensare anche agli incassi, con momenti quasi da thriller sul finale, con la finta troupe canadese guidata da Mendez/Affleck all'aeroporto e un inseguimento last-minute alquanto improbabile.

Ma a parte ciò, la realtà ne esce fuori dignitosa e ben ricostruita, anche nei dettagli storici e nelle fisionomie dei personaggi implicati (in taluni casi di somiglianza impressionante con gli originali!). La fotografia di Rodrigo Prieto (che ha già lavorato in 21 grammi, Babel, I segreti di Brokeback Mountain) restituisce le atmosfere tipiche degli anni Settanta-Ottanta.

Anche se l'operazione narrata (rimasta top secret fino a quando non fu declassificata dal presidente Clinton nel 1997) può colpire soprattutto il cuore patriottico statunitense, proprio per la sua dose di incredibilità pur essendo vera è in grado di interessare ogni spettatore (occidentale, probabilmente). E non mancano sottili critiche alle istituzioni a stelle e strisce.

Le scene finali che si aprono sulla frontiera con l'Iraq lasciano intendere un altro pezzo successivo di storia americana...

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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