Senza trucco – Le blogger che fanno la differenza

Senza trucco – Le blogger che fanno la differenza

Coraggiose, determinate, quanto meno desiderose di cambiamento e di dar eco alla propria voce e così a quella di altre donne e uomini. Sono le blogger che in Stati tutt’altro che liberi aprono il loro spazio virtuale e fanno circolare …Leggi tutto

Coraggiose, determinate, quanto meno desiderose di cambiamento e di dar eco alla propria voce e così a quella di altre donne e uomini. Sono le blogger che in Stati tutt’altro che liberi aprono il loro spazio virtuale e fanno circolare notizie, idee, quotidianità. Perché se di web-log è ormai ricolma la “nostra” Rete e ogni individuo minimamente amante di protagonismo deve far giusto un click e compilare un form per “Creare un account in pochi secondi”, ci sono luoghi nel mondo dove aggiornare un blog o “cinguettare” su Twitter ha un valore diverso rispetto a quello che ha qui in Italia.

Ora che su Panorama.it debutta Woman in Web, mi piace citare in maniera istintiva (ma non esaustiva) quelle blogger il cui “diario in rete” o il cui tweet ha un peso diverso.

Dalia Ziada. Instancabile nel difendere gli interessi delle donne nel Medio Oriente, già molto prima della Primavera araba nel suo blog promuoveva i diritti civili nel suo Paese, l’Egitto. Si è coraggiosamente candidata per il Parlamento egiziano e anche se non ha vinto continua a lottare.

Zainab al-Khawaja. Attivista per la democrazia in Bahrein, ha pubblicato on line sotto il nome AngryArabiya dei tweet sulle sommosse nel suo Paese e per protestare contro la detenzione del padre Abdulhadi Alkhawaja, leader anti-governativo. Arrestata più volte brutalmente, non si stanca di denunciare gli abusi subiti dai dissidenti.

Yoani Sánchez. Attivista cubana, è famosa in tutto il mondo per il suo blog Generación Y tramite cui, nonostante severe restrizioni, racconta la vita a Cuba sotto il comunismo. Pur scritte sull’isola, le sue pagine web non sono accessibili ai cubani per via della censura ufficiale.

Lina Ben Mhenni. Senza nascondersi sotto uno pseudonimo, nel suo blog A Tunisian Girl ha raccontato i massacri della rivoluzione tunisina e la corruzione del regime. Nel 2011 è stata anche segnalata per il Nobel per la Pace per il suo impegno per la democrazia.

Manal Al-Sharif. È stata lei ad accendere la campagna per il diritto delle donne a guidare in Arabia Saudita, e lo ha fatto dopo aver postato su YouTube un video di se stessa al volante. Ciò le è costato il carcere per nove giorni. Il video è stato rimosso ma poi ripostato e il blog di Eman Al-NafjanSaudiwoman, nominato tra i CyberDissidents, ha ripubblicato le istruzioni che Al-Sharif dava alle donne per prendere parte alla protesta.

I più letti

avatar-icon

Panorama