Malala, la ragazzina che sfida i talebani

Malala, la ragazzina che sfida i talebani

Questa è una storia che parla di educazione. Di penne e di armi. Di cultura e di ignoranza. Basta guardare questi occhi. Grandi. Profondi. Espressivi. Sereni. E rasserenanti. Il viso incorniciato nel velo è quello di una bambina. Non …Leggi tutto

Questa è una storia che parla di educazione. Di penne e di armi. Di cultura e di ignoranza. Basta guardare questi occhi. Grandi. Profondi. Espressivi. Sereni. E rasserenanti.

Il viso incorniciato nel velo è quello di una bambina. Non un filo di kajal. Grandi e spesse sopracciglia ad incorniciarle lo sguardo. Due fossette a racchiudere il timido sorriso a labbra strette. Lei è Malala Yasufazi ed ha quindici anni. Sembra una bambina qualsiasi, ma non lo è. I talebani la seguivano da mesi. Studiavano tutti i suoi spostamenti.

L’hanno etichettata come una spia americana, fanatica del ‘diavolo nero Obama’. Il settimanale Newsweek le ha dedicato la copertina dell’ultimo numero titolando: ‘Malala, la ragazza più coraggiosa del mondo’. E all’interno: ‘La ragazza che ha cambiato il Pakistan’. È stata ferita gravemente dai talebani in Pakistan, nella regione dello Swat, il 9 ottobre scorso. Ed è stata trasportata d’urgenza al Queen Elizabeth Hospital di Birmingham in Inghilterra, dove è stata raggiunta il 25 ottobre dai genitori e dai fratelli.

Malala è stata (e resta) nel mirino degli integralisti perché vuole studiare. Vuole andare a scuola. Ma nella valle dello Swat, dal 2009, i talabani hanno vietato l’istruzione alle donne. E lei non ha abbassato sguardo né voce. Presente sul sito della Bbc con lo pseudonimo di Gul Makal (un’eroina di storie pakistane) ha iniziato a raccontare e denunciare la vita nella scuola, la violenza dell’educazione mancata. Sostenuta anche da suo padre, non ha smesso e sulla sua pagina Facebook ha continuato la sua denuncia. Ricevendo le prime, pesanti, minacce. ‘Anche se verranno a uccidermi dirò loro che sbagliano. L’istruzione è un nostro diritto fondamentale’ scriveva nelle pagine del suo diario (Panorama ne ha pubblicato alcuni stralci davvero toccanti).

La sua forza le è valsa la fama internazionale, la nascita di movimenti a favore dell’istruzione delle donne. Ma le è anche quasi costata la vita. ‘Chi di voi si chiama Malala Yasufazi?’ ha domandato l’uomo salito sullo scuolabus dove si trovava la bambina insieme ai suoi compagni. Silenzio. Tutti sapevano che nessuno avrebbe dovuto fare il suo nome. Ma i loro occhi hanno parlato. Gli sguardi dei piccoli terrorizzati sono finiti su di lei. Ed eccoli, i due colpi di pistola. Uno alla testa, uno al collo. Poi la fuga. I talebani, verso la vergogna. La ragazzina, verso il primo ospedale più vicino.

Poi il trasferimento a Birmingham dove il premier David Cameron l’ha voluta ospitare per le cure. E da lì, dove Malala ha ripreso a sorridere, ha chiesto di ringraziare tutti coloro che nel mondo stanno sostenendo la sua lotta a favore dell’istruzione alle donne. Si perché questa è una storia che nasce nell’ignoranza ma parla di educazione. Il potere dell’ignoranza è deflagrante. Se lo si lascia proliferare in altrettanta ignoranza.

Per questo serve lo studio, l’educazione, la consapevolezza. La coscienza critica. Forse è questo quello che la giovane Malala ha capito.

‘Se alle nuove generazioni non verranno date penne, i terroristi daranno loro le pistole’ scriveva nel suo diario. ‘Dobbiamo far sentire la nostra voce’.

 

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