L’offerta telefonica tedesca rivolta all’immigrato italiano che vuole risparmiare

L’offerta telefonica tedesca rivolta all’immigrato italiano che vuole risparmiare

Da qualche settimana a Berlino (e probabilmente anche in altre città tedesche) l’azienda telefonica Ortel (proprietà olandese) sta pubblicizzando una promozione per chiamare dalla Germania in Italia da solo un centesimo al minuto. Per farlo Berlino è stata tappezzata …Leggi tutto


 

Da qualche settimana a Berlino (e probabilmente anche in altre città tedesche) l’azienda telefonica Ortel (proprietà olandese) sta pubblicizzando una promozione per chiamare dalla Germania in Italia da solo un centesimo al minuto. Per farlo Berlino è stata tappezzata di poster come quello che vedete nella foto qui sopra. Il viso di un ragazzo in bianco e nero, ma colorato con il nostro celebre tricolore, rende chiaro il tipo di possibile cliente a cui si rivolge l’offerta, ovvero l’italiano in Germania.

Già in questo articolo ho parlato dei numeri dell’immigrazione italiana in Germania, numeri enormi che, almeno se si pensa ai nuovi venuti, vedono Berlino come la meta preferita. Lo sanno gli italiani che abitano qui e se ne sono accorti anche i tedeschi che, come questo caso dimostra, studiano soluzioni di marketing per intercettare le esigenze dei “nuovi tedeschi”. Nulla di male, è un’intuizione intelligente e più che legittima da parte della Ortel.

Da italiano però, per quanto si possa apprezzare di questa opportunità (Skype, Viber, Tango e altri programmi per chiamate via internet sono comunque ancora più economici: sono gratis), dall’altra spiace malinconicamente notare che ormai la nostra immigrazione sia percepita in maniera così alta da meritare una campagna pubblicitaria ad hoc. Così come in Italia si pubblicizzano i trasferimenti di denaro degli immigrati ecuadoriani, filippini o rumeni, così oggi l’italiano è al centro di un’offerta economica che ha due obiettivi fondamentali: farlo risparmiare e farlo rimanere in contatto con la sua terra.

Con questo articolo non voglio far pensare che sia brutto, da italiani, essere messi sullo stesso piano di altri immigrati che fino a poco tempo fa, e in Italia molti pensano tuttora, come provenienti da paesi poveri. Siamo prima di tutto persone, e come tali abbiamo tutti la stessa dignità e diritto di stare al mondo e cercare il nostro benessere a prescindere da dove siamo nati, purché si rispettino leggi e convenzioni culturali e sociali.

Non ci sono immigrati di serie A e di serie B, ma bisogna capire che nella mente di alcuni tedeschi, non tutti, sicuramente meno della metà, ormai l’italiano immigrato è una persona che proviene da un Paese povero (o almeno molto impoverito), uno che cerca il risparmio e che si è trasferito per cercare quella sicurezza economica che non trova in Italia. Del resto, purtroppo è proprio così.

Gli italiani non sono comunque gli unici potenziali clienti a cui la Ortel ha deciso di dedicare la propria pubblicità. L’offerta da 1 centesimo al minuto è valida per tantissime altre nazioni nel mondo, Inghilterra, Stati Uniti, Svezia, ecc, ma solo per alcune specifiche nazionalità di immigrati si sono spesi i soldi per tappezzare la città di poster pubblicitari: Spagna (altro paese in crisi), Bulgaria, Polonia e Romania. E questo nonostante secondo i dati per il 2012 raccolti dall’ Amt für Statistik Berlin-Brandenburg, la comunità francese a Berlino  (15.253 abitanti) sia più o meno analoga a quella bulgara (15.933) e addirittura maggiore di quella spagnola (11.473) e quasi il doppio di quella rumena (8.843), così come viaggia su altre ed alte cifre quella relativa agli statunitensi (sono 14.395 a Berlino, discorso a parte meritano i giapponesi, unici paese asiatico rappresentato a cui nessuna altra compagnia telefonica aveva mai offerto tariffe convenienti).

Insomma, che su quei cartelloni appaiano italiani, spagnoli, polacchi e bulgari invece che francesi e statunitensi (almeno non per ora), non è una scelta casuale, non quando si parliadi marketing. L’Italia è un Paese che dall’estero appare chiaramente in crisi, viviamo un’epoca davvero particolare, emigriamo (disposti a lavori anche molto umili) e riceviamo immigrazione allo stesso tempo. La speranza, come fattomi notare da una lettrice del blog quando postai questa foto su facebook, è che “questo ci possa aiutare a sviluppare un po’ di empatia e capire come si sentono rumeni, filippini o marocchini quando vedono le nostre pubblicità in Italia”.

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