Nicola Zucchi: essere dj è la cosa migliore che io possa fare

Nicola Zucchi: essere dj è la cosa migliore che io possa fare

Giusto qualche mese fa ha aperto i concerti di Axwell e poi di Avicii a Roma e giusto qualche settimana fa mi sono fatta un viaggetto con lui in macchina per andare a lavorare in un locale. Così, chiaramente, …Leggi tutto

 

Giusto qualche mese fa ha aperto i concerti di Axwell e poi di Avicii a Roma e giusto qualche settimana fa mi sono fatta un viaggetto con lui in macchina per andare a lavorare in un locale. Così, chiaramente, ne ho approfittato: uno perché è considerato uno dei nuovi migliori dj/produttori che abbiamo in Italia, due perché mi fa impazzire la carica che ha in consolle e tre, perché è figo da morire. Ecco a voi NZ –> Nicola Zucchi.

Come hai cominciato a fare il dj?

Ho cominciato seguendo la figura di Jovanotti quando ero in 5 elementare. Jovanotti scriveva le canzoni metà in italiano e metà in inglese, e cantava cose come “voglio fare il dj.” o “faccio il dj“. Ed è proprio da lì che ho cominciato a voler fare il dj. Ho comprato i primi dischi all’età di 14 anni e a 18 ho definitivamente capito che volevo fare veramente quello nella vita.

La tua prima serata da dj?

Ad una festina che avevano organizzato i miei compagni di scuola in prima superiore, e poi tante altre sempre organizzate dai miei amici. La prima serata in discoteca, seria, nel 98/99 all’Area di Sassuolo, non la dimenticherò mai. Era abbastanza famosa nella zona quella discoteca, e nel privè avevano organizzato un party dei miei amici, e suonai un’oretta. Fantastico.

Che cosa ti dà questo lavoro nella tua vita, che cosa aggiunge?

Non posso chiamarlo lavoro, perché essere dj è la cosa migliore che io possa fare. Il vero lavoro è il viaggio, andare in macchina, lo sbattimento d’arrivare al locale, ma il resto, dal momento in cui infilo le cuffie, è divertimento, è vita, è tutto.

Tu sei un produttore, da quanto?

Seriamente dal 2009, quindi diciamo 3 anni.

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Il più bel lavoro che hai fatto a livello discografico?

Forse “All I know” , una canzone che è uscita nel 2010, però il più gran bel lavoro che ho fatto, con altri 2 produttori di Roma, deve ancora uscire, aspettiamo la fine di quest’estate, in autunno sarà fuori.

Possiamo sapere il titolo?

Se vuoi ti dico il titolo provvisorio, ma non credo sarà quello (ride) “Aries”.

La differenza fra la tua vita, quella di un dj che ormai sta costruendo la sua strada, che ha viaggiato tantissimo e conosce i suoi colleghi più famosi al mondo, e quella di un ragazzo che prenderà le sue prime cuffie in mano ora, qual è? Cosa potresti consigliare per farlo arrivare a percorrere la tua strada?

Io mi ritengo abbastanza fortunato, perché faccio parte di una categoria di dj che per arrivare dove sono adesso non ha dovuto puntare tutto sulle produzioni, attualmente credo che se non fai un disco che non si faccia un po’ notare sia difficile riuscire in questo percorso . Una volta invece, se entravi a far parte del cast di un locale importante, come per me è stato il Pineta alla fine degli anni 90 – inizio anni 2000, avevi comunque le carte giuste per metterti in mostra di fronte a tanti direttori artistici, promoter o pr . Ad esempio, in estate venivano al Pineta, io suonavo e fra tutti ero il più giovane e probabilmente anche quello che costava meno, quindi durante l’inverno mi chiamavano come dj del Pineta, non volevano me, ma ME dj del Pineta, non so se mi sono spiegato bene, ma è andata così. Adesso, secondo me questa cosa è passata in secondo piano e ci sono altri fattori più importanti rispetto al club, come le produzioni o la presenza a livello mediatico con l’arrivo dei socia,l etc etc.

Tipo twitter, facebook e cose varie, o intendi anche in senso di gossip?

Tutto. Adesso se un ragazzino che fa il dj si fidanza con Belen verrà chiamato molto di più a suonare di un dj/produttore molto più bravo. Non so nemmeno se dirti se è un male o un bene, però è così.

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Tu lavori anche all’estero, quali sono le differenze sostanziali che hai notato nei tuoi viaggi?

Credo ci siano dei club in Italia all’altezza dei locali esteri, dove la gente è preparata come in  un locale estero e dove c’è un sound system degno di un locale estero. Sicuramente se vado a suonare in un locale dove la settimana dopo viene un grande dj internazionale, non avrò lo stesso trattamento di quel dj. Ma è normale, sentono il mio nome da tanto magari, o c’è un rapporto d’amicizia con un pr o altre variabili simili. Quindi non ti vedono come una star che arriva con il suo agente al seguito, ma come un bravo dj con cui hanno confidenza, ed è anche giusto così. Ho sentito tante persone dire che non c’è l’attenzione o non c’è la cultura del clubbing qui in Italia. Non è vero! C’è un approccio diverso alla persona che tu hai davanti. Ho visto delle strutture in questi ultimi anni che sono spettacolari.

È la prima volta che mi danno una spiegazione del genere.

Secondo me è così, ad esempio c’è una situazione a Palermo, dove vado ogni tanto, che ospita davvero dei grandissimi dj del panorama mondiale e tutti si trovano benissimo, e lo scrivono su twitter o sui propri social, e questo è un piccolo esempio.

Hai un dj come punto di riferimento?

Sicuramente negli ultimi anni mi sono ispirato al suono nord europeo, come Svezia, Olanda. Mi ha affascinato tantissimo il carisma degli svedesi, (Swedish House Mafia) sono stati il primo djgroup, tipo rock band a “sfondare” così tanto nel mondo. Passando da altre passioni di qualche anno fa, come il “french touch”, vedi David Guetta, Bob Sinclar, Martin Solveig, Dimitri from Paris, dj Gregory. Adesso se devo dirti un dj che ammiro molto ti citerei Axwell, perché Guetta è irraggiungibile. Dj come lui c’è n’è uno ogni 10 anni, un fenomeno incredibile con una struttura molto complicata alle spalle.

Definisci il tuo modo di suonare, come ti approcci ad una serata?

Dipende da quello che ho davanti, in locali molto grandi con platee molto recettive puoi permetterti di fare cose anche un po’ azzardate, provare dischi nuovi ad esempio. Se invece sei in club un po’ più commerciali allora dovrai stare un po’ più attento. Poi dipende dall’impianto del locale, dallo storico e tante altre cose. Adesso preferisco, parlando di club, suonare in posti che non superino le 1500 persone. Se invece parliamo di eventi grandi allora più gente c’è più carica hai, ad aprile ho fatto l’apertura ad Axwell e l’apertura e ad Avicii, sempre a Roma con 6000 persone di fronte alla consolle, ed è diverso, lì è come essere ad un concerto, alzi un braccio e tutti alzano il braccio e ti seguono, pur non sapendo chi fossi io. Su 6000 teste in 150 mi conoscevano (immagino) ma erano lì per un altro, ma erano talmente caldi per la situazione che erano carichissimi.

Tutte le volte che dico in giro che per me sei il più bello di tutti tu dici che non è vero…

È non è vero (ride) è Cristian Marchi il più bello di tutti. Io non sono bello, ma piaccio.

Eh ma piaci tanto.

Io sono simpatico più che bello (ride)

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Ho capito, devo cambiare domanda allora: con il tuo carisma riempi le consolle e anche se capitano serate scariche tu suoni sempre come se fossi davanti ad un pubblico carichissimo (io sono una testimone oculare di questo) come la trovi la carica?

Io mi diverto, sempre, se suono io mi diverto e 10, 1000 o 10000 non cambia se devo farli ballare io lo faccio e mi diverto.

Il tuo prossimo lavoro quindi esce a settembre, ma hai qualcosa fuori ora?

Sì, un singolo dal titolo“Just one touch” , carino, un cantato nella media. Mi rendo conto che non ha quel quid superiore rispetto alla media, quindi lo dico senza problemi. Quello che uscirà questo autunno è la cosa più bella in assoluto che ho fatto fino ad adesso insieme al team con cui lavoro i “VariaVision” Cristian e Gianluca e con i MasterMood questi produttori romani di cui ti parlavo prima. E ti assicuro che questa è la produzione più bella che, a mio avviso, abbia mai fatto.

Com’è la tua consolle?

Credo sia standard: cdj pioneer 2000, mixer 800, 900 o 2000 e uso le chiavette usb, ma molto importante è il monitoraggio: sai sono un po’ sordo.(ride)

C’è un concorso ora, SheCanDj, che cerca le migliori produttrici dj italiane, che ne pensi?

Questa cosa può aiutare delle persone che non hanno agganci, ma hanno talento, spero che grazie a questo contest possano mettersi in mostra. Certo che se fossi in giuria non saprei che fare, sono molto complicate queste manifestazioni, bisogna essere intelligenti e mai imporsi, l’unica cosa che cercherei di capire è questa di primo acchito, l’umiltà.

Per trovarlo in ogni social guardate qui: www.nicolazucchi.com

 

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Andrea Delogu

Disgrafica e di sinistra, abbiate pietà.

Nella mia biografia basterebbe scrivere che sono nata a Rimini per farvi capire che volente o nolente sono cresciuta con la musica da club o da discoteca.

Nei giorni in cui non andavo a ballare son riuscita a diventare cintura nera di Karate secondo Dan, scrivere e condurre un programma per Match Music dal titolo "A casa di Andrea", presentare il meglio di Sky, recitare in "Saturday Night Live" su Italia1, far parte di un gruppo musicale e cantare la colonna sonora dello spot Heineken USA, a recitare in alcuni cortometraggi, partecipare a diversi spot pubblicitari, ma soprattutto sono riuscita a convincere Panorama a darmi un Blog.

Chi è il matto tra i due? Prima che mi dimentichi: amante del rock, della buona e abbondante cucina, sostenitrice della piadina della Lella e degli strozzapreti del BarSole, malata di Twitter e tuttologa in pensione

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