Joe T Vannelli: La tecnologia va usata, non abusata.

Joe T Vannelli: La tecnologia va usata, non abusata.

Ora chi me lo fa fare di scrivervi una presentazione per chi conoscete già perfettamente? Vorrei tenervi un po’ in suspance, ma giustamente avete già letto il titolo, e quindi non mi resta che lasciarvi alla lettura di uno dei …Leggi tutto

Ora chi me lo fa fare di scrivervi una presentazione per chi conoscete già perfettamente? Vorrei tenervi un po’ in suspance, ma giustamente avete già letto il titolo, e quindi non mi resta che lasciarvi alla lettura di uno dei pochi dj che ha fatto la storia della consolle Italiana. Ecco  a voi Joe T Vannelli.

Come ci si sente ad essere uno dei Dj Italiani con più album pubblicati all’attivo?

Mi sento come tutti gli altri dj’s che realizzano i propri album e le proprie compilation (la prossima esce fra pochi giorni e si intitola ‘Supalova Ibiza’). Ogni disco diventa come un proprio figlio, non fa che aumentare soddisfazione, impegno e responsabilità. Cerco sempre di mandare messaggi positivi attraverso la musica.

Come è iniziata la tua passione per la produzione?

Facendo il dj e vendendo musica nello store di Fiorucci a Milano. Produrre musica è risultato quasi automantico, direi conseguente, in modo da traslare in studio la magia e l’ alchimia che un dj crea con la dancefloor, impegnato come sono alla costante ricerca del suono perfetto.

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Tu hai una voce straordinaria, molti non sanno che ti sei appassionato al doppiaggio, che hai studiato recitazione, che hai presentato diversi programmi e partecipato campagne pubblicitarie. Cosa ti ha spinto a tenere come “amore” principale la consolle?

Io nasco come dj, il doppiaggio e lo speakeraggio sono arrivati dopo, quando ho iniziato a fare radio. E’ stata una esperienza bellissima che ripeterei tutta la vita, e che non ho del tutto abbandonato, anzi! Presto ancora la mia voce a campagne pubblicitarie, connesse e non al mio brand, alle mie serate, ai miei programmi radiofonici.

Viaggiando tantissimo che paese ti ha colpito di più come accoglienza in serata?

La musica è ormai globalizzata, non esistono frontiere invalicabili, la house music è diventata un linguaggio universale. Forse i latini sono i più caldi, ancor di più gli americani, ma anche gli scozzesi ed i tedeschi non scherzano, altro che la proverbiale freddezza nordica!

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C’è qualcosa che cambieresti nella concezione di “discoteca” in Italia?

La regolamentazione relativa agli impianti acustici. Dovrebbero essere di qualità superiore per legge. In modo da non sporcare il suono e trasmettere energia pulita, come il vento che scuote le montagne.

I dj/produttori giovani che secondo te hanno un futuro in Italia?

Ce ne sono tanti: Rivastarr, Davide Squillace, i Vannelli Bross.

Come ha cambiato la tecnologia un tuo set?

La tecnologia va usata, non abusata. Chi suona con programmi quali traktor può concentrarsi sull’ effettistica, ma credo sempre sia meglio guidare un aereo in prima persona, piuttosto che ricorrere al pilota automatico. Io devo sentire il mixaggio che entra, utilizzando la chiavetta usb come magazzino, come archivio nel quale scegliere la traccia giusta al momento giusto. La chiavetta fa le veci della valigia contenente i dischi o i cd; viaggiando molto in aereo è decisamente più pratica la chiavetta. Il vinile, però, resta sempre e comunque il mio primo amore.

Cosa ne pensi di SheCanDj il contest che la EMI ha voluto portare in Italia?

Iniziativa più che lodevole. Di sicuro ci consentirà di scoprire nuovi talenti.

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C’è  qualcosa che secondo te un vero dj produttore non dovrebbe mai fare?

Mettere un disco su richiesta. Mai e poi mai.

Il lavoro che ti ha dato più soddisfazioni in assoluto in tutta la tua vita?

Suonare nei grandi festival, nelle grandi manifestazioni internazionali, adesso avere la mia one-night Supalova tutti i venerdì al Sankeys di Ibiza, sentire il mio radio-show Slave To The Rhythm trasmesso in tutto il mondo: siamo appena approdati in Argentina, fra poco sbarcheremo nel Far East.

Il lavoro che invece avresti potuto  non fare o fare meglio?

Il chitarrista e il cantante.

Seguitelo qui: www.joetvannelli.com e www.supalovaibiza.com

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Andrea Delogu

Disgrafica e di sinistra, abbiate pietà.

Nella mia biografia basterebbe scrivere che sono nata a Rimini per farvi capire che volente o nolente sono cresciuta con la musica da club o da discoteca.

Nei giorni in cui non andavo a ballare son riuscita a diventare cintura nera di Karate secondo Dan, scrivere e condurre un programma per Match Music dal titolo "A casa di Andrea", presentare il meglio di Sky, recitare in "Saturday Night Live" su Italia1, far parte di un gruppo musicale e cantare la colonna sonora dello spot Heineken USA, a recitare in alcuni cortometraggi, partecipare a diversi spot pubblicitari, ma soprattutto sono riuscita a convincere Panorama a darmi un Blog.

Chi è il matto tra i due? Prima che mi dimentichi: amante del rock, della buona e abbondante cucina, sostenitrice della piadina della Lella e degli strozzapreti del BarSole, malata di Twitter e tuttologa in pensione

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