Geo From Hell: Più precisamente “non ho paura di farlo”

Geo From Hell: Più precisamente “non ho paura di farlo”

Non inizio mai con un video, ma prima di leggere questo post è il caso che voi guardiate i pochi secondi qui sopra. Forse non ci siamo capiti… prima di leggere guardate –> il video. Allora, per colpa di …Leggi tutto

Non inizio mai con un video, ma prima di leggere questo post è il caso che voi guardiate i pochi secondi qui sopra.

Forse non ci siamo capiti… prima di leggere guardate –> il video.

Allora, per colpa di alcuni che continuano a non visualizzare il video prima di leggere, sono costretta ad aspettare. ——————–

Oh! Ora si può andare avanti.

Quest’intervista l’ho voluta fortemente perché io questo ragazzo l’ho visto lavorare, e vi giuro che finito un suo set ti viene da pensare che forse fino ad allora di dj set c’hai capito proprio poco. E’ una follia riuscire a seguirlo anche solo con lo sguardo quando modifica al momento tutti i suoni e ti stravolge un pezzo che tu conosci a memoria in una novità assoluta. Avete presente quando finite di leggere un libro che avete amato tantissimo e vorreste urlare al mondo “lo devi leggere!!!” io oggi sono ad urlare a voi “lo dovete sentire e vedere“.

ECCO A VOI GEO FROM HELL

Quando hai cominciato?

Un sacco di tempo fa, 14 anni, a 14 anni. Uno dei miei più cari amici (Lucio) era socio in una discoteca, mi ha chiamato a suonare perché avevo un sacco di cd, e suonavo roba tipo i Pantera, Rage Against The Machine, Iron Maiden etc etc.

Quindi tutto tranne house. Cos’è successo poi?

Con il tempo sono arrivato a suonare in discoteche più commerciali, vuoi per la voglia di farsi vedere che si ha all’inizio, o vuoi perché ero affascinato dalla musica house perché si poteva mixare, invece quella rock no. Sai, mettere a tempo i vinili è stupendo, mi ero fatto prendere più dal lato tecnico che da quello che suonavo.

Tu suoni un genere inclassificabile, come lo spieghi quando te lo chiedono?

Non lo so, ho sempre paura di dire una cosa per un’altra ed essere frainteso. Tanti anni fa quando suonavo nei locali più fashion ero considerato il dj che menava, perché suonavo ad esempio i dischi di Tiga, quando oggi se parli dei suoi dischi è come parlare di quelli di David Guettà

Sei un lungimirante.

No, in realtà ho sempre avuto voglia di suonare i dischi che mi piacciono, non ho mai suonato un disco perché andava suonato o perché lo suonavano tutti, se suono un disco è perche mi piace, punto. A volte posso scendere a compromessi, il mio lavoro è far divertire la gente, ma a tutto c’ è un limite.

All’estero sei molto conosciuto, come mai lì si e in Italia ti stanno scoprendo ora?

Ho lavorato tanto in Italia un sacco di tempo fa, praticamente in quasi tutti i locali dove potevo suonare, poi ho avuto la fortuna di trovare un contatto per andare all’estero a lavorare, e logicamente “nemo propheta in patria”. Nella riviera romagnola dove abito io c’è una competizione fra dj che fa spavento, tutti si vogliono tenere i locali ben stretti, c’è paura che se arriva un dj da fuori loro stanno a casa e non prendono i soldi, invece di pensare che si può imparare dagli altri, scambiarsi idee o tecniche, io in primis cerco sempre di capire se gli altri fanno qualcosa che posso imparare. Molti di loro suonano dischi che ho fatto per altri senza nemmeno saperlo. (ride)

All’estero non l’hai sentita questa paura?

All’estero non è così, ho un sacco di amici dj molto conosciuti, direi famosi, quelli che in Italia prendono dei 50000 per capirci,  che si fanno sentire anche solo per un “ciao” o li chiamo per sapere che fanno, ci scambiamo idee e lavorare insieme è una figata.

Con chi hai lavorato ?

Con Bob Sinclar un sacco di volte, ho fatto l’apertura del concerto dei Black Eyed Peas, quello dei Faithless, Axweel, fra poco farò 2 serate con le Nervo in un festival in Olanda poi Dr. ElectroLove, Timbaland, Fedde Le Grand ed altri che adesso però non mi vengono in mente, e appena metteremo giù il telefono me ne ricorderò e mi sentirò un cretino a non averteli  detti.

La  prima serata durante la quale hai capito che le cose per te stavano cambiando?

La prima serata che ho fatto all’estero. C’era dj Flex , un dj produttore che stampa i dischi su un etichetta della madonna, o almeno lo faceva tempo fa, è arrivato a farmi i complimenti e siamo rimasti a fare una gran “balotta”(in romagnolo vuol dire “chiacchiere”), ad un certo punto mi ha chiesto “Senti ho un amica che fa la vocalist e gli sei piaciuto, vorrebbe cantare sul tuo set ti va?” io non sapendo che dire l’ho mandato dal proprietario che esaltatissimo ha risposto di sì. Morale della favola la sua amica era Kelis: mi è venuto un infarto.

Stai scherzando?

No, all’estero è così, ogni sera è una festa, qui l’evento “top” è il concerto di Madonna, all’estero è una prassi. Ogni sera c’è un posto dove un big fa un concerto o uno showcase, la cultura è diversa, sono degli artisti non degli dei.

Parlami del Tomorrowland?

È stata un’esperienza pazzesca, mi sembra che in Italia la gente arrivi sempre un po’ in ritardo su queste cose. Ad oggi il Tomorrowland è il festival numero uno in Europa, se non del mondo. Ho avuto la fortuna di suonarci, oltre al fatto di suonare davanti a 300.000 persone, con i dj più famosi al mondo, è stato proprio il trattamento, la carica di 300.000 teste che ballano e ti guardano, dopo di che non è più stata la stessa cosa suonare in qualsiasi altro posto. È come se a te stesso non avessi più niente da dimostrare ma ne vuoi soltanto ancora e ancora. Poi c’è sempre lo stronzo che ha qualche cosa da dire, ma di base se tu vai https://www.tomorrowland.be  c’è il mio faccione fra i top che ci hanno suonato.

Quando hai cominciato a produrre?

Saranno 10 anni, con relativo investimento di tutti i miei guadagni in uno studio personale. Io sono un po’ competitivo, se vedo che una persona ha fatto 10, io voglio fare 100. Per fare questo ci vuole investimento, tempo, voglia e sacrificio. In studio cerco di fare cose diverse dagli altri, cioè ora si usano i plugin, strumenti digitali e computer, io invece preferisco una strada diversa, uso tastiere analogiche, dove il suono è irripetibile perché dipende dalla corrente che hai in casa, dalla pressione sul tasto o dalla corda, o se è freddo o se è umido, è un suono unico. E’ più difficile perché devi davvero suonarli ma il risultato è incredibile.

Quindi questo album lo facciamo uscire si o no?

L’ho finito da poco, sto cercando un’etichetta per farlo uscire, nel frattempo ho aperto la mia etichetta discografica che si chiama “Hell Records”, dove stampo le cose che piacciono a me, ed è una figata perché non devo rendere conto a nessuno, faccio un disco questa notte e fra 15 giorni è già su beatport. Ho fatto uscire tre dischi fino ad ora e tutti e tre sono entrati in classifica “Nu-disco” e se dovessi vendere il mio studio domani avrei un anno di produzioni da mettere su. Sono avanti con i lavori.

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Nu-disco?

Si beatport ha deciso che sono Nu-disco, nel mondo questo genere va “a palla” in Italia non si sa nemmeno che sia, però il primo al mondo ora di Nu-disco è Martin Solveig. È un po’ electro pop. Ecco fondamentalmente faccio dischi electro pop, fa sorridere questa cosa perché la base inizialmente è quasi sempre tekno poi metti su una voce e diventa pop. Strano no?

La cultura del “suoni se fai tavoli” c’è solo in Italia?

Si e no, non mi sbilancio nel dire di no perché non lo so esattamente, però in Italia è diventata una condizione necessaria ormai. Da un lato è giusto, da un altro lato no, se mi metto nei panni dei gestori di locali è ovvio che devo riempire in serata per poter tenere aperto, ma dalla mia di parte c’è, che fare il dj è una scelta di vita, non è un passatempo. Io non sono capace a fare il pr, quello è un altro lavoro non il mio, se mi chiamano vorrei mi chiamassero per quello che valgo anche se all’inizio ogni compromesso pur di suonare te lo fai andare bene. È il prezzo da pagare, io sono sempre stato contrario a questa cosa, mi fa anche un po’ cagare ma non ci si può far molto, oggi in giro ci sono solo persone che dicono di essere dei dj.

Come te la vivi la consolle?

Per forza di cose i vinili purtroppo non si usano più, il 90 % dei locali dove vado a suonare non ha più i giradischi e non lo dico per fare lo snob, ma solo perché con il vinile era molto più divertente, aveva un gusto un po’ analogico. Di rimando i supporti ad oggi ti permetto di fare determinate cose che con i vinili non potresti fare. Io in consolle sono come un bambino a Eurodisney con la libertà di fare tutti i giochi che voglio. Dovrei essere io a pagare alle volte, con una strumentazione adeguata, perché mi diverto proprio.

Tu sei l’unico che ho visto suonare in modo “agonistico” diciamo, come ci riesci?

Non ho mai fatto nulla per impressionare la gente, anche se poi funziona, e forse molto  probabilmente è anche per quello che mi chiamano. Non posso stare fermo quando sono li, ho mille tasti da spingere, dove ognuno fa una cosa diversa. Poi c’è la fantasia di come usarli, è tutto lì il segreto. Io non riesco a pensare di dover suonare senza effetti o dei loop o degli scratch o delle rullate, realmente oggi la tecnologia ti permette d’arricchire il tuo djset. È solo la fantasia che ti ferma.

Tu lo sai di essere un fenomeno, umiltà a parte.

Ma sai, ho imparato, se ti insegno prima o poi lo saprai fare anche tu, però è un dato di fatto che io c’ho basato tutta la mia vita sugli studi dei dischi, sulla tecnologia, magari mi viene molto naturale farlo. Più precisamente “non ho paura di farlo”, perché lo so già da molto prima che appena metterò quel disco ho “tot“ possibilità di effettarlo in quel punto o in un altro punto, alcuni dischi sembrano fatti apposta per questo, io ne ascolto a volte 300 al giorno ma se ne salvo 2 che mi piacciono è tanto. Ma fenomeno no dai, fenomeni sono altri.

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Ho visto il tuo ultimo videoclip, ma sei matto?

(ride) È uscito da pochissimo, si chiama “Private show“ è un video bellissimo (ve lo linko QUI soprattutto per il sesso maschile. Ho detto soprattutto, non unicamente.) e poi ho l’album fermo da produrre, cerco un’etichetta forte, non voglio “accontentarmi”. Ho un progetto in testa che mi sta facendo diventare matto, mi sono messo a fare i video e vorrei questi diventassero un film con un mio album. Si vedrà.

Periodo produttivo eh?

Ho il mio periodo macabro, è stupendo, sembro un vampiro, all’una di notte vado in giro e cerco ispirazione, bello davvero.

Ti ho già parlato di SheCanDj, cosa ne pensi di questo contest? È innovativo, cerchiamo di trovare il meglio.

Ho sicuramente un’ottima idea  a riguardo… Vaffanculo a tutti gli stronzi che criticano un dj solo perché è donna. Ora hanno la possibilità di farsi sentire, valutare e conoscere ancora di più. La musica non ha sesso ed è di tutti.

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Andrea Delogu

Disgrafica e di sinistra, abbiate pietà.

Nella mia biografia basterebbe scrivere che sono nata a Rimini per farvi capire che volente o nolente sono cresciuta con la musica da club o da discoteca.

Nei giorni in cui non andavo a ballare son riuscita a diventare cintura nera di Karate secondo Dan, scrivere e condurre un programma per Match Music dal titolo "A casa di Andrea", presentare il meglio di Sky, recitare in "Saturday Night Live" su Italia1, far parte di un gruppo musicale e cantare la colonna sonora dello spot Heineken USA, a recitare in alcuni cortometraggi, partecipare a diversi spot pubblicitari, ma soprattutto sono riuscita a convincere Panorama a darmi un Blog.

Chi è il matto tra i due? Prima che mi dimentichi: amante del rock, della buona e abbondante cucina, sostenitrice della piadina della Lella e degli strozzapreti del BarSole, malata di Twitter e tuttologa in pensione

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