Hatfields & McCoys: come volere bene al western (e al vecchio Kevin)

Hatfields & McCoys: come volere bene al western (e al vecchio Kevin)

A fine maggio History Channel ha mandato in onda la miniserie Hatfields & McCoys. Tre puntate della durata di due ore circa l’una, seguita in media da 13 milioni e mezzo di spettatori. Un ottimo risultato. Il primo motivo …Leggi tutto

A fine maggio History Channel ha mandato in onda la miniserie Hatfields & McCoys. Tre puntate della durata di due ore circa l’una, seguita in media da 13 milioni e mezzo di spettatori. Un ottimo risultato. Il primo motivo d’interesse di questo show è proprio il canale che l’ha trasmesso; si tratta del primo prodotto di fiction targato History Channel. Il perché di questa scelta è presto detto: anche se per noi si tratta di una storia poco nota, per gli statunitensi la guerra tra le due famiglie Hatfield e McCoy è un’importante pagina della Storia a stelle e strisce, raccontata più volte in televisione, in svariati romanzi, a teatro e diventata col tempo proverbiale. Per dire: due persone che si trovano a litigare per lungo tempo, fermi sulle proprie posizioni, vengono chiamati Hatfields & McCoys. Impossibile poi non notare un cast assolutamente di prim’ordine. Dalla parte degli Hatfield abbiamo Kevin Costner, Tom Berenger e Powers Boothe. Dalla parte dei McCoys invece, Bill Paxton, Jena Malone e l’incredibile Andrew Howard (uno dei migliori caratteristi con la “faccia da galera” degli ultimi anni). Senza contare che tutte e tre le puntate sono state dirette da quel Kevin Raynolds, lo sceneggiatore di Alba Rossa e colui che diresse Costner in film come Fandango, Robin Hood Principe dei Ladri e Waterworld. Che dite? Waterworld è uno dei film più brutti di tutti i tempi? Non sono d’accordo. Ne possiamo discutere, sia chiaro, ma non sono d’accordo. Ok, c’è Kevin con le dita della mano palmate, ma ne possiamo discutere.

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Che volte che vi dica: ho un debole sia per Kevin Costner che per Bill Paxton. Il primo, oltre ad avere ancora oggi una delle facce più interessanti in circolazione, ha subito sicuramente gli effetti nefasti di un ego evidentemente ipertrofico, ma ha più volte dimostrato di essere un uomo di cinema dagli altissimi principi. Un regista classico con il western e il vecchio cinema di Frontiera negli occhi e nel cuore. Certo, poi alcune cose non gli sono andate per il verso giusto e ad un certo punto è finito a fare la pubblicità di una famosa scarpa traspirante qui in Italia, ma il buon vecchio Kevin è uno dei più adorabili e talentuosi loser dell’industria hollywoodiana. Dall’altra parte c’è Bill Paxton, attore di lungo corso con troppe poche parti da protagonista e anche lui ottimo regista più o meno ignorato dal grande pubblico. Non ci credete? Recuperate il buonissimo Frailty, un horror rurale degno del miglior Stephen King.

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Se non ho capito male questi sono i veri Hatfield.

Insomma Hatfields & McCoys parte mettendo insieme una lunga lista di reietti hollywoodiani; gente con qualche buon successo alle spalle, ma che poi ha gettato alle ortiche il proprio talento o ha fatto delle scelte quantomeno discutibili. E già per questo non si può non volergli bene. In più parliamo di una miniserie decisamente lunga e impegnativa che ha il coraggio di riportare in auge il western, un genere cinematograficamente ormai quasi del tutto ignorato, ma che ogni tanto riesce a prendersi qualche soddisfazione sul piccolo schermo (Deadwood, Hell on Wheels). La storia è quella della lunghissima faida tra le due famiglie del titolo, nata da una piccola acredine tra i due pater familias Devil Anse Hatfield (Costner) e Randall McCoy (Paxton) nel 1863 e conclusasi nel 1891 dopo una lunghissima serie di omicidi, battaglie, processi e condanne a morte. Un quantitativo di materiale enorme, trattato e riscritto in maniera magistrale da Ted Mann (non a caso già sceneggiatore di Deadwood) e da Ronald Parker che sicuramente non hanno avuto vita facile a gestire i numerosissimi intrecci tra i tanti protagonisti. Ne viene fuori un western sporchissimo e decadente, dagli echi evidentemente shakespeariani che, se ogni tanto narrativamente si fossilizza in un’inevitabile formula “occhio per occhio, dente per dente”, ha il grande pregio di saper delineare molto bene i tanti caratteri differenti dei protagonisti della questione. Insomma, se vi piace il genere non lasciatevelo scappare. Lo trovate in DVD a 29,99 dollari qui.

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Federico Bernocchi

Federico Bernocchi è un giovane di 35 anni. Conduce la trasmissione televisiva Cloud su Coming Soon TV, scrive per Rivista Studio, Wired e Vogue. Sacrifica la sua vita sociale e le sue ore di sonno guardando insistentemente film e serie televisive.

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