Arrow: il successo della stagione

Arrow: il successo della stagione

Arrow, la serie di The CW Network, partita negli Stati Uniti un bel po’ di mesi fa, è arrivata finalmente anche da noi. La sta trasmettendo con un enorme successo di pubblico Italia 1 che ha fornito i …Leggi tutto

Arrow, la serie di The CW Network, partita negli Stati Uniti un bel po’ di mesi fa, è arrivata finalmente anche da noi. La sta trasmettendo con un enorme successo di pubblico Italia 1 che ha fornito i seguenti dati: per quanto riguarda il primo episodio, mandato in onda l’11 marzo si calcola 3.334.000 spettatori e un buon 13.61% di share sul pubblico compreso tra i 15 e i 64 anni. Ancora meglio il secondo, andato in onda il 18 marzo: 3.491.000 spettatori e 15.58% di share. Insomma, un vero e proprio caso, soprattutto se pensiamo che Arrow è una che, in soldoni, parla di un palestrato che decide di farsi giustizia da solo con un arco. Ma in realtà c’è molto altro dietro: oltre ad aver convinto la stragrande maggioranza del pubblico femminile grazie alla presenza del protagonista Stephen Amell, c’è anche la parte nerd dura e pura che ha di che ringraziare. Visto che ne avevamo già parlato all’epoca della sua uscita statunitense, andiamo a vedere perché.

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Ci sono molti appassionati di fumetti qui attorno? Beh, allora vi farà piacere sapere una cosa: The CW Network ha messo in piedi lo show dedicato interamente ad Arrow, e non è niente male. Per ora è andato in onda solo il pilota, ma se le cose rimangono come sono c’è veramente di che gioire. Andiamo con ordine. Arrow fa riferimento a Freccia Verde, famoso fumetto targato Dc Comics e creato nel 1941 dal duo Mort Weisinger e George Papp. Specifichiamo le origini cartacee del personaggio visto che in televisione, all’interno della serie Smalville, ha già fatto la sua apparizione. Qui però il discorso è differente. Si tratta di una sorta di reboot del personaggio, di una ripartenza da zero. Cambia l’attore che interpreta il personaggio (si passa da Justin Hartley a Stephen Amell) e cambia anche la confezione. Arrow è una serie a se stante. Vediamo di cosa parla.

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Di cosa parlerà mai Arrow?

Oliver Queen è un insopportabile ragazzino miliardario che passa la vita a divertirsi alle feste, a bere e a portarsi a letto qualsiasi cosa di sesso femminile incroci per la sua strada. Una notte – una classica “brutta notte” – lo yacht su cui si trova, in compagnia della sorella della sua fidanzata (che ovviamente si sta spupazzando) e del padre, affonda. Il ragazzo arriva a nuoto su di un’isola deserta. Qui si fa crescere moltissimo barba e capelli e, già che c’è, diventa un drago a utilizzare l’arco. Una volta tornato a Star City, sua città natale, si taglierà barba e capelli e, già che c’è, si darà da fare per utilizzare queste sue nuove abilità da arciere provetto al fine di riportare la Giustizia con la G maiuscola.

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Barba e capelli per Monsieur, s'il vous plait

Arrow è un telefilm di supereroi. Quanti ne conoscete che non fanno schifo? Rispondo io per voi: pochi. Ok, c’è il già citato Smalville, ma per una serie decente ci siamo dovuti vedere cose come The Cape. Ora, io non so se vi ricordate The Cape, ma nel primo episodio c’era  Vinnie Jones che si picchiava con Martin Klebba, il nano che in Project X passa metà del tempo a tirare dei pugni nella palle agli invitati alla festa. The Cape fu una sonora delusione per tutti noi che sognavamo da tempo di vedere la perfetta nuova idea della serialità televisiva americana applicata ai nostri amati supereroi. Invece fu la riprova che le cose non erano ancora pronto: digitale inguardabile, epicità gettata a casaccio, personaggi tagliati con l’accetta e umorismo involontario a palate. Ah, indovinate chi è stato il primo a rendersi conto di quanto faceva ridere The Cape? Esatto: ancora una volta quelli di Community.

Diciamo che, dati i presupposti, c’era un po’ di timore per l’esordio di Arrow. Diamo un’occhiata al cast: il nome più noto (!) è quello di Colin Salmon, caratterista visto nei film più brutti di James Bond e in film come Alien Vs. Predator e Resident Evil. Il resto, sulla carta, la solita accozzaglia di volti paratelevisivi, più vicini all’idea di modello che di attore. Il regista del pilot? Tale David Nutter, un onesto shooter che ha dalla sua qualche episodio de Il Trono di Spade e di Entourage. E poi, diciamocelo, CW non è certo la HBO. Ma non sarà certo questo a fermarci, amici! Se c’è un pilota dedicato a uno dei nostri eroi di carta, noi siamo comunque in prima fila. E, a giudicarla da questa prima puntata, abbiamo fatto bene.

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Ci sono anche le citazioni colte che becchiamo solo io e il mio amico Marcello!

Arrow sembra essere un buon prodotto. Certo, ci sono delle imperfezioni e qualche esagerazione, ma se paragonato a prodotti simili fa comunque una bella figura. L’idea è quella di mettersi in scia dei nuovi prodotti d’intrattenimento dedicati ai supereroi (leggi: “realismo senza se e senza ma”) e fare di Freccia Verde una sorta di Batman alla Nolan. Certo, anche il fumetto originale è un po’ così, ma è anche vero che molti degli elementi che caratterizzavano il media originale, vengono qui presi quantomeno sotto gamba. Oliver Queen è un bambascione qualsiasi che, una volta acquistate le sue straordinarie capacità d’arciere e artista marziale, torna in città a uccidere i cattivi (sì, uccide). Ma per il resto non c’è, diciamo così, molta “costruzione psicologica” del personaggio. Non è più quel sarcastico ed indomabile sciupafemmine comunista a cui eravamo abituati, ma un Bruce Wayne che decide che è arrivato il momento di togliersi dai piedi la Feccia di Star City. tutto qui. Ma il ritmo tiene, le sequenze d’azione sono decisamente godibili, qualche battuta di sceneggiatura è azzeccata e ci si diverte. Per essere la prima puntata ci possiamo dichiarare soddisfatti. Arrow, adesso tocca a ate: speriamo di non doverci ricredere tra qualche puntata, ok?

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Federico Bernocchi

Federico Bernocchi è un giovane di 35 anni. Conduce la trasmissione televisiva Cloud su Coming Soon TV, scrive per Rivista Studio, Wired e Vogue. Sacrifica la sua vita sociale e le sue ore di sonno guardando insistentemente film e serie televisive.

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