Eternal sunshine etc.

Sono nato con una voglia sul polso sinistro: è una voglia di salame, un ovaloide piuttosto vasto e regolare, e dietro di sé ha tutta una storia di coincidenze e di credenze popolari marchigiane che per ora non racconterò, perché …Leggi tutto

Sono nato con una voglia sul polso sinistro: è una voglia di salame, un ovaloide piuttosto vasto e regolare, e dietro di sé ha tutta una storia di coincidenze e di credenze popolari marchigiane che per ora non racconterò, perché non è questo il punto.

Il punto è che un bambino con una voglia è un bambino diverso; e mi pare infatti che da piccolissimo quella macchia marrone fosse fonte di disagio e magari – è possibile, ma in realtà non lo ricordo – di qualche presa in giro da parte degli altri bimbi. All’epoca, probabilmente perché avevo i polsi piccolissimi o gli occhi troppo grandi, la mia voglia mi pareva grandissima.

Poi apparve Michail Sergeevič Gorbačëv: un personaggio importante, autorevole e ben voluto (sono cresciuto nel centro-Italia rosso) che non pareva vergognarsi della propria voglia, pure ben più evidente e imbarazzante della mia; Gorbačëv -con la sua gigantesca voglia vinosa sulla fronte – era spessissimo in televisione, faceva discorsi applauditi, era sulla bocca di tutti e tutti parevano riconoscergli dei meriti.

Non credo perciò di esagerare se sostengo che ha avuto una parte determinante nel farmi accettare e rivendicare con fierezza la mia macchiolina di salame; lui parlava al Politburo di riforme e democrazia, o andava in visita in Occidente, e intanto io nel mio piccolo utilizzavo la mia bellissima voglia sul polso per determinare con esattezza chirurgica, in mezzo all’invidia degli altri quattro-cinquenni forniti di due polsi esattamente uguali, concetti difficili come destra e sinistra.

In seguito sono diventato più grande, e Gorbačëv era ancora sulla bocca di tutti; ma, ecco, forse era cambiato il tono con cui ne parlavano (ripeto: sono cresciuto nel centro-Italia rosso). Nel breve volgere di un piano quinquennale, o delle mie scuole elementari, Michail l’idealista lanciò una serie di riforme, produsse acclamate parole d’ordine, liberò il mondo dall’incubo della Guerra Fredda, distrusse l’Urss e lasciò serie ipoteche sulla vita della rinata Russia e delle altre repubbliche ex sovietiche. Ma anche i suoi errori, la cosa pare indubitabile, li commise ricercando il bene di tutti; nessuno dei suoi nemici è mai giunto a rinfacciargli doppiezza, immoralità e premeditazione.

In tutto questo, anzi, in Occidente la sua figura è ancora valutata come luminosa e totalmente positiva. Sicché a volte vien voglia di chiedersi: cosa testimonia questo? Che i “nostri” ideali di libertà e progresso sono veri e radicati e che dunque chiunque li persegua, per quanti disastri possa combinare, è comunque benemerito? O che invece quei valori sono una bolla di propaganda, e che Gorbačëv vale solo perché ha spezzato le gambe del nostro nemico, lo ha ridotto alla frustrazione e all’impotenza, ha impoverito e costretto all’emigrazione e all’elemosina gente un tempo orgogliosa di farci paura? La questione è totalmente insolubile, per quanto mi consta. I diversi punti di vista portano necessariamente a diverse soluzioni del problema: è il desiderio di privilegiare l’uno o l’altro a fare tutta la differenza. Di nuovo, come si vede, è un fatto di voglie.

A me hanno detto recentemente che meglio sarebbe stato se la mia macchia l’avessi avuta sulla destra; io però non ho chiesto il perché di quell’affermazione, forse per paura di trovarmi davanti un punto di vista che non ho mai davvero considerato.

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Tommaso Giancarli

Nato nel 1980, originario di Arcevia, nelle Marche, ho studiato Scienze  Politiche e Storia dell'Europa a Roma. Mi sono occupato di Adriatico e  Balcani nell'età moderna. Storia e scrittura costituiscono le mie  passioni e le mie costanti: sono autore di "Storie al margine. Il XVII  secolo tra l'Adriatico e i Balcani" (Roma, 2009). Attualmente sono di  passaggio in Romagna.

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