Gli integratori salini e l’immortalità dell’anima

È estate ed è tempo di sport. Che domenica si giochi la finale degli Europei di calcio lo sappiamo tutti (forza ragazzi), ma c’è di più: si sta disputando Wimbledon, domani parte il Tour de France, s’è appena concluso il …Leggi tutto

È estate ed è tempo di sport. Che domenica si giochi la finale degli Europei di calcio lo sappiamo tutti (forza ragazzi), ma c’è di più: si sta disputando Wimbledon, domani parte il Tour de France, s’è appena concluso il campionato NBA, tra meno di un mese cominceranno le Olimpiadi.

Riflettevo qualche giorno fa sul fatto che esiste senza dubbio un legame tra sport e religione. Al di là dell’origine sacra dell’atto sportivo nell’antica Grecia, anche nella sua versione moderna e secolarizzata la pratica sportiva contiene traccia di quell’origine e si configura come la definizione (e lo spostamento continuo) di un limite, e anche l’essenza della religiosità mi pare stia proprio nel percepire l’esistenza di una linea di confine e nel chiedersi che cosa farne.

Ma l’analogia tra sport e religione è ancor più evidente nel fatto che entrambi sono tentativi di dare ordine a una narrazione del mondo: la religione ha l’ambizione di poterlo fare per il mondo nella sua totalità, lo sport si accontenta di poter dare un senso a un insieme di eventi ben definito e limitato (una corsa, un campionato, una gara, un torneo) decretando vincitori e vinti, trionfi e sconfitte, in un modo che al contempo – come tutti i lavori di interpretazione, religione compresa – prova a essere univoco e definitivo (A ha vinto, B ha perso e questo è un fatto, salvo intervento del Tribunale sportivo o della Procura antidoping), ma è anche sempre vago e sfumato (A ha vinto immeritatamente, B avrebbe meritato la vittoria più di A, C non ha vinto ma ha giocato bene, D ha perso ma è stata sfortuna, eccetera).

Questa analogia rende lo sport una colossale metafora di questioni religiose. Per la verità lo sport è una colossale metafora di quasi tutto, essendo la capacità ermeneutica l’essenza del nostro stare al mondo da esseri umani. Tuttavia qui si discute di religione e pertanto della correlazione tra sport e religione vorrei cianciare in un po’ di post venturi.

Comincio domani: scriverò di fato, destino, libero arbitrio, predestinazione, palla a spicchi, LeBron James.

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Marco Beccaria

Marco Beccaria è nato a Milano nel 1967. Sa fare passabilmente tre cose:  insegnare filosofia e storia al liceo, discutere oziosamente di massimi  sistemi e il master di Dungeons & Dragons. Meno bene riesce a  giocare a pallacanestro e ad andare in bicicletta, il che non gli  impedisce di trarre godimento da entrambe le attività. È sposato con  Raffaella e vive tra i colli piacentini e Milano.

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