Dio non esiste (o del colossale embè)

Dio, tecnicamente, non esiste. Lo hanno sostenuto in tanti, tra i quali – seppure con parole un po’ diverse – quell’ateo mangiapreti di san Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa. Se l’esistenza è la forma d’essere delle cose intramondane, cioè …Leggi tutto

Dio, tecnicamente, non esiste.

Lo hanno sostenuto in tanti, tra i quali – seppure con parole un po’ diverse – quell’ateo mangiapreti di san Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa. Se l’esistenza è la forma d’essere delle cose intramondane, cioè in soldoni le cose che stanno nello spazio e subiscono lo scorrere del tempo, certamente non si predica di Dio. Ogni teista minimamente avvertito ne converrebbe.

Provo a dirlo altrimenti: molti di coloro che credono in Dio sanno perfettamente che, potessimo girare in lungo e in largo l’universo conosciuto o ipotizzato dai fisici contemporanei, non incontreremmo mai la “cosa” Dio. Dio non è un fatto del mondo. Dio non è nemmeno, benché qualcuno abbia provato a definirlo così, la totalità delle cose, degli eventi e delle loro correlazioni. O anche, come ebbe a dirmi una volta un amico filosofo professionista col dono della sintesi, “è evidente che Dio, se c’è, non è una nube di elettroni”. Dio, se c’è, è altrove.

Poi, certamente, dobbiamo fare i conti con il grande limite della nostra immaginazione, che se fa fatica o se è impossibilitata a dar figura alla particella subatomica o alle stringhe dell’omonima teoria o alla materia oscura, si trova del tutto inadeguata a raffigurarsi il metafisico, e quindi abbozza, approssima, e come fa falla. Dio, quindi, di volta in volta viene immaginato “nell’alto dei cieli” o “intimo a me più di me stesso” o con una delle migliaia di metafore che la storia del pensiero teista ha usato, quasi sempre pienamente consapevole della propria inadeguatezza. Resta il problema della fede dei semplici, che forse merita poco rispetto teoretico. Io credo che tuttavia ne meritino i semplici, ma questo è un altro discorso.

All’ateo che rimarcasse che, per quanto possiamo scandagliare i fatti che compongono ciò che ci consta essere l’universo, non troveremmo mai una cosa definibile come “Dio” mi sento di elevare un’obiezione teoretica di un certo peso: “Embè?”

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Marco Beccaria

Marco Beccaria è nato a Milano nel 1967. Sa fare passabilmente tre cose:  insegnare filosofia e storia al liceo, discutere oziosamente di massimi  sistemi e il master di Dungeons & Dragons. Meno bene riesce a  giocare a pallacanestro e ad andare in bicicletta, il che non gli  impedisce di trarre godimento da entrambe le attività. È sposato con  Raffaella e vive tra i colli piacentini e Milano.

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