Le azioni mobbizzanti

Mi sono arrivate alcune domande nella quali mi veniva chiesto di più sul mobbing. In una mail mi è stato scritto: “La dimensione temporale nel mobbing è in effetti importante … ma cosa sono capaci di combinare questi mobber? Dimmelo …Leggi tutto

Mi sono arrivate alcune domande nella quali mi veniva chiesto di più sul mobbing.

In una mail mi è stato scritto: “La dimensione temporale nel mobbing è in effetti importante … ma cosa sono capaci di combinare questi mobber? Dimmelo così posso capire se sono stata mobbizzata o meno”.

Cerco di rispondere non senza difficoltà. Un tempo era facile mobbizzare qualcuno: urla in faccia, offese esplicite e, perché no, in alcuni casi anche qualche spintone.

Oggi le cose sono cambiate, i mobber non sono più così espliciti, e ciò non depone a favore del povero mobbizzato che deve sudare sette camice per dimostrare di essere una vittima di questo brutto fenomeno.

Il primo passo è capire cosa spinge il mobber a proseguire con le sue azioni persecutorie. Le motivazioni (mai giustificabili intendiamoci!) possono essere molteplici:
- La vittima per esempio potrebbe non essere incline ad assecondare alcuni perversi giochini di potere di un leader narcisista.
- Magari c’è un cambiamento organizzativo e il nuovo capo desidera far fuori un po’ di gente che faceva parte dei vecchi apparati.
- A causa di alcuni tagli bisogna licenziare qualcuno per i motivi più disparati e voi siete la persona sbagliata nel posto sbagliato.
- Magari state semplicemente antipatici a qualcuno, o a volte con il vostro carattere un po’ ve la cercate anche voi.

La prima reazione alcune volte è quella di auto colpevolizzarsi e convincersi che tutto sommato siamo degli incapaci e che magari meritiamo un trattamento “speciale”. Niente di più lontano dalla realtà ovviamente! Le azioni mobbizzanti ci rendono distratti sul lavoro e ci fanno sbagliare più spesso, facendoci diventare decisamente meno performanti ed attenti … ma questa non è colpa certo della vittima.

Alcuni capi d’azienda mi hanno riferito che in alcuni casi dei dipendenti meriterebbero il mobbing in quanto incapaci sul lavoro.

Non condivido questa posizione (ovviamente!). Ci sono molte azioni legali che si possono compiere per scuotere un fancazzista. Il mobbing è di per sé una pratica psicologicamente brutale che produce danni importanti alla persona. Non esistono scuse che la possano giustificare.

Se i motivi possono essere molteplici purtroppo anche le azioni possono essere piuttosto creative. Facciamo un esempio, non lavorare potrebbe essere l’aspirazione di molti, ma questi aspiranti fannulloni si sono mai chiesti cosa accadrebbe se restassero a non fare niente in ufficio per otto ore al giorno … o per una settimana? … E per un mese? … o magari anni! Vi assicuro che la noia ed il senso di inutilità divorerebbero (quasi) tutti!

In altri casi invece si esercita mobbing esattamente nel modo opposto, sovraccaricando il malcapitato di lavoro fino al collo!

A volte il mobbing consiste nell’isolare qualcuno, metterlo a lavorare nel sottoscala o nell’unico ufficio ubicato nelle catacombe del palazzo. Lo spazio di lavoro è importante, pensiamo ad esempio ad un contesto lavorativo sprovvisto degli strumenti per lavorare, una stanza senza climatizzazione o di due metri quadrati … o magari nel sottrarre del tutto al lavoratore la propria postazione di lavoro lasciandolo quindi nel corridoio o sulle scale!

Un’ altra modalità è quella di demansionare lo sfortunato di turno, non sulla carta (non si potrebbe) ma tramite incarichi non affini alle competenze, al titolo di studio o al livello raggiunto. Mi ricordo un’azienda nella quale un ingegnere si occupava solo della manutenzione delle fotocopiatrici, in un altro caso, in una clinica, un chirurgo era confinato a fare solo prelievi di sangue. Gradualmente i loro incarichi gli erano stati sottratti … fino ad arrivare ai prelievi ed alle fotocopiatrici.

Altre azioni mobbizzanti possono essere continui controlli sull’operato del lavoratore, assegnazione di compiti privi di senso, sabotaggio di attrezzi di lavoro e trasferimenti ingiustificati.

Probabilmente si potrebbe pensare che dopo questa tristissima lista le azioni siano finite … ma non è così. Le azioni mobbizzanti più letali sono quelle di matrice relazionale. Trattare in modo sarcastico il lavoratore, assumere toni polemici e provocatori nei suoi confronti, urlargli in faccia, sminuirlo nel suo operato, prenderlo in giro, umiliarlo in pubblico o peggio ancora screditarlo e calunniarlo sono modalità mobbizzanti purtroppo molto comuni.

Come ho scritto in Fucking Monday, tutte azioni da stronzi …

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Matteo Marini