Victoria Beckham, che si è risvegliata Posh Spice

Victoria Beckham, che si è risvegliata Posh Spice

Me la vedo, Victoria Beckham, nel momento esatto in cui le viene comunicato che le Spice Girls – «Le Spice cosa?», «Ma sì, quel gruppo dove tu eri Posh», «Ah, sì, mi dice qualcosa, dev’essere uno stage che ho …Leggi tutto

Me la vedo, Victoria Beckham, nel momento esatto in cui le viene comunicato che le Spice Girls – «Le Spice cosa?», «Ma sì, quel gruppo dove tu eri Posh», «Ah, sì, mi dice qualcosa, dev’essere uno stage che ho fatto da giovane» – parteciperanno alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Londra. Pensava di essersela sfangata con la reunion per il lancio del musical, con quella foto in cui aveva la solita aria presa benissimo, tutte sorridenti le altre, lei che pareva aggiunta da un grafico che scontorna col tagliaerba come Loredana Berté sulle copertine sanremesi di «Tv Sorrisi e Canzoni».

«Mi ricattano col loro patriottismo da negozio di souvenir di Piccadilly Circus», avrà pensato, «già sono simpatica come un calcio nei denti, figurati se posso non presentarmi». Lei che aveva fatto di tutto per far dimenticare il periodo Zigazig-Ah, lei che da letterina che sposa il calciatore era diventata stilista, animatrice della mondanità losangelina, clan potenti (i Cruise, gli Smith) per amici e ispaniche strappate a un destino da colf (Eva Longoria) come adepte. Lei che la second life l’aveva trovata davvero, non doveva sperare – affamata com’è da vent’anni – di finire sui tabloid per i chili persi come Ginger/Geri; né per squallide battaglie su Dna e simili come Scary/Mel B e Eddie Murphy, Fico e Balotelli di qualche anno fa (Baby/Emma e Sporty/Mel C devono solo ringraziare di essere ancora in vita).

«Dopo tutta la fatica che ho fatto», avrà pensato, «non mi merito di tornare a sgambettare su “Stop right now, thank you very much”, come in una di quelle trasmissioni-nostalgia di Carlo Conti. E poi, avevo già un’estate difficile, col “programma Suri” da far seguire a quella cicciona di mia figlia Harper».

E invece già la vedo, one night only, a Hyde Park o ovunque sarà, a ballare sul cadavere del più grande prodotto degli anni ’90 dopo il Tamagotchi, di nuovo in simil-pelle glitterata dopo anni di tubini neri, come una Lollipop qualsiasi.

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Mattia Carzaniga

Nato nel 1983, giornalista, scrive per varie testate. Ha pubblicato i  libri «L'amore ai tempi di Facebook» (Baldini Castoldi Dalai, 2009) e  «Facce da schiaffi» (Add Editore, 2011). Guarda molti film, passa troppo  tempo on line, ruba pezzi di storie alle persone che incontra.

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